mercoledì 4 marzo 2015

Intervista a Deborah Riccelli

Per non dimenticare.
La voce alle donne che non possono più difendersi

Sono stata ispirata, sinceramente, da una frase ascoltata per caso e pronunciata dalla sorella di una delle troppe ragazze uccise, che diceva: nella mia famiglia non sarà mai più Natale, perché mia sorella non c’è più”.
Toccanti le parole di Deborah Riccelli quando si riferisce al suo libro Nessuno mai potrà + udire la mia voce.
Genovese di nascita, ottico per professione, ama da sempre la lettura e la scrittura.
Nel 2010 si aggiudica il Premio Speciale della Critica nel Concorso Nazionale di Narrativa e Poesia del Forte con due poesie che pongono davanti a due antitetiche realtà sulla violenza delle donne.
Ed infatti a Deborah stanno molto a cuore le vicende in cui imperversa il crimine familiare, lo stalking, le varie condotte persecutorie e le violenze di ogni genere.
“A chi hai dedicato questo libro?”.
L’ho dedicato a lei, ad una ragazza uccisa a 19 anni dal suo ex ragazzo, Veronica Abbate, anche se il racconto è totalmente opera della mia fantasia e non è la sua storia. Ma  io sono convinta che possa essere la storia di tutte noi, che ognuno possa ritrovare un qualcosa di sé in Francesca, la protagonista, o la sua migliore amica, sua figlia, la nipotina, come pure può ritrovare qualcuno che conosce negli altri personaggi”.
“La storia quindi di una famiglia come tante?”.
Sì, è la storia di una famiglia normale, quasi perfetta, a sfatare il mito di chi pensa che una cosa del genere non potrebbe mai accadergli… ecco perché nel racconto ha il ruolo di protagonista anche il dolore percepito dalla famiglia”.
L’autrice dona la parola alle vittime. La sua macchina da presa è insolitamente puntata però, non sull’io narrato, protagonista della storia passata, ma sull’io che narra, sulla sua attuale e straordinaria esistenza post mortem. Riemergono i momenti felici della breve esistenza, l’incredibilità per la violenza subita e la volontà di giustizia per le altre vittime che fanno riflettere il lettore.
Un racconto molto emozionante, in cui “a parlare è la giovane Francesca, trovata uccisa in un fienile la notte successiva a quella di san Valentino. È lei a raccontare perché ha rivisto Gabriele proprio la sera dopo aver festeggiato con Giacomo, il nuovo ragazzo, con cui viveva finalmente una storia d’amore non nevrotica. È lei a spiegarci che Gabriele l’ha uccisa semplicemente perché non voleva che si staccasse definitivamente da lui. Gabriele, il primo amore che l'ha sedotta al primo sguardo, ma tradita per anni, sempre mentendole e sempre cercandola. E è Francesca, tenera e preoccupata, a osservare la sorella Sarah, la madre e il padre e le amate amiche che, prima di trovare il cadavere, sperano di ritrovarla viva".
Una voce dunque che viene dall’aldilà, forte e autentica.
Dedico il mio libro anche al coraggio della sorella di Veronica Abbate, Ilenia e dei suoi genitori, ai quali si deve la nascita delll'associazione V.E.R.I., diminutivo di Veronica, ma anche acronimo di Verità, Emancipazione, Rispetto e Impegno, associazione che nel maggio del 2013 è riuscita ad ottenere, nel casertano, una casa sottratta alla camorra e ne ha fatto un rifugio per donne maltrattate. All’associazione andranno inoltre devoluti i diritti d’autore”.
L’autrice Deborah Riccelli infatti, non solo rivolge la sua attenzione alle vittime, ma anche ai parenti.
Ho visto la solitudine di tante famiglie dopo l’omicidio e vorrei poterle aiutare in qualche modo. Personalmente ho militato per anni in un centro antiviolenza, come volontaria, dove oltre all’ascolto attivo prestato alle donne vittime di violenza, mi occupavo dell’ufficio stampa e dei rapporti con il pubblico. Ma mi sono resa conto di quanto menefreghismo ci sia in giro se solo si prova ad andare oltre al fatto di cronaca al quale tutti sono, oserei dire,  morbosamente interessati. Ho deciso allora di fondare con la collaborazione di alcuni volontari ed esperti del settore,  Oltreilsilenzio Onlus Centro Antiviolenza di Genova, un’Associazione nuova nel suo genere perché non solo si occupa delle vittime che subiscono violenza, ma anche del supporto psicologico e legale delle loro famiglie, troppo spesso abbandonate a se stesse dopo il clamore mediatico che inevitabilmente le coinvolge”.

E per non dimenticare, è proprio lei a donare  la voce alle donne che non possono più difendersi, Deborah Riccelli.
                                                                                                         Ellybetta 

mercoledì 25 febbraio 2015

Intervista a Luca Malaguti

Dall’animo inquieto credo che escano i pezzi migliori

È un fedelissimo fan di Dylan Dog, infatti lo segue con passione da tempo; Luca Malaguti, un originale scrittore nativo di Argenta, in provincia di Ferrara.
“Da quando hai iniziato a dilettarti nella scrittura?”.
Da sempre. Già a sei anni, alle elementari, vinco un concorso di poesia (quando la rileggo rido ancora a crepapelle. Che bei ricordi…) , dopodiché nel corso degli anni mi sono dedicato con costanza alla lettura dei classici della letteratura e alla scrittura di brevi storielle, così per ammazzare il tempo. Tutto materiale che metto da parte”.
“Ma poi?”.
E poi arriva il servizio di leva. Decido di fare il poliziotto e si interrompe per un poco di tempo la scrittura”.
“Perché?”.
Perché girare l'Italia come una trottola, purtroppo non mi concedeva il tempo per altre cose”.
“Però non hai demorso?”.
Certo! Mi sono riappropriato del mio tempo e ho ripreso in mano la penna, dedicandomi a numerosi laboratori di scrittura creativa. Nell'ordine: con la scrittrice Adriana Lorenzi, con lo scrittore Roberto Pazzi, tre laboratori con lo scrittore Davide Bregola e uno che comincerò il mese prossimo a Mantova. Inoltre uno con Stas Gawronsky, uno a Bologna con Gianluca Morozzi con la pubblicazione dell'antologia Strade, edita da Fernandel. Una collaborazione con Massimo Carlotto per la stesura di una trama per un romanzo Noir. L’incontro con l'editore Delmiglio di Verona e la pubblicazione di altri racconti in varie antologie, la più importante delle quali Nero per N9ve che verrà presentata nell'ultimo Salone del libro di Torino”.
“Un premio che più ricordi?”.
Quello nel 2013, dopo varie finali ad altri concorsi letterari, in cui ho vinto la XXI edizione del premio letterario internazionale Inter Lingue città di Aosta con il mio racconto Turno di notte, che si trova nell’antologia Mystery della casa editrice Keltia”.
“Per scrivere credi che bisogna avere l’animo sereno o anche con un animo inquieto si può trovare ispirazione?”
Con entrambi, ma da quello inquieto escono i pezzi migliori”.
“Quanta importanza hanno per te le illustrazioni grafiche inserite in un libro? Pensi che se ci siano cambi o meno qualcosa?”
Credo che arricchiscano”.
“Ed ora?”.
“Adesso mi sono preso un periodo sabbatico per portare a termine il mio primo romanzo, di genere prettamente Noir, anche se talvolta mi lascio trasportare dal gotico”.
                                                                                               Ellybetta 


domenica 8 febbraio 2015

Intervista ad Alessandro da Soller

Alessandro da Soller ed Il segreto del torrione

Nel suo libro “Il segreto del torrione”, Alessandro da Soller narra di Massimo Pocuzzi, capo della Procura di Roma, che si tuffa in un’indagine imprevedibile. Il capitano dei carabinieri Fulvia Nello e l’ex Col Moschin Marco Denni trovano uno scheletro umano in una chiesa mitraica sotto la Basilica di Santa Maria in Trastevere. In un crescendo di retroscena e passaggi al fulmicotone, Cia, KGB, Servizi Segreti e Vaticano, trasportano in un giallo fantapolitico che svela segreti inconfessabili sullo sfondo della millenaria capitale…
Interessato alla vita, Alessandro da Soller, ha studiato ragioneria, ottica, scienze politiche e geografia rendendosi conto però in  età matura che quello che lo interessava di più era invece la storia contemporanea.  Allievo di Gian Franco Lami, ha approfondito negli anni i trattati sulla storia della scuola di Francoforte, ma anche gli scritti di Voegelin, per passare poi allo studio dell’ideologia che permise la nascita delle varie formazioni terroristiche italiane degli anni settanta e del complottismo internazionale.
“Alessandro, quando e come è iniziata la tua passione per la scrittura e quale tipo prediligi?”
 La passione per la scrittura inizia da giovane, attorno ai venti anni. Mi divertivo a riempire i post it con cui avevo tappezzato una parte della mia stanza con pensieri, opinioni ed estemporanee rubate da momenti di vita, drammi e pensieri volanti. La cosa iniziò per gioco, per poi sfociare in un interesse collettivo che prese anche i miei amici. Ognuno che passava a casa mia scriveva qualcosa su un foglietto. Spesso le persone rispondevano dopo alcuni giorni a domande che erano state loro rivolte. Amo tutti i generi di scrittura, o almeno, provo a confrontarmi con ogni tipo di argomento. I thriller mi divertono molto, così come la letteratura in genere. Mi piacciono anche le biografie”.
“Oltre alla scrittura sei appassionato di musica. Sei stato allievo di Roberto Ottini, Stefano Cogolo e Roberto Quattrini. Quale genere musicale ti attrae maggiormente e perché?”.
Apprezzo diversi generi musicali. Legarsi ad uno solo è impossibile. Sicuramente tra i miei preferiti ci sono gli stili jazzistici del Bebop e dell’Hard Bop, il progressive inglese degli anni settanta, il blues, il funky ed il rock. Da ascoltatore amo tutto quello che riesce a miscelare tecnica compositiva, ritmo, espressione melodica e virtuosismo solistico”.
“Il tipo di strumento musicale che più ti affascina?”.
Mi affascinano tutti gli strumenti musicali. Ognuno ha la sua storia, le sue peculiarità e le sue difficoltà. Suono il sassofono da molti anni, quindi dovrei dirti che quello è il mio strumento preferito, ma non sarebbe vero. Amo molto anche il pianoforte, la chitarra, il contrabbasso e la batteria”.
“Il tuo libro parla della nostra Capitale che attualmente si è resa protagonista di vicende fantapolitiche reali… credi che la realtà dei giorni nostri possa superare persino la fantasia descritta in un romanzo?”.
La realtà supera spesso la fantasia e viceversa. Scrivere un romanzo che parla di un complotto fantapolitico, è semplice in un paese come il nostro, dove è successo di tutto. Dall’omicidio di uno stimato politico ai retroscena che si trovano nei meandri di una burocrazia legata a poteri inconfessabili. Dietro le mura del Vaticano, non sempre si trova la limpidezza che ci si aspetterebbe”.
“Alessandro, nel 2015, hai scritto un altro libro, quale?”
Si, Anima semiseria. Si tratta di una raccolta di racconti scritti in questi ultimi tre anni, tra cui diversi hanno ricevuto dei premi in concorsi letterari. Ne sono 18 ed hanno appunto una trama semiseria”.
“Sono racconti di vita vissuta?”
Non solo, anche fantasticata”.
“Ma quali storie preferisci narrare?”
Mi piace molto raccontare storie di vita femminili. Ad esempio vi è un racconto che si chiama Uno spasimante poco rassegnato, in cui favoleggio la storia di una ragazza di Tor Pignattara a Roma, una donna con figlio che ama leggere, ha studiato ed apprezza il buon jazz, ma che al momento del bisogno, diventa una donna dura. Come quando va a far pagare caro il comportamento di un ragazzo di famiglia alto borghese che si è permesso di picchiare una sua amica. Insomma mi piace raccontare di donne che sono intellettualmente valide, ma sanno anche menar le mani”.
“Le tue storie in questo libro, dunque sono semiserie. Nella vita, invece come bisognerebbe essere?”
Penso che chi non sa scherzare, non sa essere neppure serio!”.
                                                                                                  Ellybetta
                                                                          


                                                                                                   

giovedì 29 gennaio 2015

Intervista ad Enzo Pellegrino

Scrivere e dipingere con filosofia

Enzo Pellegrino, laureato in Filosofia alla Statale di Milano e docente nei Licei, si è impegnato in varie ricerche improntate alla mafia, al razzismo e alla droga.
“Oltre questi temi così importanti, a quali Enzo hai rivolto le tue attenzioni?”.
Ho alternato anche temi meno impegnati, quali più leggere storie d’amore, organizzando un laboratorio di scrittura creativa dove i ragazzi, nello smarrimento dell’età incerta, hanno potuto raccontare le loro emozioni”. 
Enzo Pellegrino ha pubblicato volumi di ricerca e testi narrativi: Il fantasma del diverso (Grafis ’90), Malophori (EM Telemaco ’91, II edizione ’92), Figli di luna bastarda (Tracce ’93), Lettere d’amore sottobanco (a cura Pendragon ’98), L’amore che ti spetta (Pendragon ’00).
Le sue ricerche e i suoi libri non solo sono stati recensiti dai maggiori quotidiani come La Repubblica, Il Resto del Carlino e L’Unità e presentati in trasmissioni televisive su Canale5 e Raitre, alcuni tradotti anche in pièce.
Al Concorso Internazionale Artistico Letterario “Ambiart” ha ottenuto il Primo Premio Assoluto “Ettore Majorana” per la sua opera “Mater dolorosa”.
“Oltre alla scrittura, hai altri interessi?”.
Parallelamente ho coltivato la passione per l’arte figurativa, infatti ho frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Bologna”.
“Quindi hai anche la passione per la pittura, infatti hai esposto molte tue opere in numerose gallerie, fiere e teatri italiani. Ma se tu dovessi scegliere tra l’arte dello scrivere e quella del dipingere, attraverso quale delle due senti di esprimerti al meglio?”.
In questo momento la pittura è la mia attività prevalente, anche perché sono alla ricerca di nuove forme e rinnovato colorismo. Comunque la scelta tra pittura e scrittura mi è difficile, quasi impossibile, perché non c'è rottura o discontinuità tra le due arti almeno per me. Dicono i critici che i miei dipinti sono delle narrazioni e del resto mi capita di descriverli, come qualche volta hai potuto notare, Elly, vedendo i miei post”.
“Uno stato d’animo inquieto lo tradurresti con dei colori? Ed uno tranquillo?”.
L'inquietudine è notoriamente rappresentata dai colori scuri e freddi; Goya e Munch ne sono stati maestri. La tranquillità è più nei colori caldi, rosa, giallo, pastelli insomma.  Comunque in un dipinto, come nella scrittura, non è il "timbro" che rappresenta appieno lo stato d'animo, piuttosto è l'azione, il movimento, la prospettiva, il contesto”. 
“Quali sono le tonalità che prediligi nei tuoi dipinti?”.
Le tonalità cambiano con il tempo, gli stati d'animo, il soggetto, la tipologia del dipinto. In passato ho usato molto i fondi scuri in cui far risaltare le figure alla maniera si parva licet... caravaggesca.  In questo momento lavoro su toni più caldi e tenui e molto azzurro, più consoni ai paesaggi che sto dipingendo. Mi piace molto disegnare a carboncino che dà possibilità di infinite di sfumature”.
“Pensi che i sentimenti risultino espressi in modo più efficace con un astratto o immagini reali?”
I sentimenti credo che si esprimano con più efficacia in una forma, quindi con il figurativo. Del resto sono sedimentazioni, stratificazione di un pathos che richiede un racconto, la cattura in una forma.  L'astratto invece è più uno stato d'animo, il guizzo di un attimo, un'improvvisazione.  Anche se è vero che ci sono degli "Improvvisi", specialmente in musica con Chopin e Scriabin, che sono diventati forme, cioè eterni”.
“Cosa o chi ancora non hai dipinto e vorresti in futuro realizzare in una tua opera?”
"L'albero della memoria, sì, questo vorrei realizzare a partire dalla primissima infanzia. Non l'elenco dei fatti o dei ricordi, ma la compenetrazione in quelle sensazioni, negli stati d'animo di quel tempo. Ahi, sempre il grande padre Tempo in agguato! Insomma vorrei recuperare il bambino che sono stato…

                                                                                                     Ellybetta

mercoledì 28 gennaio 2015

Intervista a Pierino Rinaldi

La musica nel cuore

Pierino Rinaldi, cantautore nativo di Locorotondo (Ba), colpisce per il suo animo sensibile e le emozioni che trasmette attraverso le sue canzoni.
Numerose le sue composizioni: A' maluocheNan tutte cangene strède; Ayire y yousce; Volevo ridere e volevo scherzare; Il dolore degli altri è dolore a metà (primo cd  che ha per titolo una frase di una canzone di Fabrizio De Andrè); Per quanto voi vi sentiate assolti, siete per sempre coinvolti (secondo cd il cui titolo da una frase di de André); Raccolta; Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori (ultimo cd sempre con una frase di De André); Avere voglia ed Il vento dell'amore.
“Da quando hai iniziato a comporre Pierino?”.
Da molto tempo…, da più di trent’anni…”.
“Oltre De André, a quali artisti ti ispiri?".
Ho imparato a suonare e a comporre ascoltando ed amando le canzoni di Fabrizio De Andrè, ma mi piacciono anche Van Morrison, Leonard Cohen e Johnny Cash”. 
“Ricordi le tue prime canzoni?”.
Le mie prime canzoni sono Ricordi sbagliati, A’ maluoche, Ti dimenticherai di me e tante altre che non ho mai pubblicato”.
“Quindi hai composto moltissime canzoni da perdere quasi il conto, ma cosa ti spinge verso la musica?”.
Scrivo canzoni perché mi piace farlo. Le scrivo prima di tutto per me stesso, ma cerco anche di fare una musica che possa piacere principalmente a chi l’ascolta, specialmente agli amici. Compongo canzoni non per venderle; le mie sono canzoni di tutti”.
“Come nascono dunque?”.
Alcune le ho composte da poesie di amici, altre da libri. Ormai scrivo da molto tempo. A volte mi sono preso delle lunghe pause, altre quasi non volevo più né scrivere né suonare”.
“E adesso?”.
Ultimamente ho deciso di continuare perché non saprei proprio stare senza scrivere canzoni!”.
“Allora per te hanno davvero un significato particolare! Quale?”.
Sono un modo per evadere, un modo per sognare…”.
“La tua ultima creazione?”.
Si tratta di un cd fatto artigianalmente, sì in casa come si fa il vino o una massaia farebbe il pane! È un cd che raccoglie amore, protesta ed anche un legame con la mia terra: Il vento dell’amore. Ho impiegato un anno per completarlo ed essendo l’ultimo, è quello che mi piace di più”.
“E la canzone che preferisci?”.
Ti aspetterò”.
Canzoni quelle di Pierino Rinaldi che inneggiano all’amore per la vita ed i valori da non smarrire. Emozioni che è possibile percepire ascoltandole anche su youtube, sognando insieme a lui ed alla sua bellissima voce speranza e positività future.
                                                                                                                    Ellybetta

lunedì 5 gennaio 2015

Intervista a Daniele Pierumberto Cellamare

Quando la storia diventa passione

L'insegnamento alla Sapienza di Roma, le lezioni al Centro Alti Studi della Difesa, un grande interesse per la Storia Militare, sto parlando di Daniele Pierumberto Cellamare, laureato in Scienze Politiche alla Luiss e Direttore dell'Istituto Studi Ricerche Informazioni della Difesa.
Daniele Cellamare è inoltre autore di numerose pubblicazioni di Storia contemporanea e collabora con Rivista Militare ed altre testate nazionali.
Gli Ussari alati è il suo primo romanzo.
“Quando e come è nata la passione per la Storia Militare?".
Amo l’animato esercitarsi dei soldati in piazza d’armi, l’uniforme bellezza dei fanti e dei cavalieri nelle loro formazioni  in armonioso movimento, le invitte bandiere sfilacciate, il bagliore degli elmi di bronzo segnati dalla mitraglia… Questi versi sono stati scritti da Aleksander Puskin nel suo Cavaliere di Bronzo del 1833, ma in realtà, il mio primo interesse è stato quello di capire come queste organizzazioni, dal grande esercito al piccolo reparto, si muovevano sul terreno, come venivano addestrati, approvvigionati e come si presentavano davanti al nemico prima dello scontro. In altre parole, l’arruolamento, le uniformi, gli schieramenti e le dottrine di impiego”.
"Gli Ussari Alati è il titolo del primo romanzo. Come mai questo titolo? Chi sono gli ussari e perché alati?".
Questo romanzo racconta la storia dell’assedio di Vienna nel 1683 da parte del più grande esercito turco-ottomano che sia mai penetrato in Europa. Quando la capitale del Sacro Romano Impero stava per soccombere, sono apparsi all’improvviso gli Ussari Alati e hanno risolto la situazione. Si tratta di un reparto di cavalleria che è passato alla storia per non essere mai stato sconfitto, battendosi quasi sempre contro un nemico numericamente superiore. Erano tutti giovani nobili polacchi che caricavano al grido di Gesummaria! e votati fortemente alla causa cattolica. Portavano sulle spalle delle grandi ali di piume che avevano il compito di terrorizzare il nemico al solo apparire, simili ad angeli vendicatori scesi sul campo di battaglia per punire gli aggressori”.
“Leggendo il romanzo si rimane affascinati dalla figura di Padre d’Aviano…”
L’abilità diplomatica di questo frate cappuccino fa da contraltare alle strategie militari che furono adottate in quell’occasione. Grazie alla sua profonda fede e alle doti oratorie che possedeva è stato possibile mettere d’accordo i vari principi cattolici per formare la Lega Santa contro il pericolo che i turchi rappresentavano in quel momento. E’ stato sempre lui, in qualità di confessore e padre spirituale  dell’imperatore Leopoldo I, a favorire il difficile rapporto con il re polacco Giovanni III Sobieski, il capo degli Ussari Alati. Inoltre, come viene raccontato nel romanzo, si deve a lui il nome del cappuccino che beviamo la mattina, così come si deve a quella battaglia il croissant che mangiamo”.
“Si tratta solo di personaggi di altri tempi?”.
Sono tutti uomini che hanno avuto la capacità e l’intelligenza di unirsi per un bene comune, in questo caso la stessa Cristianità, mettendo da parte gli interessi personali e le differenze culturali. In fondo, erano tutti abbastanza giovani, l’imperatore Leopoldo aveva 43 anni, Marco d’Aviano 52 e il principe Eugenio di Savoia addirittura 20!”.
“Un piccolo anticipo sul prossimo libro?”.
Ho in mente di affrontare altri periodi storici per amore di quelle pagine meno conosciute al grande pubblico, ma particolarmente intense. Tieni presente che per ogni romanzo di questo tipo mi servono almeno un paio d’anni di ricerche, la fedeltà storica è per me indispensabile e, al momento sono affascinato dalla Povera Milizia di Cristo, gli uomini che poi diventeranno i futuri Templari, ma anche dalle gesta eroiche dei grandi reggimenti di cavalleria nella seconda metà dell’Ottocento. Sarà l’editore Fazi a consigliarmi, cosi come ha già fatto per il mio primo romanzo”.
“Altre passioni oltre alla storia militare e ai romanzi storici?”.
Prima di tutto direi l’insegnamento, o meglio il piacere di trasmettere ai giovani il fascino della storia e le sue interpretazioni socio-politiche per comprendere l’attualità.  Per il resto, sono interessi tipici di un uomo legato ai libri, alle biblioteche e alle ore di studio passate alla scrivania: una collezione di banconote antiche, le penne stilografiche e la musica di Rachmaninov. Naturalmente, sono tutti interessi che posso coltivare perché non sono sposato. D’altronde, cara Elly, chi vuoi che abbia voglia di trascorrere la vita con un uomo così noioso?”.
“Se è per questo, caro scrittore, tutto è relativo; anche il più grande divertimento potrebbe trasformarsi in noia e viceversa…”

                                                                                                        Ellybetta