mercoledì 11 aprile 2018

Intervista a Fabio Mengozzi

Un pianista oltre confine

Compositore e pianista astigiano, Fabio Mengozzi già da giovanissimo è risultato vincitore di numerosi concorsi pianistici sia a livello nazionale che internazionale.
Diplomatosi in pianoforte con il massimo dei voti sotto la guida del famoso pianista Aldo Ciccolini, ha ottenuto il diploma in direzione d'orchestra e in composizione con il massimo dei voti, per poi perfezionarsi in composizione all'Accademia di Santa Cecilia a Roma.
La sua musica ha deliziato i presenti in importanti rassegne come al Teatro Dal Verme di Milano, al Piccolo Regio “G.Puccini” di Torino e in tanti altri in Italia e all’estero.

Fabio, come e quando hai iniziato a suonare?”.
Mi sono avvicinato alla musica prestissimo, intorno ai quattro anni. Passavo il mio tempo a suonare la tastiera che avevamo in casa e riuscivo a riprodurre, ad orecchio, ogni brano che ascoltavo. Avevo anche appreso autonomamente la notazione musicale e componevo brani. Mia madre pensò allora che potessi avere una certa predisposizione e così mi iscrisse ad una classe di pianoforte. Da quel momento iniziò il mio percorso di studi, inizialmente sotto la guida della professoressa Vittoria Moraschi e successivamente col famoso pianista Aldo Ciccolini”.

C'è stato un avvenimento particolare che ha segnato il tuo percorso?”.
La vita è un continuo succedersi di eventi e credo che ognuno di essi finisca per influenzarci, anche se ne siamo perlopiù inconsapevoli. Posso dire che ad un certo punto mi sono seriamente interrogato su quale potesse essere la vera ragione del mio fare musica. Per la composizione avevo condotto studi approfonditi sia al Conservatorio che in ambito accademico e quindi sapevo destreggiarmi con tutte le tecniche del passato e del presente. Però nonostante avessi ottenuto riconoscimenti, attestazioni di stima ed esecuzioni in sedi importanti, avevo dentro di me la certezza di non aver lavorato del tutto bene, in quanto la mia musica non esprimeva appieno la mia interiorità”.

E dopo cosa accadde?”.
Iniziò per me un periodo di riflessione e compresi che la via di un artista non può che essere quella della libertà da ogni vincolo. Un musicista deve guardare prima di tutto dentro se stesso, cercando di riconoscere la propria via e l'essenza più profonda del proprio essere ed avere il coraggio di divincolarsi dai pur pesanti condizionamenti e retaggi culturali. Ora la mia musica nasce libera e non so se piaccia di più o di meno, ma dovevo rispondere a questo imperativo morale e l'ho fatto”.

Qual è il tuo ultimo disco?
Recentemente ho pubblicato ‘Mistero e poesia’, con l'etichetta Stradivarius. Il CD raccoglie 18 composizioni per pianoforte, da me interamente composte ed eseguite. Il titolo fa riferimento a due temi preminenti nella mia ricerca compositiva: il mistero che avvolge ogni cosa e la poesia. Entrambi si compenetrano nei brani e proiettano l'ascoltatore verso un orizzonte spirituale. Il disco è appena uscito e sto ricevendo pareri molto positivi dagli ascoltatori, anche da coloro che non sono avvezzi ad ascoltare la musica ‘classica’. Cnon può che farmi piacere, perché credo che la musica possa riuscire a rivolgersi a tutti”.

Il tuo sogno nel cassetto?”.
Potrei mentire e dare una risposta di circostanza, dicendo che mi piacerebbe varcare i palcoscenici più prestigiosi, dirigere l'orchestra più strabiliante al mondo oppure raggiungere la notorietà. Ma la verità è che tutto ciò non è tra i miei obiettivi. Il mio fine è adoperarmi per creare musica e farlo nel modo più profondo e sincero; tutto qui. Non ho cercato, né mai cercherò allori o chimere; certamente il successo fa piacere, ma solo se è la conseguenza della dedizione all'arte. Quindi, per rispondere alla tua domanda, posso dirti che non ho un sogno nel cassetto, ma tanti piccoli sogni che si realizzano ogni volta che sento di aver compiuto il mio dovere: guardare dentro me stesso e portare in superficie, sotto forma di suoni, la mia vera essenza".
                                                                           Elisabetta Ciavarella


Link per ascoltare i brani:

- video del brano “Rivo di cenere” da Youtube:
https://www.youtube.com/watch?v=piSVtuU-6nA

- video del brano “Reverie IV” da Youtube:
https://www.youtube.com/watch?v=A8PjlqVYiCI

Informazioni di contatto:
https://fabiomengozzi.wixsite.com/fabiomengozzi


https://www.facebook.com/FabioMengozziCompositore


venerdì 6 aprile 2018

Intervista a Gino Sciagura

Un romanzo per sorridere e non arrendersi
Gino Sciagura e I ragazzi delle Casermette

Leggere un libro a volte può risultare divertente e spassoso, a volte malinconico, ma se per alcuni scritti il tempo impiegato nella lettura diventa piacevole, per altri sembra proprio non dover passare mai.
Un libro quello che ho letto invece, “I ragazzi delle Casermette”, che all’inizio non immagino dovesse entusiasmarmi tanto. Non credevo di doverlo leggere tutto di un fiato e che storie così avvincenti potessero lasciarmi una tale curiosità dal sospendere alcune azioni quotidiane, a volte anche necessarie, per sedermi e capire come e dove andassero a finire certe vicende…
Complice di questa voglia di lettura sicuramente il linguaggio semplice, con frasi brevi e descrizioni sì minuziose, ma immediate, tanto da trascinare una lettrice come me, a volte distratta da altri pensieri, in situazioni da vivere quasi in prima persona.
Il fatto poi di essere un libro autobiografico e di aver conosciuto personalmente l’autore, ha accresciuto ulteriormente talune curiosità, del tipo “Possibile che sia capitato proprio questo all’autore?”.
E lo incontro nuovamente...è Gino Sciagura, uno scrittore foggiano alla sua prima prova letteraria.

Gino, come mai la nascita di questo libro?”.
Veramente ho sempre desiderato scriverlo… lo avevo già ben in mente, solo che non avevo il tempo, ma quando ho potuto, mi sono subito messo all’opera”.

Il tuo scritto parla di una storia vera, quale?”.
Sì, tratta del periodo dopo il secondo conflitto mondiale, quando a causa della miseria in cui vennero a trovarsi alcune famiglie, ci fu la possibilità per circa duecento di esse di essere alloggiate nella parte inutilizzata delle Casermette di Foggia. Lì il mio incontro con un ragazzo affetto da un problema di disabilità che mi ha insegnato e trasmesso moltissime cose, tra cui la forza e la caparbietà nell’affrontare le situazioni difficili, la speranza affinché tutto si risolva sempre per il meglio e soprattutto il coraggio… ricordo quanto fosse estremamente valoroso, nonostante la sua condizione”.

Eh lo so Gino... certe scene mi hanno commossa... Invece l’altra figura che compare nel tuo libro, cioè il Capitano, cosa ti ha insegnato?”.
Il Capitano mi ha aiutato a comprendere la vita e sebbene fossi solo un ragazzino, ha fatto sì che non mi arrendessi e trovassi quella coscienza per affrontare situazioni che solo un piccolo ‘uomo’ avrebbe potuto accettare”.

Sono curiosissima se ci sarà un seguito”.
Al momento lo sto elaborando...”.

Allora ti auguro di pubblicarlo al più presto! Devo anche confessarti che, leggendo una frase sull’ultima pagina del libro… (lo so non si dovrebbe mai leggere prima la fine…) appare una tua considerazione in cui affermi che mentre pensi che sia impossibile lasciare il posto dove sei nato, così come gli amici, all’improvviso tutto può cambiare, prima non capivo, poi ne ho compreso il perché...”.
Certo Elisabetta, la natura ha pensato a tutto, anche a dotare l’uomo di un senso di sopportazione e di adattamento che nei momenti di sconforto e di dolore serve a dare oblìo e a superare i momenti più difficili. Tutto cambia, tutto può cambiare nella vita… questa è la regola e bisogna adattarsi”.

Grazie Gino per l’insegnamento...”

                                                                    Elisabetta Ciavarella  

Antonio Infuso ed il suo secondo libro



Suicidi al sorgere del sole- La seconda indagine del commissario Vega” (Intrecci Editore), è la seconda opera letteraria di Antonio Infuso, giornalista torinese laureato al DAMS/Cinema ed attualmente addetto stampa presso un ente locale.
Da oltre trent’anni dedito al giornalismo, ma anche con un passato da speaker radiofonico, ha già scritto un romanzo nel 2015, con oltre 4.000 copie vendute tra ebook e cartaceo, “Il Commissario Vega – Indagine di sola andata

Antonio, il tuo libro di cosa tratta?”.
Tratta del suicidio di dieci uomini, ognuno preceduto dall’omicidio di una donna, tra compagne, fidanzate, mogli, amiche. Il rituale con cui si tolgono la vita è sempre lo stesso... all’alba di un solstizio o di un equinozio… ma meglio non svelare altro... Dato poi che da tempo la Omicidi di Torino è inutilmente a caccia del regista del tragico rituale, l’ultima speranza è Stefano Vega, un ex-commissario che vive a Cuba con due ex poliziotti della sua squadra e torna a Torino proprio per investigare sui casi.

Cosa ne pensi della giustizia e del suo trionfo?”.
Ritengo che nell’eterna battaglia tra il bene e il male, occorre a volte fare delle scelte drastiche e discutili. La giustizia, quella vera, ha sempre necessità di una spinta cinica, ma onesta ed anche se il mio Commissario a volte è costretto a varcare i confini etici, in una Torino bella e dannata, alla fine cerca di farla trionfare.

Come descriveresti il Commissario Vega?”.
Un uomo ironico, irrispettoso delle regole, a volte poco etico, ma certamente onesto e dunque con un profondo senso della giustizia. Vega è il più americano, in senso chandleriano, dei poliziotti italiani. Ma è anche il più mediterraneo”.

Perché la presenza di Vega anche nel secondo libro?”.
Ebbene Vega è un personaggio così ben delineato da poter divenire facilmente il protagonista di numerosi libri di genere”.

E dato il successo riscontrato, un augurio all’autore Antonio Infuso, affinché tale personaggio riscuota sempre più consensi e risolva nuovi ed entusiasmanti casi per gli amanti del genere.

                                                                 Elisabetta Ciavarella

venerdì 9 febbraio 2018

Intervista a Vito Guardo

Vito Guardo e le sue sculture


Nato a Catania, Vito Salvatore Antonio Guardo è un artista che si cimenta con molta passione nella scultura.
Diplomatosi all’Istituto d’Arte di Catania e laureatosi presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma, inizia ben presto ad esporre in numerose personali e collettive presso Palazzi, Musei e Gallerie, ottenendo diversi riconoscimenti.
Tantissime le sue opere realizzate in legno, resina, pietra lavica, marmo e bronzo; sculture sia a tema religioso che riproduzioni di nudi femminili e di vari soggetti.

Vito, ma quali sono i materiali che preferisci utilizzare per le tue creazioni e perché?”.
Premetto che è come se fossi nato in bottega, dove ho respirato fin da bambino profumi di essenze, dell’ulivo, del cipresso e dell’arancio. Devo pure dire che nel laboratorio di mio padre sono cresciuto con il rigore degli antichi maestri. Il legno è stata la mia prima materia, poi crescendo e studiando mi è venuta voglia di provare materie sempre più dure e difficili, come marmi e pietre, fino al basalto dell'Etna.”.

A grandi linee ti risulta più semplice realizzare un'opera piccola o una di grandi dimensioni?”.
Naturalmente il grande comporta maggiori difficoltà, ma la passione non conosce ostacoli!

Le tue creazioni sono il frutto di notevole impegno, impiego di tempo, pazienza e lavoro manuale. C'è stata un'opera che ti ha sfinito fisicamente?”.
Ebbene sì, la ‘Nascita di Venere’ sicuramente è l'opera che mi ha veramente sfinito. Pensa che quando ho iniziato, nei cantieri di lavorazione della pietra lavica, mi prendevano per matto! Ero alle prese con sei tonnellate di pietra durissima...

Quale, ammesso ce ne sia uno, tipo di materiale non hai mai scolpito e ti piacerebbe lavorare in futuro?”.
Sicuramente mi piacerebbe provare a lavorare l'acciaio inox”.

La tua opera più grande e quella più piccola?”.
Come ti dicevo ‘La nascita di Venere’ finora è stata la mia opera più grande. Riguardo quella più piccola non ricordo bene, ne ho fatte talmente tante, quali volti e figure in miniatura ed anche piccolissimi bassorilievi”.

Per diventare uno scultore bravo, quali doti occorrono e cosa consigli a chi intenda avvicinarsi a tale tipo di arte?”.
Alla base occorrono talento per il disegno e manualità. Poi tanto studio e lavoro, frequentare bravi maestri, conoscere la storia dell'arte ed il nostro passato, ma soprattutto grande passione e perseveranza”.

Cosa la scultura non potrà mai darti e cosa invece solo essa può donarti?”.
Anche se diventare benestanti con la scultura è molto difficile, a me personalmente ha dato tutto ciò che mi serve realmente. Solo essa può donare emozioni uniche”.

L'opera in cantiere, se puoi dirlo?”.
La mia mente è molto ricca di idee riguardanti future opere da creare. Da tempo sto studiando come realizzare un grande Polifemo in pietra lavica, pure se penso che forse resterà solo un sogno, proprio perché trattasi di un'opera ‘ciclopica’...

La maestosa scultura posta al centro della rotatoria di via Gramsci, all’ingresso di Gravina di Catania, una donna che rappresenta i quattro elementi (terra, aria, acqua e fuoco), interamente scolpita da te a mano e con un diametro di circa due metri e mezzo, in pietra lavica dell’Etna, ha preso il posto di un masso in materiale sintetico,  prima posto. Un bel giorno, gli automobilisti si sono accorti che la fascinosa opera indossava un coloratissimo bikini… Ciò ti ha infastidito?”.
No, non mi ha infastidito. La polizia municipale subito si è adoperata per rimuoverlo. Si sono fatte varie supposizioni sul motivo del gesto; credo si trattasse solo di un gioco o di una scommessa o forse un modo per apprezzare l'opera… Una goliardata insomma, ma devo ammettere che il costume le calzava a meraviglia..."


sabato 27 gennaio 2018

Intervista a Giusy Del Grosso


Quando l’Arte si fa Donna.
Giusy Del grosso si racconta

Giusy, cosa significa per te la pittura?”.
La pittura per me è imprimere sulla tela un mondo in cui perdermi, dove poter rappresentare, attraverso colori e forme, le mille emozioni che provo o che ho provato in un determinato periodo della mia vita”.

Quando e come hai iniziato a dipingere?”.
Ho cominciato a disegnare sin da bambina. La maestra esigeva un disegno in ogni elaborato di italiano ed io mi impegnavo più nel disegno che nel compito stesso. I primi quadri li ho realizzati verso i 12 anni, quando un amico di famiglia, anche questi pittore, mi regalò una tela, un paio di colori e quattro pennelli spelacchiati e fino al matrimonio non lasciai mai i pennelli. Poi, la casa piccola che non mi dava spazio e l'arrivo di mio figlio che impegnava le giornate, mi fecero lasciare definitivamente i pennelli. Negli anni però, insegnavo mio figlio a colorare, ad amare l'arte e gli raccontavo sempre di questa mia passione che avevo abbandonato, fino a quando non fu lui stesso, circa sei anni fa, a regalarmi una scatola di colori invogliandomi a ricominciare e a dimostrare per davvero quello che dicevo di saper fare. Così ho riaperto quel ‘cassetto dei desideri’ e mi sono rimessa all'opera. Nel frattempo, per acquisire tecniche e generi, mi sono iscritta al Liceo Artistico che offriva un corso serale per la durata di tre anni e con l'aiuto della mia famiglia, che mi ha sostenuta, supportata e ‘sopportata’, sono riuscita a conciliare lavoro e scuola e a conseguire la Maturità Artistica che, oltre ad una buona cultura generale che non guasta mai, mi ha aperto un mondo nuovo e l’ho voluto subito sperimentare.

Quali tecniche o tipo di colori utilizzi maggiormente?”.
Mi sono divertita a utilizzare diverse tecniche pittoriche, dagli affreschi agli acrilici, dalla sabbia all'aerografo a bocca, rappresentando paesaggi e figure, ma nel mio percorso ho sempre prediletto i colori ad olio.
Hanno, a mio parere, una corposità e una lucentezza che altri materiali non danno e poi, a differenza degli altri, riesco a stenderli in modo tale da riuscire a creare delle sfumature che adoro e che soddisfano le mie aspettative pittoriche”.

Credi che un’opera, per attirare l’attenzione in chi la osservi, debba far leva più sui colori o sull’oggetto raffigurato?”.
Io credo che un'opera nasca, non perché è stata commissionata o perché è il pittore che l'abbia decisa sin dall'inizio, ma perché c'è qualcuno (già destinato dal fato) che si perderà in un particolare ed è quel particolare che farà di quel dipinto un'Opera d'arte. Che possa essere il colore, il dettaglio di una mano, di un viso o di un drappeggio… Si può rappresentare alla perfezione una figura, un paesaggio o accostare dei colori per contrastarli o amalgamarli, ma se non c'è quel ‘punctum’, resta un'opera, pure se ben eseguita, priva di emozioni. Forse è anche questa la differenza che c'è tra un pittore e un artista; riuscire a creare quel punto di evasione”.

Cosa ti piace in particolar modo rappresentare?”.
Adoro rappresentare la figura, principalmente femminile, non tanto per mostrare un corpo sinuoso, quanto per rappresentare un'emozione.
L'espressione del viso, l'intensità di uno sguardo, usare una posizione anziché un'altra per evidenziare uno stato d'animo come la tristezza, la passione, la dolcezza…

Sei bravissima nello scrivere versi. Cosa secondo te, differenzia la pittura dalla poesia?”.
Per me, la pittura e la scrittura sono la stessa cosa, vista da punti diversi ed espressa in tempi opposti. Ovvero, quando dipingo mi alieno dal mondo, non esiste nulla intorno a me e il tempo si ferma. Non ci sono pensieri, problemi, impegni da svolgere. È un ‘liberare totalmente la mente’ e questo processo dura tutto il tempo della realizzazione dell'opera. Quando scrivo invece, è perché sono immersa nel mondo.
Il tempo scorre alla velocità della luce portandomi al passato, ad un futuro che vorrei o in un'altra dimensione dove riesco a guardare il tutto con occhi diversi. La mente si inonda di pensieri che spingono per venir fuori ed è in quel momento che esprimo ogni sensazione che mi sfiora dentro e in quel preciso istante scrivere è un ‘liberare totalmente l'anima’”.

Quali i tuoi prossimi impegni e progetti?”.
Nei prossimi giorni verrà pubblicato il mio primo libro, ‘A metà per una vita, tra sogno e realtà’, una raccolta di brevi prose e poesie. Un libro in cui esprimo in versi e in rime tutta una vita vissuta in un mondo immaginario e una cruda realtà. Mi impegnerò a presentarlo in varie regioni e spero piaccia, nel frattempo continuo a lavorare su un mio personale progetto pittorico che prevede la realizzazione di otto opere che rappresenteranno i sette vizi capitali attraverso figure e simboli.
Non appena saranno pronte comincerò a mostrarle al pubblico.

Giusy, ma per te il colore della vita qual è?”.
Non ho un solo colore che possa rappresentare la mia vita.
Ci son stati periodi rosa così come non son mancati quelli neri.
Al momento potrei dire che il colore della terra, in particolar modo l'ocra, morbida, naturale e semplice, è quello che più sento appartenermi.
Quel colore della terra in cui ho seminato fino adesso e che spero, da ora in avanti, possa darmi qualche frutto”.

Te lo auguro con tutto il cuore.

                                                                          Elisabetta Ciavarella

Intervista a Nicola Capasso

Nicola Capasso, artista napoletano

Come e quando hai iniziato a dipingere?”. 22
Ho incominciato a dipingere all'età di 40 anni, quando la nausea morale di 30 di impegno politico serio è arrivata al culmine della sopportazione anche per un Esseno Marxista”.

Chi sono i Maestri pittorici del passato che ti affascinano e a cui ti ispiri?".

Il Rinascimento è stato un periodo di risveglio delle coscienze a tutti i livelli del sapere umano; nell'ambito strettamente pittorico gli artisti che hanno avuto un'influenza su di me sono Leonardo Da Vinci, Raffaello e Michelangelo tra i principali. Tuttavia nel corso dell'apprendimento strutturale del colore si sono inseriti i rappresentanti della scuola veneta, da Tiziano al Veronese per ammirare gli Angeli di Lotto, ma con questi già ci troviamo nel tardo Rinascimento, per poi ammirare la genialità del grande Caravaggio, il maestro per eccellenza della luce”.


Cosa ne pensi dell'Arte Contemporanea?”.
Con il termine di Arte Contemporanea si abbraccia tutta la capacità concessa ad un essere ‘intelligente’ come l'uomo di esprimere il suo punto di vista. Per me l'arte contemporanea può essere rappresentata anche dai geroglifici del neolitico”.

In quale luogo vorresti che venisse esposta una tua opera?“.
Sulla facciata di un grattacielo, tipo la mia opera L'ultima cena al fosforo bianco acrilico”.

Come sei approdato alla scrittura?”.
Partecipando a dei premi letterari promossi nelle fasi di impegno politico culturale, quando esistevano ancora le sedi politiche dei partiti e si utilizzavano le strutture pubbliche per avvicinare i cittadini alle attività pubbliche. Quindi la scrittura ha avuto per me un ruolo fondamentale perché con i primi tazebao scritti con il colore della passione, ho incominciato ad esprimere le mie idee. Successivamente dopo una fase di letture: dalla saggistica filosofica a quella scientifica per poi quella narrativa teatrale ai classici di Platone, ho iniziato a scrivere qualcosa, quindi potrei definirmi un neonato scrittore che urla la sua verità”.

Un tuo progetto a breve?”.
Vengo già da una fase di impegno; lo scorso maggio 2017, nell'ambito del Maggio dei monumenti Napoletani, l'associazione Incontri mi ha dato la possibilità di esporre alcune delle mie opere nella bellissima Chiesa di Donna Romita nel cuore di Napoli. Tuttavia come prossimo progetto mi piacerebbe molto se pubblicassero il mio libro: ‘Cena a lume di fine del mondo’. Ho inviato il file del libro a delle case editrici ed attendo delle risposte, però sono aperto a qualsiasi possibilità, l'importante è comunicare, non importa il supporto, noi corriamo ad una velocità astronomica nello spazio tempo per trasmettere amore e conoscenza, siamo degli ologrammi cosmici di luce”.

Cosa ti auguri dall'attuale politica?”.
Per uno che si è fatto tutti gli anni settanta tra decine di manifestazioni e di comizi (senza essere stato mai eletto, elettoralmente ho sempre preso 92 voti in 30 anni di elezioni), per non parlare dei concerti di musica vera a cui ho assistito, non mi resta che augurare a tutti i fratelli italiani un attimo di consapevolezza, illuminato da quella luce che fa vibrare le corde della coscienza e votare i ragazzi del Movimento Cinque Stelle. É l'ultimo respiro democratico che la Storia ci concede, non sprechiamolo. (io mi sono sempre schierato perché sono un figlio della luce e non mi interessano le vie di mezzo)”.
                                                                    Elisabetta Ciavarella
ne pensi dell'Arte Contemporanea? 4) In quale luogo vorresti a di 2) Chi sono i Maestri pittorici del passato che ti affascinano e a cui ti ispiri? 3) Cosa ne pensi dell'Arte Contemporanea? 4) In quale luogo vorresti che venisse esposta una tua 

ne pensi dell'Arte Contemporanea? 4) In quale luogo vorresti o a di 2) Chi sono i Maestri pittorici del passato che ti affascinano e a cui ti ispiri? 3) Cosa ne pensi dell'Arte Contemporanea? 4) In quale luogo vorresti che venisse esposta una tua o