venerdì 16 giugno 2017

Maria Teresa Infante intervista Elisabetta

Inter-svista a Elisabetta Ciavarella, a cura di Maria Teresa Infante. Perché a “noi ci piace”ridere

“Conosciamo il tuo lato pubblico. Vorremmo conoscere anche il lato B, (così sale l’attenzione e leggono l’intervista). Chi è Elisabetta Ciavarella quando non veste abiti da giornalista?”.
Sono una semplicissima persona, umile e cortese con tutti”.

“E che abiti veste sotto quelli da giornalista e da donna? Nero o bianco, tigrato o leopardato, coulotte o brasiliane? Puoi avvalerti della facoltà di non rispondere, ma poi cala l’audience”.
Preferisco intimo di pizzo nero”.

“Tacchi (fino a che cm resisti?)/ o mocassini e/o running? Riesci stringere a dovere i lacci? Dovendo scegliere; allacciare o sciogliere? Preferisci tenere stretto qualcuno ad ogni costo o lasciare andare, seppur con sofferenza?”.
I tacchi li resisto fino alle stelle…sono persino abituata a guidare con i trampoli. Ma mi trovo maggiormente comoda con le zeppe, soprattutto in estate.
Non mi piace avere scarpe con i lacci, perché mi danno un senso di costrizione. Preferisco sciogliere e mai tenere stretto qualcuno. Non esiste proprio nella mia indole”.

“Ricordo una vecchia pubblicità del Carosello, forse primi anni ’60 con la bellissima Virna Lisi ‘Lei con quel sorriso può dire ciò che vuole’. Il sorriso di Elisabetta ammalia; la bellezza quanto aiuta in una professione a contatto con il pubblico?”.
Forse da giovanissima consideravo l’estetica una carta da saper giocare. Oggi non lo credo più. A mio avviso, in una professione, conta molto il sapersi destreggiare caratterialmente. Un atteggiamento astioso o imbronciato, non potrebbe arrivare lontano. Ma c’è una carta, ormai ho compreso… con cui si  arriva ancora più lontano! La raccomandazione. Con o senza sorriso”.

“Sei stata più amata o hai più amato? Hai lasciato o sei stata lasciata? Insomma facci sapere un po’ di quelle banalità stile romanzi di Liala. Sarà che leggiamo Catullo, Sepulveda e Montale, ma quanto ci garba impicciarci!”.
Non ho una vita sentimentale ingarbugliata, mi spiace deludere la tua curiosità… Sono insieme alla stessa persona da quando non ero ancora maggiorenne”.

“Come ama Elisabetta. Cuore/mente  (secondo te è il cuore che mente o è la mente che non ha cuore?),
Figliola, quante volte al giorno, o a settimana, o al mese…
Forse conosco la risposta, gli scrittori scrivono di notte!”


Amo solo con il cuore, anche se credo che l’amore nasca prima da un incontro tra due menti. Poi le menti arretrano ed entrano in gioco svariati sentimenti. L’amore lo considero complesso. Per il resto, vuoi sapere troppo…”.

“Torniamo seri. Perché il giornalismo? Passione, ripiego, casualità, o fede nel potere della parola?”.
Volevo diventare giornalista sin da bambina. Ho ancora in un cassetto il mio primo tema scolastico in cui affermavo questo desiderio. Per la parola invece, credo che abbia un grandissimo potere  e quando si traduce in uno scritto, diventa un’espressione incommensurabile”.

“Se si potesse, in quale donna del passato vorresti reincarnarti? A proposito, credi nella metempsicosi?”.
Se si potesse, preferirei reincarnarmi in una tranquilla cortigiana, dedita alla lettura.
Non credo assolutamente nella metempsicosi”.

“Potremmo reincarnarci anche in un animale. Quale sceglieresti? Non ti chiedo in quale uomo altrimenti decadrebbe la risposta nr 2”.
Se proprio dovessi reincarnarmi in un animale, preferirei in un gabbiano, per i miei sogni su ed oltreoceano”.

“Il tuo rapporto con Dio”.
A volte conflittuale. Purtroppo non riesco a trovare una risposta all’infinita cattiveria di cui l’uomo può essere capace, oltre all’invidia”.

“Il tuo rapporto con il cibo. Dolce o salato. Gelato al cioccolato (senza Pupo) o alla frutta per prevenire i devastanti effetti menopausa a cui siamo irrimediabilmente destinate? Non è che i maschietti se la passino meglio con le pancette “over cintola”, è che loro non vestono i tubini!”.
Non ho mai amato mangiare la carne, sin da ragazzina. La evito del tutto Per la frutta devo sforzarmi di mangiarla, perché non mi piace particolarmente. Via libera a pizze, taralli e formaggi. Invece, ahimè, per i dolci vado pazza…e di tutti i tipi!”.

“Il tuo rapporto con me dopo questo scherzo che ti ho combinato, sarà ancora possibile prendere un gelato al cioccolato insieme? Magari aggiungiamo il pistacchio. E magari una bella spruzzata di panna. E la cialda… e si paga alla romana, come sempre. Che poi chi lo dice che  ‘sta povera romana preferiva pagarsi le cene da sola?’. Secondo me è una voce messa in giro da qualche maschietto dal braccino corto. Sarà che sono di parte, ma quanto mi piace l’uomo che offre. Lo considero un gesto di attenzione e di eleganza.  E tu?”.
D’accordo, vada per il gelato al cioccolato e pistacchio, ma per me senza panna. Per l’uomo che offre, non so, sono più per la parità. Una volta a testa già per me sarebbe giusto”.


Ciao Elisabetta e grazie!
Grazie a te Maria Teresa!