venerdì 25 luglio 2014

Intervista a Giovanni Parentignoti

Riesce a difendere i più deboli anche con uno scritto,
Giovanni Parentignoti

Nativo di Avola, ma con residenza a Noto, nella bella Sicilia, pubblica nel 2009 il suo libro d'esordio, Homo Minor Mundis (Libreria editrice Urso), una raccolta di poesie e racconti.
“Giovanni quando i tuoi primi riconoscimenti?”.
Nel 2011 ottenni un attestato di merito, partecipando al concorso UILDM-Io Esisto Ottaviano Napoli, con la poesia Preghiera del Disabile. Nel 2012 invece, venni selezionato tra i vincitori del concorso Streghe e Vampiri, promosso da edizioni Giovane Holden con un’altra mia poesia Linyphia. Nello stesso anno mi scelsero per una raccolta intitolata Una storia da nomadi, durante un concorso indetto dal fan club dell'omonimo gruppo musicale, col racconto Naracauli e, sempre nel 2012,  venni selezionato tra i vincitori del concorso EsordiAmo indetto da Letteratura e Cultura col racconto Lei dov'era”. Invece nel 2013 fui scelto tra i vincitori del concorso liber@rte con la poesia Dea fiore  e ottenni l’attestato di merito al concorso Io esisto 2013 con la poesia Inutili bocche da sfamare. Ma anche terzo classificato al Netum poetry contest del 2013, secondo classificato al concorso Scriviamo  2013–Alatri ( Frosinone), una menzione di merito al Concorso letterario Avis donare è vita-Firenze 2013, finalista Il federiciano 2013, finalista premio Nabokov 2013. Ed inoltre nel 2013, a maggio, è uscita la mia seconda opera Amara creatura  (Kimerik editore) ”.
“Quali sono le tematiche che ti stanno più a cuore?”.
Principalmente mi interessano gli argomenti inerenti l’integrazione dei diversamente abili e i diritti di chi subisce angherie”.
“Quali altri problemi dell’epoca attuale?”.
Sono contro questa missione Mare Nostrum che reputo stia regalando la morte a molti poveri extracomunitari ignari. Sono invece, per i matrimoni omosessuali e per la legalizzazione della prostituzione e delle droghe e sono per la divisione totale delle influenze Stato-Chiesa, ognuno al suo posto”.
“E oltre la poesia?”.
 “Ho un esordio teatrale con il progetto Le confessioni del maestro Walter Manfrè, recitando una parte da lui scritta”.
“L’ultima tua opera?”.
Proprio quest’anno  il mio terzo libro Davanti all’auditorio colpa ha la parola, che si è classificato tra i primi 50 al Concorso Io esisto 2014”.
Tanti dunque, i riconoscimenti di Giovanni Parentignoti, ma quello che tutti dovremmo riconoscere a chi non può, è  proprio nel primo verso della sua Preghiera del disabile: “I miei occhi benedici o Signore, affinché possano vedere dentro me il mondo che fuori ci è stato negato”.


                                                                                                        Ellybetta

giovedì 24 luglio 2014

Intervista ad Antonio Pignatiello

Un artista dello scrivere e del descrivere, Antonio Pignatiello

Un improponibile solitario che scrive dal 2005, ma già nel ’94 esordisce con Il sogno del ladro, un libro ambientato al confine tra la Francia e la Germania nei primi anni sessanta  e che racconta la storia di una prostituta e un rifugiato uruguaiano. Molte altre le sue opere che firma Antonio P. Khazan, in omaggio alle  origini ungheresi; Lui non esiste, un thriller ambientato a Roma sui servizi segreti di un ex appartenente dei Carabinieri, Il falco non dorme con la civetta, indagine di un Capitano della Werhmacht su Rudolf Hess a Berlino nel 1941, Il lupo della Rosa, medioevale, in cui narra la storia avventurosa di un uomo tra Re, Regine, Frati, Streghe e Cavalieri, a Roma, Parigi, Londra, Gerusalemme, Palermo con personaggi storici del tempo, Le mani sulla pelle sotto vesti di seta, erotico e a tinte sessualmente forti, L'inferno non li volle, la storia di un uomo ambientata in Sicilia, Last Blues Bar, in cui la notte di un venerdì santo un uomo e una donna restano chiusi in un bar, Il caso Wrazsosky, un giallo tra Chicago e Roma sui misteri religiosi e l’ultimo, La settima carta, romanzo in cui si intrecciano omicidi in una casa misteriosa, con particolari di magia ed esoterismo rifacenti al Mago del primo novecento Aleister Crowley. Inoltre pubblicazioni di teatro e giornalismo, ma non poesie.
Antonio Pignatiello precisa “Nelle mie opere ho descritto romanzando, ciò che ho vissuto e conosciuto, utilizzando le tecniche del testo poetico dei Russi e di Umberto Eco, di cui fui allievo per la narrazione”.
“Antonio, visto che è anche presente in alcuni tuoi scritti, credi nella magia?”.
No, sono un materialista convinto, ciò nonostante abbia vissuto molte esperienze in proposito e, per un periodo, ho creduto anche io di fronte a certe evidenze…per esempio, sono stato l’uomo di alcune donne, vere streghe e non solo…ho frequentato pure quegli ambienti, però senza averne mai fatto parte”.   
“Che colore ha per te la passione?”.
Rossa come il sangue e gialla come il fuoco, con venature blu”.
“E la solitudine?”.
La solitudine…la conosco, la vivo e spesso a causa solo mia. Credo sia nera, ma non è sempre negativa, bisogna imparare a star bene da soli per star bene con gli altri, ho letto da qualche parte…”.
“Sei religioso?”.
Non sono cattolico, ma neanche di altra religione. Ammetto di essermene interessato ed anche pesantemente, ma conoscere non significa fare riti magici, almeno nel mio caso”.
“Visto che sei un uomo curioso, cosa ti incuriosisce di più in una donna?”.
La sua aria, quando cammina accanto a me e quando cammina da sola, cosa trasmette a me e agli altri. Dovrei dire anche le forme, ovvio, non sono ipocrita, anzi… Ma le forme, senza quell’aria che dico, non sono niente…”.
“Il tuo ultimo desiderio?”.
Ecco, non credo ci riuscirò…essere sepolto in terre danubiane, da dove provengono i miei nonni e dove per istinto mi sento legato, cioè nella Magyaria, l’attuale Ungheria, l’antica terra degli Unni. So bene che è una mia follia, ma me la tengo e non l’ho né mai negata né nascosta. Senza lapidi, nella nuda terra. Senza croci, senza niente, come un uomo che ha vissuto la sua vita e basta e torna alla sua natura. Per il resto non m’importa né di un funerale, né di un ricordo, né di pianti , fiori o altro dell’Occidente”.
“Cosa ti auguri nel prossimo futuro?”
Nulla, perché la storia mi ha insegnato che gli uomini non hanno compreso nulla, invece per me personalmente, mi auguro di continuare ad essere un uomo del mio tempo con tutti i difetti che mi riconosco”.
Antonio Pignatiello, dunque, non solo scrittore, ma anche un uomo sincero.

                                                                                                    Ellybetta

mercoledì 23 luglio 2014

Intervista a Patrizio Sigona

Trasformarsi in un eroe, attraverso la scrittura, tutto è possibile

“Patrizio Sigona, sei un informatico e scrittore, ma quando e come è iniziata questa passione?”
 “Mi sono scoperto scrittore di romanzi recentemente quando, spinto da amici di vecchia data, ho scritto un libro che in parte riportava fatti ed avvenimenti avvenuti realmente negli anni ’80. Gli anni ‘80 infatti, per me hanno rappresentato il periodo del radicale cambiamento della mia vita”.
“Cosa ricordi maggiormente di quegli anni?”
Ricordo il periodo di lotta politica che portò ad ottenere esami superati con voto politico e lauree facilmente acquisite, difficilmente riconosciute in seguito, per molti ambienti lavorativi”.
“La tua prima opera come è nata?”.
L’idea iniziale era quella di raccontare delle mie esperienze di vita quando facevo il conduttore radiofonico presso alcune emittenti private dell’epoca. In realtà non sarebbe dovuta essere una biografia, ma una testimonianza di quell’ evento socio-culturale che cambiò il concetto dell’informazione diffusa via etere. Però ho aggiunto del pepe, un qualcosa di più ampio respiro, che creasse maggiore interesse alla storia raccontata. Oltre all’evento mediatico del tutto rivoluzionario che sancì l’inizio dell’era moderna delle radio e televisioni commerciali, inserii altri fatti avvenuti allora che caratterizzarono la vita di tutti noi: la polizia politica, l’eversione criminale, la rivoluzione studentesca, gli attentati, le brigate rosse, i servizi segreti deviati... con in aggiunta una buona dose di fantasia”.
“Non è che questo tuo primo libro,  La polvere che balla, risulti in un certo senso un po’ autobiografico?”.
In effetti, in un mix fantasioso di avvenimenti, a sfondo poliziesco, il protagonista da me inventato, l’ispettore Cinti, potrebbe essere la raffigurazione di me stesso, di quello che sono, con le mie insicurezze, le mie paure, le mie difficoltà, le mie gioie ed i miei successi. Come me e come tanti altri, Alessandro vive una vita da impiegato dello stato al limite tra lo svolgere il proprio lavoro al minimo sindacale, per poi trasformarsi in un impavido eroe senza macchia e senza paura”.
“Altri tuoi scritti?”.
La sindrome del tramonto, un thriller che porta il lettore a riflettere su come oggi sia possibile, non solo manipolare geneticamente diverse forme di vita, ma anche condizionare quella reale, soprattutto dove esiste psicologicamente un terreno fertile, come la sindrome del tramonto, un fenomeno frequentemente osservato nei malati di Alzheimer, conosciuto anche come delirium D. In seguito ho pubblicato La rotta delle principesse, una storia ambientata tra Roma e San Felice Circeo, che porta il famoso Commissario Cinti a scoprire loschi traffici svolti su una rotta che congiunge il Medio Oriente, dove ricchi nababbi non badano a spese per comprare favolose automobili rubate in l’Italia. Da un paio di anni ho terminato Il presagio del cerchio, una storia tutta nostrana che scoperchia il prezzolato business delle concessioni edilizie facili e degli aggiustamenti dei piani regolatori della Roma degli anni ’60. Il primo luglio, invece, ho pubblicato l’ultimo mio romanzo La vendetta del Tokoloshe, in cui il protagonista abbandona il cliché del Commissario capitolino che svolge il suo lavoro solo nei parametri del quartiere EUR di Roma, infatti è ambientato in Sudafrica. Di fatto è un mio tentativo di crescita culturale, abbracciando esperienze e descrizioni più ampie di quelle troppo provinciali del ghetto zonale cui ho fin qui limitato i miei romanzi. Con La vendetta del Tokoloshe ho perso l'appellativo di scrittore dell'EUR, affibbiatomi dai miei amici e concittadini".
Patrizio Sigona nei suoi scritti precisa di puntare il dito su temi che sono ormai incancreniti nel tessuto della nostra esistenza e che non si riescono a debellare del tutto, tra cui la corruzione e l’illegalità, ma nelle sue storie non ci sono mai vincitori assoluti, come i buoni che vincono i cattivi.
I miei buoni non vincono mai i cattivi definitivamente e il bene non schiaccia mai il male completamente”.


Del resto è proprio come purtroppo accade nella realtà.

Ultimamente Patrizio Sigona ha pubblicato "Quartiere rosso sangue", edito dalla MR Editori. Una spystory che vuole denunciare il degrado di un famoso quartiere di Roma, l'EUR, culla di arte e cultura della civiltà romana ed italiana del '900, in cui l'autore fa giocare al gatto-e-topo i protagonisti, coinvolgendo monumenti e statue in un thriller davvero avvincente.


                                                                                                                  Ellybetta

martedì 22 luglio 2014

Intervista a Stefania Chiappalupi

Il messaggio d’amore in “Occasione unica” di Stefania Chiappalupi

Uno sguardo profondo e magnetico, solare, allegra e divertente, Stefania Chiappalupi. Nata a Roma e vive in Piemonte, con alle spalle varie esperienze lavorative, ma attualmente impegnata nel lavoro più impegnativo per una donna, cioè fare la mamma.
Mentre il suo primo libro è già edito, ne sta scrivendo un altro.
“Stefania, quando trovi il tempo da dedicare alla scrittura?”.
Solitamente la sera, con calma e senza nessuna fretta”.
“Quando è iniziata questa tua passione?”.
Scrivo poesie dall’età di dodici anni, infatti da bambina sognavo di fare la poetessa. Ma non ho non ho mai spedito a nessuno i miei scritti, forse per vergogna di essere rifiutata o semplicemente perché pensavo che non fossero interessanti. Scrivevo ogni qualvolta avvertivo un'emozione, un brutto voto, una lite tra amiche, un lutto…”.
“Quando allora la tua prima vera esperienza letteraria?”.
 “Solo quando è arrivata Un'occasione unica, la poesia che ha dato il titolo al mio libro, ho deciso di partecipare ad un concorso letterario presso la Minerva di Torino e vinsi una menzione d'onore. Poi scrissi il libro e dopo tanti rifiuti, tante proposte editoriali a pagamento decisi di autopubblicarmi. Ma meno di un mese dopo mi hanno contattata diverse case editrici e a quel punto ho scelto: Monetti Ragusa Editori, in quanto loro credevano davvero nel mio libro”.
“Perché hai scritto questo libro, dalla trama così scottante?”.
Diversi anni fa feci un viaggio in Israele e una sera fui coinvolta in un attentato. Fu il tempestivo intervento di un sacerdote a salvarmi, ero caduta e mi stavano calpestando! Insieme cercammo rifugio in diverse botteghe, ma tante furono le porte che ci vennero chiuse. Infine ci aprì la porta una famiglia di fede islamica e siamo rimasti lì con loro finché tutto tornò alla normalità. Volevo scrivere una poesia in merito a questa vicenda ma pian pianino nella mia mente è nata l'idea di un romanzo. Un tacito ringraziamento a questa famiglia di cui non so niente. Magari sono Palestinesi oppure Israeliani islamici, anche se sono solo meno  del 20 per cento. Ma non ho parlato di  politica nel libro, ho solo lanciato un messaggio d'amore”. 
“Mi hai incuriosito troppo Stefania, puoi svelare un po’ della trama del tuo libro?”.
Un’occasione unica racconta la storia di Lavinia, una giovane agente immobiliare italiana rimasta orfana della mamma, scomparsa prematuramente a seguito di una terribile malattia, quando lei aveva appena  otto anni. Un giorno incontra Sami, un facoltoso medico israeliano, impegnato nella lotta contro la sclerosi multipla. Ma le differenti religioni ostacolano questa relazione”. 

Un libro però quello di Stefania in cui non è possibile rinvenire solo l’amore tra due persone, ma quello universale che dovrebbe essere riconosciuto da tutti, così come lei stessa afferma "Una vita ha un valore molto alto e soprattutto quella di un bambino, a cui viene meno il futuro, la speranza di un domani. E questo vale per tutti i bambini della terra, da Oriente ad Occidente..."(da Un’Occasione unica).

                                                                                                        Ellybetta

lunedì 21 luglio 2014

intervista a Paolo Imperio

Dall’Oriente all’Occidente, Paolo Imperio e la sua scrittura

Un grande interesse per l’Oriente, quello di Paolo Imperio, tanto da avvicinarlo alla scrittura.
Leggevo, leggevo qualsiasi cosa parlasse di India e soprattutto ascoltavo musica indiana”, con uno sguardo rivolto al passato…
“Come mai questo interesse verso l’India?”.
Perché mi sembrava un mondo diverso, dove pace, armonia e saggezza, davano l’idea di una possibile alternativa all’insostenibile quotidianità da cui mi sentivo estraneo, quasi fossi un figlio minore di Camus”.
“Quale il tuo primo scritto?”.
Scrissi, quando ero ancora uno studente universitario, un saggio La musica indiana (Nuovi Editore), ristampato con il titolo di Introduzione alla musica indiana (Edizioni Contributi Scientifici). Un saggio breve in cui raccolsi tutto quanto ero riuscito a sapere sulla musica indiana. Inoltre, in seguito, fondai e diressi anche un bimestrale India”.
“Ma oltre l’Oriente Paolo, il tuo sguardo si è mai posato altrove?”.
Sì, presto scoprii che una possibile alternativa offerta dall’Oriente, più che in un altrove, andava cercata nel presente. Il mio interesse si estese al resto dell’Asia e la mia scrittura divenne scrittura di traduttore”.
“Quindi da compositore a traduttore, come mai?”.
La traduzione de Lo Zen passo per passo, di Taisen Deshimaru (Astrolabio, 1981), mi insegnò a cercare l’alternativa attraverso l’introspezione e la meditazione, che ebbi modo di praticare già durante i miei anni universitari”.
“E l’Occidente?”.
Alcune curiose somiglianze, studiate comparando i sentieri di liberazione proposti dalle varie tradizioni spirituali, contribuirono ad allargare ulteriormente il mio Oriente, fino a comprendere l’Occidente. La traduzione di Aspetti dell’Alchimia tradizionale di René Alleau (Ananòr, 1989), mi fece conoscere un percorso di trasformazione, celato in una simbologia stupefacente”.
“Una traduzione che più ricordi?”.
La traduzione o meglio riscrittura che più di tutte mi ha permesso di riflettere, è stata La lingua degli uccelli di Farid Ad-Din Attar (Edizioni Mediterranee, 2002). La soave bellezza della poesia persiana, con il suo delicato misticismo contemplativo, mi ha posto di fronte all’intraducibilità di certe riflessioni orientali, se non attraverso lo sforzo di comprensione e riscrittura di immagini in grado di fare entrare in rifrazione la mentalità del lettore del secolo, riportando l’immaginazione presente alle contemplazioni del passato, annullando lo spazio tempo”.

                                              
                                                                                  ellybetta

martedì 15 luglio 2014

Ellybetta

Quella mattina la notizia. Tizia venne scelta x la sua prima presentazione. Anche Caia ne aveva una il giorno seguente, ma non era nuova a certe cose.
Tizia: "Cosa indosso?" "E se facessi come Rossella di Via col Vento?...Meglio di no, la tenda del salotto ha ancora una macchia che non ė voluta andare via."
Intanto Caia si appresta al suo solito pomeriggio di spese e Tizia decide di fare un giro x trovare qualcosa x l'occasione.
Sono una accanto all'altra dal benzinaio. Tizia a bordo della sua auto vecchia e impolverata e Caia sul suo SUV elegante.
"Mi faccia il pieno e lavi il vetro mi raccomando!" 
Il benzinaio che conosce Caia, scatta come una molla.
Invece a Tizia che le richiede una generica aggiunta di benzina, si risparmia dal chiederle di pulirle il vetro...peccato che anche stavolta Tizia farà a meno di un cristallo terso...con lo spruzzatore poi, sempre otturato!
Caia abbassa silenziosamente il finestrino, tirando fuori da una borsa super griffata un elegante portamonete e dopo sfreccia   via. Tizia invece, come al solito, facendo fatica ad abbassare il finestrino un po' datato...lascia scivolare una piccola banconota e il benzinaio forse ancora non ha capito che non ha paura di lui, ma é il finestrino che non si abbassa!
Arrivano in centro. Caia parcheggia disinvoltamente il suo SUV e al parcheggiatore: "Prenda anche 2 ore, non so se ce la farò tra boutique, estetista e parrucchiera".
Tizia arriva al parcheggio mentre alcuni pedoni già sentendola arrivare, x via della marmitta, salgono direttamente sul marciapiede e la lasciano passare! Eh sì pensa Tizia, si sarà sparsa la notizia della mia presentazione...mentre il pedone più prossimo tira un sospiro di sollievo...
Tizia deve approntare un parcheggio in retromarcia, ma non ė il suo forte e il suo sguardo é talmente chiaro e sorridente che il parcheggiatore: "Dai scendi, ci penso io" e Tizia "Che figura! Ridi ridi pure..." Mentre questi sale alla guida e parcheggia, Tizia cerca affannosamente le monete, ma il parcheggiatore: "Non preoccuparti, stamattina la giornata era nera, ma mi hai fatto talmente ridere...alla prossima". Tizia che non vuole nulla gratis insiste e come al solito le monete cadono a terra e alcune sotto l'auto...il parcheggiatore ride così tanto fino a tossire.
Tizia prosegue il solito giro x negozi, armata di tracolla, vestita in modo semplice, con i capelli arruffati. Caia entra ed esce dalle boutique vestita di tutto punto, tanto che il parcheggiatore continua ad osservarla ancora da lontano.
Tizia intravede un vestito esposto in una vetrina il cui vetro le ricorda quello della sua auto...con un marchio indecifrabile e un costo da non credere e non ci pensa due volte!
Arriva la sera della presentazione e Tizia e Caia parcheggiano. Mentre Caia fuoriesce dall'auto elegante come al solito, Tizia stavolta con uno spazio davanti di 500 m. parcheggia con disinvoltura ed esce dall'auto vestita in modo diverso...con pettinatura seguendo un video tutorial...
Il parcheggiatore che é lo stesso spalancando la bocca: "Lo sa che ieri mattina c'era sua sorella a parcheggiare. É davvero simpatica! Me la saluti!".
"Ma che dici! Sono sempre io!" E scende cercando di non inciampare...abito lungo, ma sotto stivali alti e supercomodi ben nascosti...
Tira fuori le monete da una borsetta cucita a mano, ricca di perline e il parcheggiatore intravede una boccetta con della polverina dorata e dice: "Ma a che serve?".
Lei: "A sognare...". E lui: "Chissà tra le sorelle quale deve essere la più normale..."
Il sipario si apre. Caia spunta super applaudita e conosciuta.
Qualcuno bisbiglia: "Ė la nipote di Sempronia, hai capito di chi sto parlando?".
Tizia all'improvviso si trova accecata da un grosso riflettore, su un grande palco. Non vede il pubblico. Allora immagina quelli che preferiva da ragazzina... gli spettatori del Muppets Show.
Sì, proprio loro! Da un loggione una vocina: "Caro, svegliati, ma chi é quella?". E lui blatera: "Bo, una sostituta dell'ultimo minuto."
Mentre Caia prosegue la sua presentazione in un diverso teatro e come al solito...Tizia di colpo inizia tirando fuori la boccetta e facendo volare in alto una polvere di stelle che il riflettore rende ancora più scintillante. 
"Oooooohhhhhh!!" si leva dal pubblico. Il nonnetto dal loggione sobbalza facendo cadere la copertina a quadretti dalle gambe, ma la moglie puntualmente risistema, dicendo: "Chissà di chi é figlia questa presentatrice?" 
Il messaggio augurale di presentazione precede l'entrata di artisti che si esibiscono con disinvoltura, rassicurati dagli applausi iniziali.
Ogni volta che appare lei dal solito loggione la coppietta sobbalza..."Eccola svegliati!".
La serata passa.
Mentre Caia torna al parcheggio con il volto stanco, quasi a dire finalmente é finita, Tizia raggiunge l'auto con  brillantini sparsi dappertutto, ma con il volto sorridente come una che ha appena superato un esame.
Caia sfreccia via senza degnare di uno sguardo il parcheggiatore, Tizia invece gli dice: "Ce l'ho fatta! Meno male che non ho preso papere!".
Il parcheggiatore le si avvicina mentre lei sale sull'auto e le dice aprendo il palmo della mano: "Grazie x questo..." E lei: "Cosa?". Lui mostrando un minuscolo brillantino: "Grazie per il sogno...questo, anche se non mio, l'ho vissuto anche io...e a proposito dica a sua sorella di mettere un po' di borotalco al finestrino..." 
Stavolta però magicamente mentre lui parla il vetro si abbassa e lei sorridente lo saluta...ma lui non si accorge che é Tizia che riesce ad abbassarlo con la pressione delle dita...
Piccoli gesti o parole a volte possono fare miracoli.

Ogni riferimento a fatti o cose non ė puramente casuale.
Tizia.