martedì 11 novembre 2014

Intervista ad Anna Conte

Una donna eroica ed ironica, 
Anna Conte

Anna Conte, scrittrice potentina, è una di quelle donne che lasciano il segno. Ironica, intelligente ed affascinante, sposata e madre di due splendidi ragazzi, Linda di 20 anni, figlia naturale e Biniam, un ragazzo etiope quattordicenne, adottato da quattro anni.
Li adoro e insieme al mio amore sono la cosa più bella della mia vita”, ci tiene a precisare. Ma Anna ama immensamente la vita in tutta la sua bellezza, apprezzandone ogni sfumatura.
Oltre ad essere un architetto che svolge la sua professione con passione perché è un lavoro che le permette di spaziare con la mente ed essere creativa, Anna insegna Arte ed Immagine nelle Scuole Secondarie di primo grado.
Mi piace stare a contatto con i ragazzi, trasferire loro la mia gioia di vivere, l’amore per la bellezza. Desidero che ognuno di essi riesca a cogliere l’essenza di ogni cosa e non soltanto nelle opere degli artisti che si sono succeduti nel corso dei secoli”.
Non solo. Anna ama la musica ed ama ballare.
La musica fa vibrare le corde dell’anima, determinandomi sensazioni ed emozioni incredibili; il ballo mi dà un grande senso di libertà, di gioia, mi consente di estraniarmi dalla realtà e catapultarmi in un mondo dove esisto io, la musica e il mio corpo che libero di esprimersi, danza e celebra la vita…”.
La sua passione si estende anche alla scrittura. Anna ha partecipato a vari concorsi di poesie, conseguendo importanti menzioni di merito.
Da qualche anno mi diletto a scrivere poesie (oso chiamarle così, prostrandomi ai piedi dei sommi poeti), perché sento forte il desiderio di esternare ciò che ho dentro.
Ho scritto un libro autobiografico, soprattutto a scopo terapeutico. Tacco 12. In bilico sulla vita”.
“Come mai un libro autobiografico?”.
Perché essendo una persona molto sensibile, ho sempre avvertito la necessità di esprimere i miei pensieri e i miei sentimenti, ma fino a poco tempo fa non avevo  il coraggio di farlo, perché non ero pronta, ero ancora troppo debole e insicura. Molte volte poi, provavo ad abbozzare qualche pensiero su fogli, ma finivano irrimediabilmente accartocciati e cestinati”.
“Cosa ti ha spinto allora ad esternare le tue emozioni?”.
Avevo  bisogno di un input, una spinta  forte, che mi sbloccasse, ed è successo circa due anni fa durante un periodo buio della mia vita. Mi sono resa conto che l’angoscia e i sentimenti che provavo mi avrebbero soffocata se non li avessi tirati fuori. Ho iniziato prima a scrivere qualche poesia e successivamente questo romanzo autobiografico. Avevo bisogno di far chiarezza dentro di me, di fare i conti con me stessa. L’ho scritto e nel rileggerlo è stato come quando vai al cinema e guardi il film che parla dell’esistenza di un altro… ero la spettatrice di me stessa e della mia vita. Tutto mi è apparso chiaro, ogni tessera è stata collocata al posto giusto, ho riflettuto a lungo sugli avvenimenti che l’hanno caratterizzata ed ora sono più serena. È  anche una sorta di testamento morale per i miei figli. Il mio desiderio è che le esperienze da me vissute possano essere per loro un bagaglio da cui attingere per affrontare la vita con forza, ottimismo e vivere serenamente. Solo in questo modo la mia vita avrà veramente un senso profondo”.
Anna infatti nel suo libro racconta la sua vita alla figlia. Una vita contrassegnata da alcuni disturbi alimentari e dalla sclerodermia o sclerosi sistemica progressiva (SSP), una malattia cronica autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca i suoi stessi tessuti. Ad Anna attacca i polmoni, ma oggi grazie ad un trapianto, riesce a superare la fase più critica. Il suo libro Tacco 12. In bilico sulla vita, è una sorta di diario per esorcizzare le paure. Il Presidente Napolitano le ha assegnato il premio quale “donna eroica dell’anno”.
Ed Anna eroica lo è per davvero. Oltre ad avere affrontato con naturalezza ed eleganza situazioni critiche dovute alla malattia, attraverso il suo esempio riesce a dare conforto e speranza a chi si trova in situazioni difficili.
La vita è bella proprio per questo senso di inafferrabilità, caducità ed  inconsapevolezza di ciò che avverrà… è vivere facendo dei programmi senza sapere se poi si avvereranno. La vita è bella perché è una continua sfida, non è mai noiosa, è sempre tutto e il contrario di tutto, le cose si verificano quando meno te l’aspetti ed invece non si realizzano quando sei quasi sicuro che si concretizzeranno. La vita è inseguire un sogno, con la consapevolezza che forse mai si avvererà, ma continuare a crederci e sperare, e se non si realizzerà avremmo vissuto la gioia della speranza e la felicità dei pensieri ad esso legati. Questa è la bellezza… che si compie, anche… anzi oserei dire soprattutto, attraverso la malattia, perché è in questa situazione che capisci che nulla è scontato, riesci ad apprezzare ogni singolo momento, riesci a cogliere le sfumature insite nella straordinaria bellezza del creato ed essere sensibile e compenetrarti nei panni di chi sta male e chi sta affrontando ogni genere di difficoltà. Riesci a comprendere che la vita va vissuta ogni attimo e che ogni secondo non va sprecato. Questo mi ha insegnato la malattia e se da essa è scaturito tutto ciò, ringrazio Dio per avermi dato l’opportunità di comprenderla e viverla… Ed io la vivrò, pienamente, intensamente con ironia e il sorriso sulle labbra… con o senza tacco 12…”.
                                                                                                                Ellybetta