giovedì 30 giugno 2016

Intervista a Palmina Celeste

L’arte come un punto di forza

Classe ‘63, anni portati divinamente, quelli di Palmina Celeste, di Torremaggiore, vivamente impegnata nella realizzazione di opere artistiche.
“Quando hai iniziato ad interessarti all’arte?”.
Sin da piccola ho nutrito un’immensa passione per l’arte, tanto che all’età di otto anni mi cimentavo già nel creare dei piccoli lavori. Ero incredibilmente attratta dal mondo artistico e lo sono tuttora. Credo, anzi ne sono più che convinta, che si nasca già con una certa vena creativa”.
“Una dedizione che ti ha accompagnata negli anni, vero?”.
Sì, la mia è stata una passione sempre infinitamente grande, quella invece per gli studi scolastici, se devo essere sincera, un po’ minore…”.
“Le tue esperienze lavorative?”.
Diplomatami in scuola di taglio e cucito, ho iniziato subito a lavorare presso una sartoria dove ho proseguito per cinque anni. Poi mi sono sposata, ho avuto tre figli e sono diventata anche nonna!”.
“Come sei riuscita a conciliare la tua voglia di creatività e cosa hai realizzato?”.
Quando si ha una passione vera è difficile abbandonarla. Si può accantonarla per un po’, ma poi torna alla ribalta più viva che mai. Ho dato infatti libero sfogo alla  fantasia, realizzando svariate cose”.
“Tipo?”.
Dai lavori all’uncinetto al decoupage. Ho creato sfere natalizie dipinte, piatti e persino damigiane. Fu proprio cinque anni fa che scoprii il mondo del decoupage e  realizzai dei lavori che colpirono ed affascinarono così tanto un mio amico pittore, che mi suggerì di dipingere su tela. Allora ascoltai il suo consiglio ed iniziai a farlo. Sono tre anni che realizzo delle tele, inizialmente dipingendo con colori acrilici. Ora invece uso anche quelli ad olio”.
Ma Palmina è una che non si ferma mai. Da un anno è socia dell'Associazione Culturale Piccole Arti di Foggia e, grazie al Presidente Giovanni Manzari, alla Direttrice Artistica Elisabetta Fuiano ed all'amico e collaboratore, il pittore Antonino Speranza, riesce a partecipare a tutte le mostre della Capitanata. Oggi ha accumulato una giusta dose di esperienza nel gestire la sua passione pittorica, senza trascurare gli affetti dei cari.
“Come riesci a conciliare il tutto con la famiglia?”
Il tempo a disposizione purtroppo a volte non mi consente di dedicarmi quando e quanto vorrei all’arte, però…”, e sorride, “la mia passione è talmente forte che dipingo anche di notte!”.
L’arte dunque, è il suo punto di forza, ma accompagnato dal “non arrendersi, impegnandosi e continuando a crederci sempre e fermamente”.
Un impegno ed un credo estensibile in ogni campo e valido per tutti.

                                                                                  Elisabetta Ciavarella





giovedì 2 giugno 2016

Intervista a Rosy Marinelli

Quando il sorriso e la solidarietà
contraddistinguono una donna

Rosy Marinelli, persona attiva ed energica, impegnata nel sociale e nella scrittura.
Non solo Presidente dell’AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) di Torremaggiore, ma anche  moglie e mamma.
“Com’è la tua esperienza nel volontariato?".
Devo dire che ho l’occasione di guardare in faccia il dolore e la sofferenza. Questo mi ha portato a sentirmi e ad essere vicina a chi soffre, cercando di adoperarmi al meglio per aiutare gli altri”.
“E la poesia com’è arrivata nella tua vita?”.
La poesia è una mia grande passione. Scrivo di getto ciò che il cuore mi detta, spinta dall’ascolto di una musica o guardando una foto o un semplice tramonto. Esprimo i miei sentimenti più profondi”.
“In molte tue poesie evochi il mare…”
Sì, lo amo particolarmente ed ogni volta che lo guardo, lo vivo e ne resto affascinata”.
Rosy ha  partecipato a molti concorsi sul web classificandosi in ottime posizioni.
Una sua poesia ha ricevuto la Targa di Merito nell’Antologia  “Conosciuto Gerico” 2014, dedicata ad Alda Merini ed un’altra è presente nell’Antologia Alda Merini  “Alda nel cuore”  2015. Quest'anno sarà ancora una volta, per la terza consecutiva, nella prestigiosa antologia della Merini.
Numerose altre sue poesie si ritrovano in svariate ed altre Antologie, tra cui una bellissima sull’autismo a testimoniarne la sensibilità, quattro dedicate alla luna e molte pubblicate nei volumi dell’Antologia “Ciò che Caino non sa”.
Rosy Marinelli ha ricevuto anche diverse Menzioni, come con la sua silloge “ Il Mare in me”, la Menzione di merito al “Premio Città del Galateo 2015”, e con la sua ultima poesia “La gabbia” la segnalazione di merito dell’Albo d’argento del mese di dicembre nella “Scuola di Poesia – School of Poetry”. Ancora una Menzione d’Onore sez. Video Poesie per il Premio Internazionale La Voce  dei poeti  2015 organizzato a Pesaro dall’Ass.VerbulandiArt .
“Hai pubblicato degli scritti?”.
Ho pubblicato il mio primo libro di poesie con il titolo Nel Mare dei miei versi, edito  da ‘I Rumori dell’anima’ nel giugno del 2014”.

Piccolo dalla pelle scura cerchi l’amore coi piedini scalzi bianchi dalla polvere… Cerchi chi si prenda cura di te, eccola quasi un miraggio una mamma dal colore della luna, allunghi le braccia al collo. In un abbraccio che durerà per sempre l’amore non ha colori l’amore è candido…” recita una delle sue poesie più toccanti  “L’amore non ha colori” che ha ricevuto il XVII Premio Internazionale Fraccacreta del Centro Culturale Einaudi come terza classificata.
Ma a Rosy non interessano i premi.
Sì, credo molto nell'amicizia e nell'amore, ho un carattere abbastanza gioviale; mi sento un po’  amica di tutti. L’importante credo sia sempre alla fine, rimanere umili e mettersi da parte valorizzando anche gli altri”.
Una filosofia di vita questa, che dovrebbe essere considerata più spesso da ognuno.

…non c’è mai una ragione, vanno accolti, coccolati nel grembo…” nella sua poesia “Gli occhi di un bimbo” rivolta a coloro che dovrebbero essere difesi e protetti.
Negli occhi di un bimbo leggi la storia, se sorridono sai che è felice…”, versi che esprimono l’impegno di chi come Rosy si attiva nel sociale e scrive per suscitare e guardar riflessa la gioia là dove manca.
                                                                            Elisabetta Ciavarella




venerdì 27 maggio 2016

Intervista a Raffaele Fiume

Raffaele Fiume e la sua musica

Non solo cantante, ma anche compositore. Parlo di Raffaele Fiume.
“Come hai iniziato la tua carriera?”.
Ho iniziato a Radio Emilia 1. Sono stato DJ al Jumbo Music Hall di Parma e al Caravel di Mantova  che erano due tra i più importanti locali degli anni ’70”.
“Le tue prime canzoni?”
La prima Hitol, venne arrangiata da Enrico Intra con Tullio De Piscopo alla batteria. Nell'80 incisi tre album come cantautore. Come autore, produttore ed arrangiatore 50 brani italo disco, tra cui Helicon, Furyo, Clock On 5. Ho scritto anche canzoni per e con Albert One e con Ivana Spagna che ha cantato il mio brano Saremo Liberi vincendo il Telegatto nel 1983”.
“Hai fatto anche altro?”.
Sì, diverse serate con Pierangelo Bertoli e Mimmo Cavallo. Nel 2014 invece, ho ripreso il percorso ITALODISCO, producendo Disco mix in vinile e figurando in molte COMPILATIONS edite nel mondo”.
“Tornando un attimo indietro nel tempo, cosa ricordi maggiormente dei tuoi anni passati alla radio?”.
La passione, la voglia che solo a 17 anni è così travolgente, considerato che nel 1976 erano ancora poche le radio libere o private che dir si voglia,         per cui allora sapevi che avevi davvero migliaia di ascoltatori che ti seguivano, curiosi anche per la novità che rappresentavi”.
“Quanto il proprio carattere può incidere nella realizzazione professionale?”.
Il carattere incide molto. Io per esempio, sono molto disponibile con chi m’ispira fiducia, ma al tempo stesso intransigente e scontroso con chi ritengo in malafede o quando capisco di aver a che fare con una persona falsa”.
“Hai vinto un Telegatto. Cosa ricordi di più di quel momento?”.
Ricordo la mia incredulità, ricordo i miei genitori che, come sempre non si perdevano un mio spettacolo. Ricordo soprattutto Mike Bongiorno che me lo consegnò a Boario Terme nel 1983 e devo dire che per un istante mi parve di essere al Rischiatutto e di aver risposto in modo corretto alla domanda finale. Già! Il Rischiatutto! Un programma che da ragazzino amavo moltissimo”.        
“E di Ivana Spagna invece cosa rammenti?”.
Di Ivana ho un bel ricordo. La considero la più grande cantante che abbia mai ascoltato. Nel 1981 la sentivo spesso provare dal vivo; era un’ira di Dio! Favolosa, poliedrica, tecnicamente per me inferiore solo a Mina. Sai, penso che Spagna abbia delle potenzialità vocali non ancora del tutto esplorate, è fantastica!”.
“Dato che hai realizzato molti mix, come trovi che sia cambiato il modo di fare musica oggi?”.                                                                 
Il computer e i programmi musicali creati con questo nuovo sistema informatico, hanno rivoluzionato la musica sia nel bene che nel male. Nel bene intendo dire che oggi in studio impieghi decisamente meno tempo e quindi le produzioni costano meno, nel male perché c'è chi crede di scrivere musica con un loop per 7 minuti bypassando la forma canzone che richiede una melodia precisa con intro, strofa e ritornello. Però sono certo che dopo una quindicina di anni di ‘loops’ ripetuti all'infinito, la gente si sia rotta le scatole e senta il bisogno di ascoltare canzoni, canzoni e poi ancora canzoni: ERA ORA!”.
“Se tu tornassi indietro, c'è qualcosa che cambieresti?”.
Forse sì, sarei ancora più intransigente e selettivo, ma tutto sommato va bene così, parafrasando D’Annunzio: Ho avuto quel che ho donato”.
                                                                                 Elisabetta Ciavarella



domenica 1 maggio 2016

Intervista a Genesio Piccolo

Rinascere con la scrittura

Genesio Piccolo, nato a Portici (Na), figlio di un Maresciallo Maggiore dei Bersaglieri, è cresciuto per alcuni anni nella caserma Pinerolo di Bari e poi si è trasferito a Barletta, dove risiede attualmente.
“Genesio, quando hai iniziato a lavorare?”.
Ben presto, già durante la Scuola Media. Appena l’ho terminata poi, ho iniziato a lavorare come agente pubblicitario e ho trascorso molti anni tra radio e agenzie di pubblicità. Con mia sorella Anna ho pensato anche di aprirla un’agenzia pubblicitaria, ma ho dovuto chiuderla dopo tre anni per vari problemi”.
“E poi?”.
Sono riuscito ad entrare nel circuito cinema multisale, diventando Direttore del cinema estivo a Margherita di Savoia e Responsabile alla qualità nella multisala Cinestar di Andria”.
“Quindi sei realizzato professionalmente, invece nella vita privata?”.
Ho avuto la fortuna di avere due bellissimi figli, Ileana ed Angelo Simone. Ma la vita mi ha riservato un grande dolore. Dopo un’operazione al ginocchio che andò male, solo dopo tre mesi riuscii ad uscire salvo e in piedi dalla rianimazione! Purtroppo la vita ha continuato a mettermi alla prova. Il mio matrimonio è naufragato”.
“Mi spiace. Allora come sei approdato alla scrittura?”.
Dalla separazione trovai la forza di prendere in mano la penna e scrivere tutto ciò che prima tenevo unicamente per me o raccontavo solo a voce. Iniziai a scrivere la mia prima poesia nel 2013, Eravamo Innamorati e la inviai a un editore che la considerò stupenda. Da quel momento è cresciuta la voglia di scriverne altre”.
“Ti esprimi solo attraverso internet?”.
Sì, ho aperto una pagina Facebook  e cerco di diffondere al mondo interattivo i miei pensieri. Fino ad oggi ho scritto più di 100 poesie e continuerò di sicuro”.
"Hai in mente nel futuro di pubblicare un libro?".
"Veramente al libro di poesie ci sto pensando, ma per me è un'esperienza nuova. Ne ho scritte molte sul web perché ho voluto testare se i miei pensieri piacessero e, fino ad oggi, sono contento che piacciano e vengano condivise. Ciò non toglie che creare un libro per me sarebbe fantastico e sicuramente se riuscirò, sarà un tascabile".
"Quali ritieni siano i pro e i contro delle pubblicazioni sul solo web?".
"I pro delle pubblicazioni sono moltissime. Tanto per iniziare, attraverso il web si possono raggiungere persone da tutto il mondo e si velocizza così in modo rapidissimo la comunicazione collettiva. Pubblicare poesie o un libro è un modo diretto per avere un contatto con i propri lettori, conoscendo i loro pensieri e giudizi. I contro della pubblicazione degli scritti sul solo web sono esempio, non poter sentire il profumo della carta, memorizzare o leggere materialmente un testo e poterlo condividere a fine lettura consegnandolo nelle mani di una persona cara. L'importanza del cartaceo non dovrebbe mai mancare. Però credo che bisognerebbe prima produrre un libro su carta e poi pubblicarlo sul web. Non il contrario come molti sono soliti fare". 
“Sei diventato un Cavaliere Templare il 15 Aprile scorso. Cosa ti ha spinto?”.
La mia fede. Un’ancora che non smette mai di esistere, oltre a quella della scrittura, ovviamente”.
                                                                              Elisabetta Ciavarella



martedì 19 aprile 2016

Intervista ad Elio Patella


Elio Patella, uno storico per passione

Curioso per natura, Elio Patella, geometra e tipografo di Torremaggiore, è riuscito ad unire il suo amore per la storia a quello per il lavoro.
“Com’è nata questa passione?”.
Ricordo quando ero bambino, in campagna, restavo molto affascinato dal ritrovamento di fossili, tipo conchiglie. Allora non c’era la meccanizzazione, per cui i fossili non venivano frantumati e dispersi”.
“Quanto è importante per uno storico lo studio?”.
Veramente durante i miei studi non ero tanto incoraggiato. Un alunno a volte, può risentire di pregiudizi soggettivi da parte di alcuni professori. Proprio per questo, nel corso degli anni, mi sono posto degli obiettivi, sfidando anche il tempo e conquistando le mie rivincite”.
“La tua attività di tipografo ti ha agevolato oppure ostacolato?”.
Devo dire che sono stato molto fortunato perché ho potuto unire allo studio, piccole esperienze lavorative in diversi settori e tra queste, i primi contatti con l’arte tipografica. È dal 1982 che mi dedico a tempo pieno alla tipografia. La padronanza ed il contatto con l’uso delle nuove tecnologie poi, sia in ambito grafico che tipografico, mi hanno dato l’opportunità di confrontarmi con letterati e autori locali”.
“Davvero? Allora hai potuto conoscere alcuni nomi importanti!”.
Certo! Ricordo con piacere Nino Casiglio, Vito Nacci, Pasquale Ricciardelli, Michele Meola, Severino Carlucci, i quali hanno acceso in me il piacere e la passione per la conoscenza e la ricerca negli studi della storia locale. Direi il classico connubio autore-tipografo che, da Gutemberg in poi, più volte ha trasformato i tipografi in editori ed altre volte in autori”.
“L’apporto di internet?”.
I mezzi telematici hanno molto favorito il lavoro dello storico che, grazie ad essi, può raccogliere dati e informazioni in modo rapidissimo”.
“E lo storico di oggi, può essere sicuro al 100% dei dati raccolti sul web?”.
La sicurezza si ha quando una serie di indizi storici sono concordanti; la prova chiave però è quella archeologica e bisogna quindi non fermarsi alle mere informazioni”.
“La tua produzione?”.
La mia produzione letteraria, oltre svariati articoli giornalistici, consta di opere librarie in cui affronto temi specifici (Usi civici: Le affrancazioni dei Comuni d’Italia del 2011), temi di storia (Apulia.it – Ricuciture storiche e storiografiche del 2010 e Ferentum, il Ferentano e dintorni, indagine storica riguardante Fiorentino, del 2014) e temi a carattere divulgativo nella collana I quaderni di Terra Maggiore (Il gioco de’ Tali e la Tabula Lusoria di Torremaggiore; Da Geronium a Canne e le Strategie romane di Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore; L’origine della Peranzana, di cui ho appena pubblicato la seconda edizione; Dal bombardamento di Foggia a quello di Montecassino; Il mefitismo nelle città di fine Settecento e Torremaggiore, tracollo di un’economia florida)”.
 “Appunto, parlando proprio di Torremaggiore, oggi invece, cosa si può dire dell’economia di questo paese?”.
Purtroppo, dopo il boom degli anni ’70, periodo molto florido per l’economia locale, l’agricoltura che era una vera fonte di ricchezza, è stata di gran lunga penalizzata. La politica poi, non è riuscita a fronteggiare i problemi dovuti all’avvento dei prodotti esteri ed il clima, con i suoi cambiamenti, ha finito con il peggiorare la situazione. Attualmente dovremmo attivarci per un’inversione di tendenza, valorizzando i prodotti locali. Nel piccolo, cerco di contribuire con i miei studi e le ricerche, affinché ci sia una rivalorizzazione sia dei prodotti sia del territorio, incitando il turismo”.
“Nel futuro?”
Non abbandonerò di certo la scrittura. Continuerò con articoli e quaderni storici, perché la mia, è una passione infinita”.
                                                                                  Elisabetta Ciavarella

venerdì 25 marzo 2016

Intervista a Luciano Pompilio

(Foto di Giuseppe Massa)

Luciano Pompilio, musicista dei nostri tempi

Un artista con una passione innata, Luciano Pompilio, quella per la musica.
“Vero Luciano?”.
Sì, in effetti sin da piccolo, essendo rimasto orfano di mio padre che è venuto a mancare per un incidente quando avevo solo 6 mesi, ho avvertito il bisogno di rifugiarmi nella musica, per trovare conforto e sollievo”.
“Come sei passato alla chitarra?”.
Mi venne regalata da Matteo, mio fratello. Iniziai a suonare a 12 anni da autodidatta, brani di musica leggera e poi passai a quelli di musica brasiliana. Ma fu proprio ascoltando alla tele il concerto di un chitarrista classico, anche se non ricordo chi fosse, che scoppiò in me la voglia di imparare a suonare la chitarra classica. Iniziai quindi a prendere prima lezioni privatamente da un maestro e dato che avevo 16 anni, età limite per sostenere l’esame di ammissione al Conservatorio, tentai…”.
“E come andò?”.
Arrivai primo ed iniziò il mio percorso”.
“E dopo il Conservatorio?”.
Ho frequentato l’Arts Academy a Roma con il Maestro Stefano Palamidessi che mi ha trasmesso importanti insegnamenti sui vari linguaggi della musica. Inoltre ho avuto l’accesso a molti corsi di perfezionamento all’interno dell’Accademia con Alberto Ponce, David Russell, Manuel Barrueco, Hopkinson Smith ed altri a cui sono grato per ciò che mi hanno trasmesso”.
“Ora invece stai camminando da solo. Sei anche un insegnante. Cosa trasmetteresti in particolare ai tuoi alunni?”
Che è importantissimo dedicarsi allo studio con costanza e dedizione, ma non basta saper suonare bene uno strumento e conoscere le tecniche alla perfezione”.
“Allora cosa pensi sia fondamentale?”.
Credo che sia rilevante suscitare un’emozione in chi ascolta. Prima è fondamentale possedere una tecnica solida. Bisognerebbe studiare tanto la tecnica, scale, arpeggi legati… così da raggiungere un livello che possa permettere poi di affrontare qualsivoglia brano musicale e con la maturità, dedicarsi quindi all’aspetto musicale ed emozionale”.
“Cosa pensi del Conservatorio come scuola?”.
Credo che il Conservatorio con il nuovo ordinamento, disorienti un po’ i ragazzi. Troppe materie e meno tempo da dedicare allo studio dello strumento”.
“Hai un sodalizio artistico?”.
Sì, ho suonato per molto tempo insieme al Maestro Giuseppe Caputo. Subito dopo il Conservatorio ci siamo incontrati per caso. Abbiamo vinto più di 30 concorsi, tra cui Montelimar, il più importante al mondo per duo. Grazie a quest’ultimo importante concorso siamo stati invitati nei maggiori festival internazionali. Abbiamo realizzato 6 cd ed organizzato 12 edizioni del Festival Internazionale di chitarra Città di Manfredonia. Abbiamo suonato per ben venti anni insieme! Dal 1994 al 2014, ma da due anni abbiamo sospeso il nostro duo per via di alcune cure a cui Giuseppe si sta sottoponendo per la sua salute. Spero si rimetta al più presto”.
“E da solista ora come ti trovi?”.
"Credo che la figura del solista abbia il suo fascino e devo dire che mi piace anche e soprattutto perché ho la possibilità di essere libero di interpretare durante il concerto”.
“Attualmente hai inciso un cd da solo?”.
Sì, un cd dove ho inserito brani di Iannarelli, Bach e Barrios, brani amati da tutti. Il brano di Simone Iannarelli, Tribute, lo amo particolarmente ed infatti, così ho intitolato il mio cd. Iannarelli è non solo un compositore italiano che vive da tanti anni in Messico, è anche un mio amico ed ho voluto rendergli omaggio”.
”Impegni futuri?”.
Diversi concerti in Spagna, Germania, Cina ed anche in Italia sia come solista che in duo con un violinista. Sto inoltre preparando un programma con un soprano e con il Rimsky Korsakov String Quartett di Sanpietroburgo abbiamo realizzato un cd live che verrà pubblicato a breve. Invece il mio cd lo presenterò in diverse località italiane. Il 2 aprile a Trieste, il 3 a Roma, il 16 a Lucera, il 17 a San Giovanni Rotondo. Poi l’8  maggio a Como nella villa del poeta Fogazzaro e chiuderò il 20 maggio a Francoforte in Germania”.
                                                                                                  Elisabetta
                                                                                                                                                          

(Foto di Giuseppe Massa)

sabato 12 marzo 2016

Intervista a Stefano Peres

 Stefano Peres, frattalista per passione

Di Colloredo di Monte Albano, in provincia di Udine, Stefano Peres si è interessato alla pittura da sempre.
Mio padre collezionava quadri di artisti che conosceva e ho avuto modo di visitare anche i luoghi dove essi operavano”, tiene a precisare.
“Quando hai iniziato ad esporre?”.
Ho iniziato nel ’92, con quadri di piccolo formato, in una collettiva organizzata dal centro culturale I Contemporanei ed ho partecipato a varie manifestazioni. Nel ’99 Pier Mario Ciani mi fece fare però una mia personale a Udine”.
“Cosa significa per te creare?”.
Creo per hobby. Esprimermi con il colore per me è sicuramente più congeniale che rivelarmi con le parole. Prendo sempre l’ispirazione da qualcosa che accade, ricercando l’armonia tra le cose che mi circondano e me stesso. Un desiderio di certezze che mi porta ad essere affascinato dalle macchie, che formano giochi di ombre e luci e da certe spaccature dei frattali, che tendo a comporre in insiemi che mi diano, attraverso la loro illusione, qualcosa di tangibile (visi, occhi, animali, nuvole, ecc…) Nella formazione di un frattale inoltre, tento di trasfondere il senso ‘magico’ che mi aveva originariamente colpito, in modo che il fruitore possa a sua volta scoprire (svelare) il mio intento”.
“Quali colori utilizzi?”.
Uso colori acrilici. Il colore che mi piace molto è il blu avio, ma spesso uso colori scuri. Mi piace studiare la casualità dei frattali perché ritengo che l'arte stia proprio nell'interpretazione”.
“Cosa ti ispira maggiormente?”.
Mi ispirano innanzitutto la curiosità e la voglia di provare a vedere cosa viene fuori dalla casualità dei colori. Il quadro, infatti, cambia in base al clima; non esce mai la stessa figura!
“Il colore della felicità?”.
La felicità, secondo me, la puoi trovare in qualsiasi colore. Basta saper cogliere le sfumature. Il giallo però, trovo che sia un colore molto armonioso e luminoso".
“C’è stato un avvenimento che hai vissuto e che ti ha segnato”.
Sì, la sera del 6 maggio del ’76, quando avevo appena 11 anni, mentre mi trovavo  a  casa  e  guardavo  la  TV,  mia  madre  si  è  rivolta  ai  clienti  del  bar, dicendo  loro di aver  sentito  tremare  la  terra.  Qualcuno  rispose che forse si trattava di un grosso incidente in strada. Ma niente. Purtroppo dopo, la  seconda  scossa  che  ha  provocato  989  morti.  Mi sono ritrovato sotto il  tetto  della  mia abitazione, e la caviglia destra  fratturata. Estratto  dalle  macerie, mi portarono all’ospedale di Udine, dove sopraggiungevano  persone  di  continuo  e,  nella  confusione, operandomi, mi  hanno  lasciato  un pezzo  di  stoffa  del  calzino,  nella  ferita.  Per  15  gg.  mi  pulivano  l’infezione  che  si formava  continuamente,  ma alla  fine  i  medici  avevano  deciso  di  tagliarmi  il  piede,  senza dirmi  nulla.  Fortunatamente, mentre  me  lo  stavano  amputando,  si  sono  accorti  che  la  causa dell’infezione  era  dovuta  al  pezzo  di  stoffa  dimenticata  all’interno. A  mia  madre  il  dottore  disse  che  l’errore  fu  suo  e  per  colpa  di  questo,  la  gamba  dal ginocchio  in  giù  non  sarebbe  cresciuta  più  e  così  avvenne,  dicendole  anche che  avrebbe compreso  se  l’avessero  denunciato,  ma  i  miei  genitori  non  lo  fecero,  perché  compresero che nel caos provocato dal terremoto, poteva succedere di sbagliare!”.
“Come mai hai incontrato Cossiga?”.
 “Il  Ministro  degli  Interni  in  quel  periodo,  era  il  futuro  Presidente  della Repubblica  Cossiga che avevo  visto  solo  in  televisione.  Per  questo  rimasi  molto stupito  quando,  all’Ospedale  di  Udine,  sono  arrivati  in  visita  Francesco  Cossiga  e  Aldo Moro.  È  possibile  che  fuori  piovesse  forte  quel  giorno  perché  il  mio  primo  ricordo  di quei  due,  dal  mio  letto  d’ospedale,  è  quello  dei  loro  impermeabili  fradici  e  della  piccola pozzanghera  che  si  era  formata  immediatamente  sotto  la  punta  dell’ombrello.  L’allora ministro  Cossiga,  prima  dell’intervento  (mentre  Aldo  Moro  parlava  con  un  ragazzo  di Osoppo),  sarà  rimasto  a  confortarmi  per  più  di  1  ora  e  mezza,  cercando  di  convincermi che  l’intervento  non  mi  avrebbe  fatto  male.  Mi  spiegò  a  lungo  come  i  medici  avrebbero agito,  infatti andò tutto bene ed otto anni dopo  Cossiga  volle  incontrarmi  di  nuovo.
“Hai anche coniato un termine, vero?”.
Sì, ho partecipato ad un gioco/contest indetto dalla famosa Enciclopedia Treccani che invita i lettori a coniare nuovi termini. Il mio ‘balzeccare’, ovvero azzeccare al balzo”.
Dunque un artista, Stefano Peres, dalle molteplici risorse. Per avere un’idea dei suoi frattali, il link da visitare:
                                                                                                                        Elly

giovedì 18 febbraio 2016

Intervista a Rosanna D'Amico

A Gonfie vele, diario autobiografico di una donna del Sud
di Rosanna D’Amico

Una scrittrice che sa il fatto suo, Rosanna D’Amico. Nata e residente a Torremaggiore, nonostante si sia trovata in tenera età, di fronte allo spettro della poliomielite, non si è certo persa d’animo. “Era una splendida giornata di sole quando mia madre attendeva con ansia la mia imminente nascita. Essa avvenne in tarda serata, tra l’esultanza di tutti i presenti. Dopo due maschi, finalmente una bella femmina! Allora non c’era l’ecografia per conoscere in anticipo il sesso del nascituro. Gli anziani si affidavano al conteggio delle lune per ipotizzarlo. Il mio esordio fu una gran bella sorpresa e mi accolsero in famiglia con grande gioia”, il suo racconto spontaneo. Ma purtroppo “a otto mesi, parte della mia gamba destra, anche se lievemente, fu colpita dalla poliomielite. In quei lontani anni Cinquanta furono parecchi i bambini segnati da questa malattia. Non era stato ancora approntato il vaccino. Mia madre, quando divenni grande, non mancava di dire che forse era tutto accaduto perché la Madonna di Valleverde aveva voluto punirla, in quanto, non aveva mantenuto il suo voto! Il grande scrittore Carlo Levi, avrebbe definito tale affermazione retaggio culturale di un Sud ancora troppo arretrato culturalmente”.
Ed infatti ben presto l’autrice di A Gonfie vele, diario autobiografico di una donna del Sud (Aletti Editore), si trovò ad affrontare molte problematiche inerenti il suo territorio. Ma non solo. “Quali ideali Rosanna, hai perseguito maggiormente?”.
Ho fatto miei gli ideali del comunismo e della lotta di classe, della lotta per l’emancipazione della donna e della classe operaia. Da giovanissima divenni segretaria della Federazione Giovanile Comunista Italiana locale e poi membro del PCI. Ho lottato sempre e continuo a farlo, per la difesa dei diritti. Ho partecipato alla battaglia per il divorzio e per l’aborto, ma senza trascurare mai la famiglia, in cui ho sempre creduto”.
“Come fu la tua adolescenza?”.
Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, pur essendo intrigante, non è uno dei migliori periodi della vita. Esso destabilizza, per poi creare un nuovo equilibrio, in un processo della vita molto faticoso, ma anche avviluppante. Io penso che ogni fase di transizione diventi difficile e travagliata, influenzando negativamente il corso degli eventi, se non è accompagnata da solidi supporti, da una grande forza d’animo e da un equilibrio interiore”.
“Ed il passaggio alla giovinezza?”.
Nel pieno degli anni della mia giovinezza, mi ritrovai a vivere in un clima di grande ribellione, di cui gradualmente entrai a far parte anch’io. Si respirava aria di contestazione a pieni polmoni. Partendo dal mio piccolo, incominciavo a rendermi conto di tante ingiustizie, anche nell’ambito scolastico. La scuola andava cambiata, doveva essere di tutti e per tutti. Più di ogni altra cosa non ci piacevano gli atti terroristici, rossi e neri che stavano accadendo, non ci piaceva lo sfruttamento della classe operaia, la dura condizione dei braccianti”.
“Un clima difficile dunque, segnato dal passaggio degli anni Sessanta?”.
Diciamo che avrei tanto voluto viverli da protagonista, ma ero troppo piccola. Rimasi scossa però, quando il 6 giugno ci fu l’eclatante notizia dell’uccisione del senatore americano Robert Kennedy, fratello del Presidente John Kennedy che era già stato assassinato nel 1963. La pace, il mondo erano in pericolo! Ambedue infatti, erano stati uomini di pace, aperti al confronto e al dialogo ed a qualcuno erano risultati scomodi”.
“Cosa pensi della vita, anche se piena di problematiche?”.
Sono una persona ottimista per natura, amante della vita. Tengo alti i valori di democrazia, giustizia e libertà. Infatti cerco di impegnarmi sia con gli altri che per gli altri. La vita va vissuta pienamente, sia nei momenti sì che in quelli no e senza perdere il vero senso di essa, dell’equilibrio e della felicità che alla fine, secondo me, sta nel giusto mezzo”.
“Programmi futuri?”.

“Se mi sarà permesso, prometto che mi farò sentire fra trenta’anni, per continuare il mio racconto. La vita è un’avventura continua, da percepire in ogni poro della propria pelle, da gustare con ogni più piccola molecola della propria mente. LA VITA VA VISSUTA SEMPRE INCONDIZIONATAMENTE, A GONFIE VELE!”.
                                                                                                  Ellybetta