giovedì 24 luglio 2014

Intervista ad Antonio Pignatiello

Un artista dello scrivere e del descrivere, Antonio Pignatiello

Un improponibile solitario che scrive dal 2005, ma già nel ’94 esordisce con Il sogno del ladro, un libro ambientato al confine tra la Francia e la Germania nei primi anni sessanta  e che racconta la storia di una prostituta e un rifugiato uruguaiano. Molte altre le sue opere che firma Antonio P. Khazan, in omaggio alle  origini ungheresi; Lui non esiste, un thriller ambientato a Roma sui servizi segreti di un ex appartenente dei Carabinieri, Il falco non dorme con la civetta, indagine di un Capitano della Werhmacht su Rudolf Hess a Berlino nel 1941, Il lupo della Rosa, medioevale, in cui narra la storia avventurosa di un uomo tra Re, Regine, Frati, Streghe e Cavalieri, a Roma, Parigi, Londra, Gerusalemme, Palermo con personaggi storici del tempo, Le mani sulla pelle sotto vesti di seta, erotico e a tinte sessualmente forti, L'inferno non li volle, la storia di un uomo ambientata in Sicilia, Last Blues Bar, in cui la notte di un venerdì santo un uomo e una donna restano chiusi in un bar, Il caso Wrazsosky, un giallo tra Chicago e Roma sui misteri religiosi e l’ultimo, La settima carta, romanzo in cui si intrecciano omicidi in una casa misteriosa, con particolari di magia ed esoterismo rifacenti al Mago del primo novecento Aleister Crowley. Inoltre pubblicazioni di teatro e giornalismo, ma non poesie.
Antonio Pignatiello precisa “Nelle mie opere ho descritto romanzando, ciò che ho vissuto e conosciuto, utilizzando le tecniche del testo poetico dei Russi e di Umberto Eco, di cui fui allievo per la narrazione”.
“Antonio, visto che è anche presente in alcuni tuoi scritti, credi nella magia?”.
No, sono un materialista convinto, ciò nonostante abbia vissuto molte esperienze in proposito e, per un periodo, ho creduto anche io di fronte a certe evidenze…per esempio, sono stato l’uomo di alcune donne, vere streghe e non solo…ho frequentato pure quegli ambienti, però senza averne mai fatto parte”.   
“Che colore ha per te la passione?”.
Rossa come il sangue e gialla come il fuoco, con venature blu”.
“E la solitudine?”.
La solitudine…la conosco, la vivo e spesso a causa solo mia. Credo sia nera, ma non è sempre negativa, bisogna imparare a star bene da soli per star bene con gli altri, ho letto da qualche parte…”.
“Sei religioso?”.
Non sono cattolico, ma neanche di altra religione. Ammetto di essermene interessato ed anche pesantemente, ma conoscere non significa fare riti magici, almeno nel mio caso”.
“Visto che sei un uomo curioso, cosa ti incuriosisce di più in una donna?”.
La sua aria, quando cammina accanto a me e quando cammina da sola, cosa trasmette a me e agli altri. Dovrei dire anche le forme, ovvio, non sono ipocrita, anzi… Ma le forme, senza quell’aria che dico, non sono niente…”.
“Il tuo ultimo desiderio?”.
Ecco, non credo ci riuscirò…essere sepolto in terre danubiane, da dove provengono i miei nonni e dove per istinto mi sento legato, cioè nella Magyaria, l’attuale Ungheria, l’antica terra degli Unni. So bene che è una mia follia, ma me la tengo e non l’ho né mai negata né nascosta. Senza lapidi, nella nuda terra. Senza croci, senza niente, come un uomo che ha vissuto la sua vita e basta e torna alla sua natura. Per il resto non m’importa né di un funerale, né di un ricordo, né di pianti , fiori o altro dell’Occidente”.
“Cosa ti auguri nel prossimo futuro?”
Nulla, perché la storia mi ha insegnato che gli uomini non hanno compreso nulla, invece per me personalmente, mi auguro di continuare ad essere un uomo del mio tempo con tutti i difetti che mi riconosco”.
Antonio Pignatiello, dunque, non solo scrittore, ma anche un uomo sincero.

                                                                                                    Ellybetta

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