Un artista
dello scrivere e del descrivere, Antonio Pignatiello
Un improponibile solitario che scrive dal 2005, ma già
nel ’94 esordisce con Il sogno del ladro, un libro ambientato
al confine tra la Francia e la Germania nei primi anni sessanta e che racconta la
storia di una prostituta e un rifugiato uruguaiano. Molte altre le sue opere
che firma Antonio P. Khazan, in omaggio alle origini ungheresi; Lui non esiste, un thriller ambientato a Roma sui servizi segreti
di un ex appartenente dei Carabinieri, Il
falco non dorme con la civetta, indagine di un Capitano della Werhmacht su Rudolf
Hess a Berlino nel 1941, Il lupo della
Rosa, medioevale, in cui narra la storia avventurosa di un uomo tra Re, Regine,
Frati, Streghe e Cavalieri, a Roma, Parigi, Londra, Gerusalemme, Palermo con
personaggi storici del tempo, Le mani
sulla pelle sotto vesti di seta, erotico e a tinte sessualmente forti, L'inferno non li volle, la storia di un uomo ambientata in Sicilia,
Last Blues Bar, in cui la notte di
un venerdì santo un uomo e una donna restano chiusi in un bar, Il caso Wrazsosky, un giallo tra
Chicago e Roma sui misteri religiosi e l’ultimo, La settima carta, romanzo in cui si intrecciano omicidi in una casa
misteriosa, con particolari di magia ed esoterismo rifacenti al Mago del primo
novecento Aleister Crowley. Inoltre
pubblicazioni di teatro e giornalismo, ma non poesie.
Antonio Pignatiello precisa “Nelle
mie opere ho descritto romanzando, ciò che ho vissuto e conosciuto, utilizzando
le tecniche del testo poetico dei Russi e di Umberto Eco, di cui fui allievo
per la narrazione”.
“Antonio, visto che è anche presente in alcuni tuoi scritti, credi
nella magia?”.
“No, sono un materialista
convinto, ciò nonostante abbia vissuto molte esperienze in proposito e, per un periodo,
ho creduto anche io di fronte a certe evidenze…per esempio, sono stato l’uomo
di alcune donne, vere streghe e non solo…ho frequentato pure quegli ambienti,
però senza averne mai fatto parte”.
“Che colore ha per te la passione?”.
“Rossa come il sangue e
gialla come il fuoco, con venature blu”.
“E la solitudine?”.
“La solitudine…la conosco,
la vivo e spesso a causa solo mia. Credo sia nera, ma non è sempre negativa,
bisogna imparare a star bene da soli per star bene con gli altri, ho letto da
qualche parte…”.
“Sei religioso?”.
“Non sono cattolico, ma neanche
di altra religione. Ammetto di essermene interessato ed anche pesantemente, ma
conoscere non significa fare riti magici, almeno nel mio caso”.
“Visto che sei un uomo curioso, cosa ti incuriosisce di più in una
donna?”.
“La sua aria, quando cammina
accanto a me e quando cammina da sola, cosa trasmette a me e agli altri. Dovrei
dire anche le forme, ovvio, non sono ipocrita, anzi… Ma le forme, senza quell’aria
che dico, non sono niente…”.
“Il tuo ultimo desiderio?”.
“Ecco, non credo ci riuscirò…essere
sepolto in terre danubiane, da dove provengono i miei nonni e dove per istinto
mi sento legato, cioè nella Magyaria, l’attuale Ungheria, l’antica terra degli
Unni. So bene che è una mia follia, ma me la tengo e non l’ho né mai negata né nascosta.
Senza lapidi, nella nuda terra. Senza croci, senza niente, come un uomo che ha
vissuto la sua vita e basta e torna alla sua natura. Per il resto non m’importa
né di un funerale, né di un ricordo, né di pianti , fiori o altro dell’Occidente”.
“Cosa ti auguri nel prossimo futuro?”
“Nulla, perché la storia mi
ha insegnato che gli uomini non hanno compreso nulla, invece per me
personalmente, mi auguro di continuare ad essere un uomo del mio tempo con
tutti i difetti che mi riconosco”.
Antonio Pignatiello, dunque, non solo scrittore, ma anche un uomo sincero.
Ellybetta
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