venerdì 19 dicembre 2014

Intervista a Mariano Ciarletta

Mariano Ciarletta,
giovane scrittore con una grande passione…

Ventiduenne salernitano, Mariano Ciarletta, entra già a far parte del mondo della scrittura, collaborando attraverso la stesura di articoli per il giornale campano “Il Sud”, improntati alla tematica “Patrimonio dei beni culturali”, facoltà a cui è iscritto.
Esordisce con il suo primo romanzo noir nel settembre del 2013, Rami nel buio, l’esorcismo di Amanzio Evenshire. L’opera narra la storia di un ragazzo posseduto tra tre entità malefiche. Il racconto non si concentra unicamente sul tema della possessione demoniaca, sfruttando solo il lato horror-esoterico, ma accanto al paranormale, l’autore inserisce temi quali l’amore, l’amicizia e la fratellanza.  
In un secondo momento Mariano Ciarletta si dedica alla poesia, sempre di genere mitologico e noir, pubblicando una piccola raccolta poetica.
Al concorso promosso dalla casa editrice Pagine riesce a farsi notare, tanto che verranno pubblicate ben 7 delle sue poesie inedite tra cui vi è una "dedicata ad un angelo", poesia che si ispira ad un fatto di cronaca reale, ossia la perdita di una cara amica dell'autore. Tale poesia è stata premiata al Concorso Nazionale dell'Accademia di Paestum.
Mariano Ciarletta ha ricevuto inoltre altri diversi premi per la sua attività.
Nello scorso anno al Premio Galiani Ricciardelli conquista una medaglia argentea per la categoria poesia libera e viene premiato presso il Palas Regis di Roma con un Award della Costantinian University per il suo romanzo Rami nel buio.
“Quale opera hai scritto ancora?”.
Un secondo romanzo horror Ai bordi dell’abisso, storia di un esorcismo, in cui è presente anche il tema della fede contrastata e sofferta che porterà i singoli personaggi ad una lotta contro il tempo, contro il destino ed il male per la salvezza”.
“Quando ti sei avvicinato a questo genere?”.
La passione per il cinema dell’orrore ha sempre vissuto in me, fin dall’infanzia. Il primo film che vidi fu L'esorcista di Friedkin ispirato al romanzo di Blatty. Avevo solo 6 anni e quella pellicola mi turbò profondamente, ma allo stesso tempo, fece nascere in me una grandissima curiosità verso il genere paranormal- noir”.
“Hai pure una passione per un genere diverso?”.
La mia passione tende sempre verso il dark, il gothic e il noir, ma ovviamente amo scrivere anche poesie, tant'è che sono riuscito a pubblicare ben due raccolte poetiche. Una, La foresta delle rose scarlatte edita dalla Casa Editrice Plectica e l'altra, Sentire, dalla Casa Editrice Pagine”.
“Quale significato rappresenta per te la poesia?”.
La poesia è un modo attraverso cui, in pochi versi, riesco a trasmettere la malinconia, il dolore e temi come la solitudine umana”.
“Provi a volte qualche paura da esorcizzare?”.
Onestamente al momento la cosa che mi fa più paura è mangiare e mettere subito dei chili ahahahahahh…No sono comunque una persona molto tranquilla che non fa del male a nessuno, quindi non ho nulla da esorcizzare o temere”.
“Nella realtà di oggi ci sono persone che si comportano come se fossero dei mostri. Credi siano indemoniati davvero?”.
Credo che il male si manifesti in tante forme. Quando si parla di esorcismo spesso si crede che sia unicamente quello che si vede nelle pellicole o si legge nei romanzi. Bene, quella è solo una piccola parte, spesso trattata anche in maniera erronea. Il male vero si radica molte volte anche nelle azioni quotidiane, quindi, personalmente come ci sono i malati di mente e le persone affette da gravi disturbi, non mi sorprenderei se ci fossero azioni nefande causate da indemoniati”.

AI BORDI DELL'ABISSO - TRAILER di Mariano Ciarletta

                                                                                                        Ellybetta


Ramona ultima parte

Ramona Ultima Parte

Ramona, dopo intere giornate di sofferenze, decise di prendersi una serata di svago per sé e per sua figlia che la vedeva ogni giorno crescere sempre di più.
Decisero insieme di andare in un locale dove suonavano musica dal vivo e karaoke. Aurora aveva voglia di cantare e così fu. Per la prima volta la sentì cantare. Aveva una voce stupenda, sublime, calda. Ramona si commosse nel sentire la sua voce e per un attimo dimenticò tutte le cose brutte che le erano accadute.... 
(Nando-Ago Mastromatteo).
Ramona studiava Carlo che parlava con uno sconosciuto. Stavano girando cautamente attorno a un argomento che lei non capiva bene, ma di cui capiva l'importanza. La tensione era quasi palpabile. Riusciva a sentire qualche parola "cosa diavolo è successo ?" chiese Carlo, ma l'altro non rispose. "Questo cambia tutto per noi!" insistette Carlo e l'altro annuì. Si alzarono e uscirono dal bar senza accorgersi di lei che, nascosta dietro una colonna di marmo, li aveva visti e sentiti. “Cosa succede?” pensò e la sua mente correva avanti inseguendo le implicazioni di quella scoperta. Se lo sentiva che Carlo nascondeva qualcosa, sempre nervoso, sempre a chiedere notizie sul suo lavoro, sobbalzava ogni volta che qualcuno gli si
avvicinava alle spalle, per questo quando casualmente lo aveva visto entrare in quel bar con il viso così tirato si era nascosta e ora pensava a cosa fare. La serata con sua figlia e l'amore che sentiva per lei le avevano fatto vedere la relazione con Carlo in modo diverso. Si è vero c'era un'attrazione tra loro, ma non erano mai arrivati al dunque e questo perché nel suo cuore c'era ancora Antonio, sempre lui e solo lui. Aurora poi, adorava il padre e non sapeva del tradimento poiché Ramona
aveva sempre fatto in modo che la figlia crescesse con la convinzione che si erano
separati per incompatibilità di carattere; non voleva che Antonio fosse sminuito agli occhi di Aurora. Rientrato a casa Marco si fece una doccia gustandosi la sensazione dell'acqua calda. La corsa mattutina ormai era diventata un'abitudine e correre per lui era diventata la cosa più naturale del mondo, lo aiutava a riflettere e a scaricava tutte le tensioni. Il telefono squillò come al solito e da una settimana succedeva ormai e sempre alla stessa ora. Si affrettò a rispondere con la convinzione che anche questa volta avrebbero riappeso. Di nuovo quel silenzio, di nuovo quel respiro, ma stavolta una voce flebile "Mi chiamo Ramona, ho bisogno di lei". (Mara Paviola).
Ma quella visione di donna matura e determinata che si sedette al suo tavolino, lo prese impreparato e per alcuni aspetti confuso in mente sua, ma una confusione dolce che fino ad ora non aveva mai assaporato. Marco non sapeva con chi stesse interloquendo fin quando il giorno dopo incontrò Ramona. Per il lavoro che svolgeva non si era mai preoccupato di costruirsi una famiglia, poiché i pericoli da affrontare erano all'ordine del giorno ed era perfettamente consapevole che chiunque gli si fosse avvicinato avrebbe rischiato la vita. (Luigi de Vivo).
Anche Ramona si stupì di trovarsi di fronte ad un uomo così attraente, ma era troppo spaventata per lasciarsi andare a considerazioni che non riguardassero il motivo della sua presenza. (Mara Paviola).

Dopo i convenevoli d'obbligo, Ramona rivelò tutto ciò che aveva udito nel dialogo tra Carlo e lo sconosciuto. Alla fine Marco, pensieroso, proferì dei suggerimenti da adottare nel frattempo che fosse riuscito a scoprire qualcosa in merito a Carlo.
(Luigi de Vivo).
Ramona tirò fuori una busta caduta dalla tasca di Carlo che conteneva diversi documenti, sempre con il viso di Carlo ma con nomi diversi. Marco alla vista di quel volto sobbalzò, era proprio il tipo che aveva visto parlare con il suo amico morto.
(Mara Paviola).
Le rivelazioni fatte da Ramona attirarono l'attenzione del Commissario che congedandosi, le diede alcuni suggerimenti da adottare nel frattempo che fosse riuscito a trovare indizi sul sospettato. Quel dialogo era servito a Carlo per rafforzare la sua ipotesi riguardo il falso suicidio del suo collega. Trascorsero alcuni giorni di indagini che il Commissario stava attuando in maniera non ufficiale e senza poter coinvolgere i colleghi della sua squadra per non subire intimidazioni da parte
del Capo. Quest'ultimo infatti, aveva ormai archiviato il caso. Ramona, intanto aveva adottato i suggerimenti di Marco evitando di incontrare Carlo senza farlo insospettire. Nella sua mente si affollavano i pensieri negativi che quel rapporto stava sviscerando e che di certo stava portando ad un epilogo non voluto e non desiderato.
(Luigi de Vivo).
Carlo era in preda al nervosismo, fumava una sigaretta dietro l'altra, non riusciva a capire dov'era finita la busta con i documenti che dovevano servire a farlo uscire dall'Italia, sentiva il fiato della polizia sul collo, prima che quel maledetto poliziotto  l'aveva scoperto con un carico di droga...poi Ramona che non collaborava più come prima e che sembrava sospettasse qualcosa, e ora un altro carico in arrivo che sarebbe stato l'ultimo si ripromise... troppi rischi però, ormai poteva permettersi di ritirarsi.
(Mara Paviola).
Quest'ultimo carico di droga aveva deciso di dirottarlo a Genova e di utilizzare dei corrieri per il trasporto a Milano. La posta in palio era propedeutica al prosieguo della vita mondana, delle escursioni, le serate di gala, per non parlare di tutti i retroscena che potevano implicare quella sua conduzione quotidiana. Tutto ciò spingeva i pensieri di Carlo verso una sistemazione definitiva. (Luigi de Vivo).
Ramona disperava di uscire indenne da questa situazione, era terrorizzata se Carlo avesse scoperto la sua denuncia per lei sarebbe stata la fine, se lo sentiva nelle ossa...Ripensò allo sguardo allucinato di Marco alla vista dei documenti, ma chi aveva riconosciuto? Chi era Carlo? In cosa era implicato? Cominciò a tremare, non solo per quello che poteva succedere a lei, ma a sua figlia! Quale arma migliore allora per una vendetta? E se si fossero vendicati di lei colpendo sua figlia? Con questi tristi pensieri andò a letto, sapendo già che il sonno non sarebbe arrivato... Marco nel frattempo era elettrizzato; finalmente le cose cominciavano a muoversi, aveva trovato il famoso Carlo e qualcosa gli diceva che lo avrebbe portato dritto al "fantasma". Il suo sesto senso gli diceva che era sulla pista giusta, dopotutto erano giorni che lo seguiva e ora dopo averlo visto trafficare tutto il giorno, aveva capito che stava per succedere qualcosa. Ecco che lo vide salire in auto e partire come un razzo. Cominciò a seguirlo tenendosi a distanza; il suo istinto lo spingeva a chiedere rinforzi, altrimenti non avrebbe potuto spiegare al suo capo che non solo il suo amico, ma ora
anche lui aveva fatto un'indagine privata. Se si fosse scoperto, lo avrebbero buttato fuori e non poteva permetterlo, il lavoro era tutta la sua vita. Dunque prese la decisione di agire da solo. Intanto Ramona doveva chiamare Antonio. Prese questa decisione dopo aver riflettuto a lungo. Se Aurora era in pericolo il padre aveva il diritto di saperlo, infatti le avrebbe chiesto di portarla via e di proteggerla. Quando Antonio sentì la voce di sua moglie, lacrime copiose cominciarono a scendere dai suoi occhi, l'emozione era tanta, da molto tempo ormai non la sentiva più. Aurora andava spesso a trovarlo, ma lui non aveva più avuto il coraggio di affrontarla ed avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro e cancellare il tradimento. Quando Ramona smise di parlare, Antonio era annichilito, non capiva bene la situazione, ma aveva avvertito la paura di perdere le persone più preziose della sua vita! Si mise in viaggio anche se era stanco morto, infatti la sua era stata una giornata davvero massacrante, ma non solo avrebbe portato via sua figlia, avrebbe protetto anche Ramona! Correva a velocità sostenuta sorpassando le auto che protestavano suonando ripetutamente il clacson, quando all'improvviso si trovò dietro un'auto che gli sembrava di conoscere. Intravide un viso familiare...riconobbe Marco, il suo amico commissario. Non gli pareva vero di aver avuto tanta fortuna! Decise subito di seguirlo, gli avrebbe spiegato la situazione e chissà se in due sarebbero riusciti a decidere qualcosa. Carlo, ignaro di essere seguito, arrivò al porto dove lo aspettava un carico di droga che aveva nascosto dentro un'imbarcazione al di sopra di ogni sospetto. Il tipo incontrato al bar gli si avvicinò con in mano una valigia molto ingombrante in cui c'erano chili di cocaina pura. Aspettarono in silenzio che arrivassero per via mare i compratori. Da lontano si sentiva un rumore, era una barca che si stava avvicinando lentamente. Scesero due uomini e Marco che aveva l'impressione di essere seguito, accostò la macchina e aspettò che l'altra proseguisse, ma con sua grande sorpresa, la vide accostare. Aveva già la mano sul calcio della pistola quando vide scendere il suo amico Antonio. Dopo la sorpresa e i saluti, Antonio lo mise al corrente degli ultimi avvenimenti. Marco vide in lui un alleato ed allora salirono tutti e due nella sua auto e proseguirono sempre dritti, visto che quella strada portava solo al porto. Dopo un breve tragitto, si fermarono e nascosero l'auto dentro un capannone disabitato. Anche Antonio aveva una pistola acquistata tempo prima per legittima difesa. Proseguirono a piedi finché non sentirono delle voci, si nascosero dietro un muro e si misero ad ascoltare delle voci che sembravano litigassero furiosamente. Ecco all'improvviso uno sparo! Videro un uomo accasciarsi a terra. Marco riconobbe Carlo e gli altri tre cominciarono a fuggire verso la barca, ma vennero fermati dal commissario ed Antonio che avevano fatto credere di essere molti di più. Quando i trafficanti poi, si resero conto che erano solo in due, ormai era tardi , erano già legati con una corda di fortuna. A questo punto Marco non poteva far altro che chiamare la centrale e fare arrivare un'ambulanza. In seguito, seduti in un locale, Antonio e Marco stavano raccontando a Ramona ed Aurora l'epilogo della loro avventura notturna. Carlo era un narcotrafficante, ricercato in vari Stati e quando Ramona lo aveva visto al bar stava concludendo gli ultimi accordi per quello che pensava fosse l'ultima operazione. Lei si era fidata purtroppo di quell'uomo, senza sapere che era stato mandato dal suo eterno rivale che aveva già dato l'ordine di eliminarlo per restare l'unico spacciatore. La ferita di Carlo si rivelò superficiale e questo permise al commissario di interrogarlo. Il suo mutismo però, si dileguò quando lo misero al corrente del complotto ed allora per vendicarsi, fece nomi e luoghi, il che avrebbe permesso la cattura di uno spacciatore ricercato in tutto il mondo e di tutti i suoi complici, oltre l'arresto di Carlo detto "Il
fantasma". Marco salutò e promise di metterli al corrente delle novità. Restarono in tre. Aurora corse dietro al commissario per farsi raccontare i particolari della storia, mentre invece Antonio e Ramona si guardarono sorridendo al pensiero che Aurora un giorno avrebbe scelto il giornalismo come i suoi genitori. Ma il sorriso si spense sulle loro labbra, si guardarono a lungo, ognuno sperava che l'altro facesse il
primo passo. Antonio non osava chiederle perdono e Ramona non voleva si sentisse umiliato. "Ciao" gli disse, e "Ciao" lui gli rispose. Si allontanarono così ognuno per la sua strada. Antonio si fermò di colpo e si voltò. La guardò camminare e pensò "non posso perderla..." Ramona si fermò sentendosi osservata, i metri che li separavano furono ben presto superati, si abbracciarono. "Ti amo" disse Antonio. "Ti amo" rispose Ramona. (Mara Paviola).
Lui la cinse a sé con un fremito di passione, mentre le mani di lei scivolarono dolcemente accarezzandogli la nuca. Si baciarono con il cuore in gola, e mentre i respiri si facevano affannosi e i corpi si stringevano impetuosi, le loro anime si unirono in un vortice di eros. All'improvviso lui si fermò e scostandosi forte, le afferrò le mani. I loro sguardi divennero più profondi della notte...gli occhi scintillanti più delle stelle, con i visi rischiarati da una romantica luce lunare. Il tempo si fermò. Lei con le dita della mano destra, con fare ammaliante, ridisegnò dolcemente e lentamente i contorni delle labbra di lui che pazzo e fremente d'amore, fissandola negli occhi, la riavvicinò con forza improvvisa e la baciò con trasporto, lasciandole scivolare le mani lungo i fianchi. Un vento caldo e complice univa ed avvicinava i loro corpi ardenti di desiderio...Una passione mai sopita che riaffiorava come un uragano, in una nuova, rinnovata ed enorme tempesta di fuoco... (Ellybetta).


                                                                                                THE END

martedì 11 novembre 2014

Intervista ad Anna Conte

Una donna eroica ed ironica, 
Anna Conte

Anna Conte, scrittrice potentina, è una di quelle donne che lasciano il segno. Ironica, intelligente ed affascinante, sposata e madre di due splendidi ragazzi, Linda di 20 anni, figlia naturale e Biniam, un ragazzo etiope quattordicenne, adottato da quattro anni.
Li adoro e insieme al mio amore sono la cosa più bella della mia vita”, ci tiene a precisare. Ma Anna ama immensamente la vita in tutta la sua bellezza, apprezzandone ogni sfumatura.
Oltre ad essere un architetto che svolge la sua professione con passione perché è un lavoro che le permette di spaziare con la mente ed essere creativa, Anna insegna Arte ed Immagine nelle Scuole Secondarie di primo grado.
Mi piace stare a contatto con i ragazzi, trasferire loro la mia gioia di vivere, l’amore per la bellezza. Desidero che ognuno di essi riesca a cogliere l’essenza di ogni cosa e non soltanto nelle opere degli artisti che si sono succeduti nel corso dei secoli”.
Non solo. Anna ama la musica ed ama ballare.
La musica fa vibrare le corde dell’anima, determinandomi sensazioni ed emozioni incredibili; il ballo mi dà un grande senso di libertà, di gioia, mi consente di estraniarmi dalla realtà e catapultarmi in un mondo dove esisto io, la musica e il mio corpo che libero di esprimersi, danza e celebra la vita…”.
La sua passione si estende anche alla scrittura. Anna ha partecipato a vari concorsi di poesie, conseguendo importanti menzioni di merito.
Da qualche anno mi diletto a scrivere poesie (oso chiamarle così, prostrandomi ai piedi dei sommi poeti), perché sento forte il desiderio di esternare ciò che ho dentro.
Ho scritto un libro autobiografico, soprattutto a scopo terapeutico. Tacco 12. In bilico sulla vita”.
“Come mai un libro autobiografico?”.
Perché essendo una persona molto sensibile, ho sempre avvertito la necessità di esprimere i miei pensieri e i miei sentimenti, ma fino a poco tempo fa non avevo  il coraggio di farlo, perché non ero pronta, ero ancora troppo debole e insicura. Molte volte poi, provavo ad abbozzare qualche pensiero su fogli, ma finivano irrimediabilmente accartocciati e cestinati”.
“Cosa ti ha spinto allora ad esternare le tue emozioni?”.
Avevo  bisogno di un input, una spinta  forte, che mi sbloccasse, ed è successo circa due anni fa durante un periodo buio della mia vita. Mi sono resa conto che l’angoscia e i sentimenti che provavo mi avrebbero soffocata se non li avessi tirati fuori. Ho iniziato prima a scrivere qualche poesia e successivamente questo romanzo autobiografico. Avevo bisogno di far chiarezza dentro di me, di fare i conti con me stessa. L’ho scritto e nel rileggerlo è stato come quando vai al cinema e guardi il film che parla dell’esistenza di un altro… ero la spettatrice di me stessa e della mia vita. Tutto mi è apparso chiaro, ogni tessera è stata collocata al posto giusto, ho riflettuto a lungo sugli avvenimenti che l’hanno caratterizzata ed ora sono più serena. È  anche una sorta di testamento morale per i miei figli. Il mio desiderio è che le esperienze da me vissute possano essere per loro un bagaglio da cui attingere per affrontare la vita con forza, ottimismo e vivere serenamente. Solo in questo modo la mia vita avrà veramente un senso profondo”.
Anna infatti nel suo libro racconta la sua vita alla figlia. Una vita contrassegnata da alcuni disturbi alimentari e dalla sclerodermia o sclerosi sistemica progressiva (SSP), una malattia cronica autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca i suoi stessi tessuti. Ad Anna attacca i polmoni, ma oggi grazie ad un trapianto, riesce a superare la fase più critica. Il suo libro Tacco 12. In bilico sulla vita, è una sorta di diario per esorcizzare le paure. Il Presidente Napolitano le ha assegnato il premio quale “donna eroica dell’anno”.
Ed Anna eroica lo è per davvero. Oltre ad avere affrontato con naturalezza ed eleganza situazioni critiche dovute alla malattia, attraverso il suo esempio riesce a dare conforto e speranza a chi si trova in situazioni difficili.
La vita è bella proprio per questo senso di inafferrabilità, caducità ed  inconsapevolezza di ciò che avverrà… è vivere facendo dei programmi senza sapere se poi si avvereranno. La vita è bella perché è una continua sfida, non è mai noiosa, è sempre tutto e il contrario di tutto, le cose si verificano quando meno te l’aspetti ed invece non si realizzano quando sei quasi sicuro che si concretizzeranno. La vita è inseguire un sogno, con la consapevolezza che forse mai si avvererà, ma continuare a crederci e sperare, e se non si realizzerà avremmo vissuto la gioia della speranza e la felicità dei pensieri ad esso legati. Questa è la bellezza… che si compie, anche… anzi oserei dire soprattutto, attraverso la malattia, perché è in questa situazione che capisci che nulla è scontato, riesci ad apprezzare ogni singolo momento, riesci a cogliere le sfumature insite nella straordinaria bellezza del creato ed essere sensibile e compenetrarti nei panni di chi sta male e chi sta affrontando ogni genere di difficoltà. Riesci a comprendere che la vita va vissuta ogni attimo e che ogni secondo non va sprecato. Questo mi ha insegnato la malattia e se da essa è scaturito tutto ciò, ringrazio Dio per avermi dato l’opportunità di comprenderla e viverla… Ed io la vivrò, pienamente, intensamente con ironia e il sorriso sulle labbra… con o senza tacco 12…”.
                                                                                                                Ellybetta

mercoledì 15 ottobre 2014

Ramona Parte Terza

Ramona Parte Terza

Il loro era un rapporto che si stava consolidando anche se in quella estate del ’64, la gente non era preparata per rapporti di coppie senza vincolo di matrimonio.
Decisero di lì a breve di sposarsi e di realizzare una famiglia. Il tempo di fare un po' di conti e organizzare il matrimonio con pochi intimi, che si ritrovarono a fine anno sposati. Passarono alcuni anni nella conduzione familiare accresciutasi con la presenza di Aurora, una dolce bambina vero orgoglio di Ramona ed Antonio. Ne andavano matti entrambi e quella figura non faceva altro che rafforzare il loro legame. Eravamo nel pieno ’68, data storica per l'Europa e successivamente per l' Italia che rappresentò la contestazione giovanile con un cambio generazionale a livelli politici ed un vero boom economico. In quegli anni Antonio andava spesso a Roma per carpire notizie da poter pubblicare, mentre Ramona era impegnata nel ruolo della madre e qualche trafiletto di notizie locali. Antonio era quasi sempre assente, per via dei reportage che doveva sostenere e, come spesso accade nei vari viaggi, conobbe una giovane donna di 26 anni, Ramona ne aveva 10 di più, con la quale dopo qualche tempo iniziò ad instaurare una frequentazione. (Luigi de Vivo).
Ramona lo sentiva sempre più distante e un giorno per caso scoprì un biglietto con un indirizzo. Aspettò il marito che uscisse di casa e assistette all'incontro con la sua amante. Scappò disperata, tornò a casa, fece in fretta e furia una valigia e con la bimba scappò a Milano. Il suo cuore era a pezzi! Mai avrebbe creduto...prese il primo treno e con lo sguardo pieno di lacrime rivolto al finestrino, giurò a se stessa che mai più avrebbe permesso ad un uomo di farla soffrire! Ah il suo Antonio! Questa era grave e sapeva di non poterlo perdonare. "Mamma, perché piangi?". "No, vieni qui piccola mia, abbracciami, il treno é pieno di moscerini...dormi, tesoro mio..." (Ellybetta).
 Ripensò alla sua rinuncia di anni prima, ma non era pentita lo avrebbe rifatto... cos'era cambiato? Forse la sua voglia di essere madre lo aveva relegato a un ruolo marginale dentro la famiglia? Si era sentito trascurato? Decise.... se lo sarebbe ripreso, ma come? Non certo facendogli scenate, bensì spingendolo ancora di più verso di lei, troppo comodo tradirla con una che i primi tempi mostra solo il lato buono, no, lasciandola l'avrebbe rimpianta, invece frequentandola di più, avrebbe scoperto anche i lati negativi. Ritornò a casa, come una furia prese il telefono, chiamò Antonio e gli comunicò che la casa era inagibile a causa di un allagamento. “Che restasse pure a Roma finché i lavori non terminano... voglio vedere” pensò, “se vivendo con lei non salta fuori qualche rogna!”. Alla sera quando lui telefonava il suo cuore piangeva, gli passava la bambina perché la sua voce era rotta dal pianto, lo sentiva felice e non sembrava affatto desideroso di tornare a casa, cominciò a chiedersi se forse aveva esagerato. Nel frattempo Antonio si era pentito mille volte. Ma che voleva da lui? Pensava che alla sera stanco morto la portasse in discoteca? Non ne poteva più di tutti i suoi piagnistei... telefonò a casa... lavori fatti o no aveva deciso di tornare, si sentì sprofondare quando Aurora gli comunicò di aver preso il morbillo...non poteva tornare...era l'unica malattia che non aveva avuto.
(Mara Paviola).
Passarono alcuni giorni di contatti telefonici, perlopiù tra Antonio e Aurora. Ramona stava maturando sempre più l'idea di cambiare posto e di trasferirsi a Milano, dove fortunatamente stava una zia un po' avanti negli anni rimasta vedova del marito. Ramona era soprattutto alla ricerca della felicità sua e di sua figlia, dati gli eventi accorsi che non lasciavano più sperare in un amore. La bugia del morbillo le fu utile per organizzare il suo trasferimento a Milano, preoccupandosi di non andare all'avventura ma di aver creato dei contatti utili per il suo lavoro.  Il pensiero di Antonio scemava nella mente di Ramona facendo posto al desiderio di realizzare qualcosa di grande per se è per Aurora. Dopo i primi giorni di Germania nella città e un po’ di ambientamento, Ramona prese contatti con una testata giornalistica dove dopo un colloquio di conoscenza e, dato che il suo era un curriculum di tutto rispetto, iniziò a far parte del giornale. Si era quasi sopraggiunti alla fine degli anni ’70 e Ramona insieme ad Aurora ormai dodicenne e alla zia Antonietta conducevano la loro esistenza in una città che rappresentava uno dei fulcri del cambiamenti della vita sociale in Italia. Ramona acquistò una Seicento bianca della Fiat, macchina utile ai suoi spostamenti. La vita a Milano era un tumulto continuo di innovazione e di ispirazione, anche se il periodo fu caratterizzato da atti violenti e intimidatori da parte di bande armate che rivendicavano attentati contro lo Stato. La modernità, così come era intesa, prendeva il passo alla conclamata e classica famiglia patriarcale. Iniziavano ad aumentare le coppie separate, ed in questo per alcuni aspetti Ramona ne era consolata, poiché erano diradati gli incontri con Antonio e Aurora.  Ormai stava iniziando a prendere le sue decisioni sugli studi da proseguire. Difficilmente una donna  di carattere e determinata come Ramona, complice anche il suo aspetto fisico che malgrado avesse superato i 40 anni e i segni della vita ne avessero rimarcato i segni, era pur sempre una donna interessante e attraente. In cuor suo Ramona aveva fatto posto prioritariamente alla figlia senza badare a coltivare i suoi sentimenti verso altri. Ed ancora difficilmente nella vita una persona non ottiene i risultati sperati e creati poco alla volta con abnegazione e sacrificio. Ramona aveva smesso di fare la giornalista di cronaca, anche se ebbe la possibilità di piazzare alcuni scoop che la resero nota nell'hinterland milanese, per dedicarsi alla direzione di una testata di moda. Quale futuro migliore per una donna dirigere una rivista di moda nella capitale della moda stessa! (Luigi de Vivo).
Ma i sentimenti avevano il primo posto nel suo cuore, nessuno aveva preso il posto di Antonio, si chiedeva spesso come erano arrivati a quel punto, forse l'orgoglio, o il fatto di non accettare il tradimento, ma la vita continua e ora era pronta a riprendere in mano la sua vita sentimentale. Dirigere una rivista di moda le dava la sicurezza economica di cui aveva bisogno, per lei e Aurora. Ma questo non bastava a riempire la sua vita, voleva amare, voleva incontrare Antonio e vedere se veramente l'amore era finito (Mara Paviola).
Le giornate si accavallavano una sull'altra, i rapporti con i collaboratori erano buoni e nel frattempo con la crescita di Aurora cominciava a avviarsi nel cuore di Ramona il desiderio di poter condividere le sue conquiste con un uomo che le potesse dare nuovamente il famoso friccichio al cuore (Luigi de Vivo).
 
E quell'uomo non poteva essere che Antonio (Mara Paviola). 
Ma durante una sera mondana in una prestigiosa villa, dopo una sfilata di alta moda con i migliori stilisti sulla piazza, in cui erano presenti molti personaggi della Milano Vip, tra cui le fu presentato un uomo dal piacevole aspetto e dai modi cortesi. Si trattava di Carlo che ebbe la capacità di far trascorrere la serata a Ramona con il suo raccontare ed il tempo ritornò a bloccarsi... Il piacere della disquisizione dialettica di quel personaggio aveva fatto dimenticare a Ramona il perché si fosse ostinata a considerare tutto il genere maschile da mettere al bando. Una seconda vita, pensava Ramona nella sua mente quando alla fine della serata si ritrovò nel suo letto a rimuginare sull'accaduto. Fra le tante cose che Carlo aveva proferito durante il dialogo, si era intuito che stava parlando un imprenditore affermato che nessuna limitazione la vita poteva regalare (Luigi de Vivo).
Ramona era profondamente scossa. Per la prima volta nella sua breve tormentata esistenza, un uomo si era rivolto a lei con sincerità. La amava davvero ed era profondamente diverso dagli altri uomini. E per la prima volta, avvertì un brivido particolare, mai provato prima; sentiva finalmente l'amore scorrere da lui verso di lei. (Raffaele Magliulo).

Ma Carlo le trasmetteva anche una certa inquietudine... troppo perfetto...troppo per essere vero... si ripromise di prendere informazioni su di lui. Cominciarono a frequentare le stesse persone, gli stessi posti e, dato che le informazioni ricevute erano ineccepibili, cominciò anche a lasciarsi andare alle emozioni. Nel frattempo Marco, un commissario un po' fuori dal comune per il suo acume e competenza, stava guidando la sua auto, lasciando vagare i pensieri e chiedendosi perché volesse passare il resto della giornata libera a indagare su un assassinio. C'era qualcosa che non lo convinceva in quel crimine, il suo migliore amico e collega era stato ucciso durante un'ispezione. Una cosa di normale amministrazione si era rivelata qualcosa di grosso
che portava a un noto trafficante di droga mai preso e mai visto. Lo chiamavano "il fantasma". Aveva visto molti omicidi nel corso della sua carriera, ma questo era diverso da tutti, troppo macchinoso, troppo organizzato per far pensare a un suicidio, eppure
i suoi superiori ne erano convinti e avevano chiuso il caso. Il suo amico non si sarebbe mai ucciso, lui lo conosceva bene! Purtroppo però era andato da solo in quel luogo senza avvertire nessuno e ci aveva rimesso la vita. Ora toccava a lui scoprire cosa era successo veramente. Carlo dal canto suo sapeva invece di avere un potere su Ramona e non si faceva scrupolo ad usarlo. L'attrazione che la donna manifestava per lui era l'ideale per tenerla legata a sé e questo gli serviva per avere le notizie di prima mano che gli interessavano e visto anche che Ramona era amica del giornalista occupato sul caso del fantasma... (Mara Paviola).

Intervista a Tony D'Aloia

Ama le persone vere e sincere, Tony D’Aloia

Un cantante foggiano, Tony D’Aloia, che ha iniziato ben presto e tutto da solo, già dall’età di 12 anni.
 “Tony, qual è il tipo di musica che prediligi?”.
La musica che più mi piace è quella di tipo piano bar, ma amo anche la musica soul”.
“Quali strumenti suoni?”.
So suonare sia la chitarra che il pianoforte, però adoro soprattutto cantare”.
“A quale cantante ti ispiri?”.
Mi ispiro al grandissimo Ray Charles, ma canto un po’ di tutto”.
“Ti esibisci da solo o in compagnia?”.
Mi esibisco quasi sempre da solo, a volte in coppia”.
“Dove canti o suoni di solito?”.
Canto durante serate di piano bar, matrimoni e feste di ogni tipo. Mi piace in particolare esibirmi alla Villa dei Gourmets a Foggia, che è un locale molto raffinato”.
“Cosa ti gratifica maggiormente?”.
L’apprezzamento della gente mi gratifica moltissimo e le persone che sono vere e sincere”.
Tony ha suonato in molte regioni italiane ed in tantissimi locali e chiedendogli se ha però qualche rimpianto, risponde che è quello di essere tornato al Sud.
Condizione questa che però purtroppo accomuna anche vari altri artisti che avrebbero bisogno di maggiori gratificazioni personali e soprattutto di opportunità lavorative, carenti ai giorni nostri.

Ma Tony si è accontentato guardando oltre.
                                                                                                                Ellybetta

mercoledì 8 ottobre 2014

Intervista a Marco Ghirardelli

Marco Ghirardelli, dall’incontro con Mina a Bennato
ed alle varie esibizioni artistiche

Nato a Boario Terme, in Val Camonica, Marco Ghirardelli, inizia fin da giovanissimo a suonare la batteria.
“Marco, cosa ricordi di più di quegli anni?”.
Ricordo i miei amici di infanzia con i quali mi dilettavo a suonare una batteria realizzata con cartoni, pentole e coperchi…”.
Autore di testi e di musiche, si è esibito negli anni 60-70 con il gruppo dei Forrest, ben noti nel bresciano e nel bergamasco, incidendo con essi dischi di buon successo. Inoltre da cantante jazz negli anni ’80, si è esibito in numerosi teatri in Italia e all’estero ed ha lavorato a lungo come capo animatore in noti villaggi turistici.  E’ stato anche direttore di alcune aziende ed ha scritto per alcuni giornali, nel campo della pubblicità cinematografica e redazionale.
“Insomma Marco, ti sei dato da fare in molti campi, come musicista, cantautore ed arrangiatore. Forse qualcos’altro?”.
Ebbene sì. Sono stato pure ritrattista, illustratore e scrittore”.
“Ma per esercitare tutto questo cosa occorre?”.
Occorrono sensibilità, fantasia o la capacità di lasciarsi andare, seguendo le proprie suggestioni. Anche curiosità e cultura sono essenziali. Penso però che il talento che si nasconde nel cuore di ciascuno di noi, sia pronto ad emergere in tutta la sua forza a vent’anni, come a settanta”.
“Marco, quale la tua prima opera?”.
Un vivacissimo romanzo storico sui conti Martinengo Colleoni di Cavernago e di Brescia; primo libro di una trilogia. Il romanzo narra delle avventure di una mia antenata, Camilla Cecilia Riccardi, nipote dei Conti Provaglio e figlia dell’ultima discendente dei Colleoni. Un libro denso di episodi che si snodano nell’intreccio di un thriller, come prima parte del romanzo. Nella seconda parte invece, è possibile ritrovare intime ed appassionanti considerazioni riguardo il mondo medioevale”.
“La tua passione per il disegno quando è nata?”.
Fin da bambino. Già in seconda media vinsi un concorso nazionale di disegno per le scuole, con una tavola dedicata allo sbarco di Garibaldi a Calatafimi. In prima ragioneria fondai un giornale studentesco, insieme ad altri studenti ed iniziarono anche le mie prime caricature”.
“I racconti invece?”
Collaborai con un mensile in cui vennero pubblicate diverse puntate di miei racconti gialli, con atmosfere alla Hitchcock e che arricchivo anche con i miei disegni”.
“E la musica?”.
A dir il vero avevo intrapreso la carriera musicale con una mia band e mi allontanai per fare nuove esperienze in Svezia, Olanda e Danimarca ed incisi anche un disco, ma al ritorno ripresi a disegnare, infatti fui accolto nel team di disegnatori del Maestro Sandro Angiolini”.
“Quindi nella tua vita hai alternato periodi dedicati al disegno, alla scrittura ed alla musica. Come si chiamava il tuo gruppo e cosa suonavi?”.
Ho sia cantato che suonato chitarra e batteria nella band i Forrest, il cui singolo di esordio fu Ascolta il Mare/Non serve piangere, con atmosfere di fine anni ’60 inizi ’70”.
“Incontrasti anche Mina, come e quando avvenne?”.
Il Maestro Vittorio Buffoli, Presidente della giuria in un concorso per cantanti, scoprì la nostra band. Venne premiata al Teatro di Pontoglio (Bs), sia l’interpretazione  del cantante e chitarrista Renato Foresti, che io per il mio assolo di batteria, ispirato al celebre I see you in my drums, degli Shadows. Fu allora che mi si prospettò la possibilità di suonare con Mina ed a malincuore mi allontanai dai Forrest. Iniziai così le prime prove con la grande stella della canzone italiana a Chiari. Mina ormai era un mito. Era splendida e con una spiccata personalità. Conobbi anche il celebre impresario Elio Gigante. Peccato però che per un equivoco, alla fine venne convocato un altro batterista e sfumò il mio sogno di suonare per lei…”.
“Cosa più ricordi di Mina?”.
Ricordo la sua gentilezza nei miei confronti; forse le ricordavo il fratello da poco scomparso alla mia stessa età di allora. Mi è rimasto impresso l’episodio del ferro da stiro, descritto anche nel mio blog; il ritratto che le ho fatto al ristorante su di un tovagliolo con il pennarello, prima della sua esibizione e del quale ha molto riso… Ricordo le prove fatte insieme a casa del suo pianista ed arrangiatore, il Maestro Buffoli di Chiari, in concomitanza del Festival di San Remo, alla cui edizione lei già allora non aveva voluto partecipare ed il suo sano appetito e gradimento della buona cucina bresciana che la moglie di Buffoli sapeva preparare. Ricordo ancora la sua stima nei confronti di Claudio Villa in quelle serate a San Remo e del pezzo che aveva portato là. Mina era semplice, genuina, spontanea e dolcissima, oltre che molto brava e con un’estensione vocale da impressionare. Poi però i Forrest mi riaccolsero, ma non suonai più le percussioni e passai alla chitarra”.
“Suonasti anche con Bennato?”.
Sì, tenni con lui qualche concerto, ma con il successo andò via, lasciandomi in regalo la sua armonica a bocca, con un piccolo aggeggio per posizionarla davanti al viso e che lui stesso costruì”.
“Di Edoardo, quale aspetto ti ha più colpito?”.
Di Bennato mi ha colpito l’irriducibile tenacia nel perseguire il proprio obiettivo. Mi ha deluso non averlo più sentito, nonostante l’amicizia e che non mi abbia più cercato, appena diventato famoso. E che non mi abbia dato una mano…(cosa che io avrei certo fatto con lui), quando ci siamo incrociati ad un provino alla casa discografica Numero 1 di Lucio Battisti, nella quale ormai lui era ben inserito e già incideva i suoi 45 giri. Naturalmente anche la sua ecletticità e bravura. Ho imparato diverse cose da lui, a proposito del modo di suonare le 12 corde e l’armonica a bocca. Lui invece mi diceva “Avessi io la tua voce…” Inoltre insieme abbiamo  registrato un pezzo, che però è poi andato in onda in modo diverso, tempo dopo. È venuto anche con me a Milano, supportandomi con la sua chitarra in un pezzo che si chiamava Jasmine, realizzato poi con altro titolo nel mio ultimo  Cd”.
“Insomma Marco hai conosciuto grandi artisti e tu stesso hai ottenuto l’ammirazione di grandi nomi come Fausto Papetti e Giorgio Gaber, una vita molto movimentata la tua, con varie incisioni di Cd, anche con il nome di Marco Forti. Numerose dunque le tue attività, dal pubblicitario alla collaborazione con testate giornalistiche, all’imprenditoria, ma  nel prossimo futuro hai qualche altro progetto in cantiere?”.

Appena ne avrò il tempo, porterò a un editore la raccolta delle mie oltre cento poesie, scritte quasi per caso all’inizio e che poi, sempre più mi è piaciuto, giorno dopo giorno, pubblicare su Facebook, per la schiera di amicizie che hanno dimostrato davvero molto interesse a questo riguardo, spingendomi a scriverne altre sempre nuove e su temi diversi; gioiose o delicate o anche un po’ tristi a volte, ma sempre scritte di getto”.
                                                                                                         Ellybetta

Ramona Parte Seconda

Ramona Parte Seconda

Dei due, per niente imbarazzati, Bernardo disse ad Alessio, che la cameriera poteva rientrare fra i personaggi del film, non ricordandosi più della bella Ramona. Alessio, che in cuor suo non l'aveva affatto dimenticata, rispose che avrebbe sicuramente convinto la cameriera a recitare per il film. Fra la fine del drink e prima di andar via, Alessio ottenne il numero del telefonino di ramona con la promessa di contattarla il domani lavorativo (Luigi de Vivo).
Ramona...un nome che racconta tutta la sua vita, condannata ad essere giudicata dall'apparire piuttosto che dall'essere...si domandava se esiste davvero l'amore... quello vero...quello che il papà le descriveva con tanto trasporto. Già dal giorno in cui lui venne a mancare nessuno più era riuscito a farle respirare Amore... Il suo statuario corpo era stato violato senza la minima tenerezza...ed imparò presto ad usare quel corpo...a nascondere la sua sensibilità ...recitare...cos'altro fare in un mondo senza amore? Interpretare i sentimenti per non sentire il vuoto di dentro...ed i suo occhi volgono al cielo. Alessio...troppo perfetto vero papà...tanto perfetto...troppo, vederlo seduto lì con un uomo accanto...e la verità si rivelò nuda ed a testa bassa girò le spalle a quell'ennesima illusione ripeteva per farsi forza... Mi chiameranno...sì! Mi chiameranno... (Laura Aller).
Ma la tensione degli ultimi avvenimenti crea in Ramona uno stato di ansia che le impedisce di vivere come vorrebbe. L'ansia è però per lei uno stimolo che la porta ad analizzare concretamente la situazione che sta vivendo, a fare un bilancio di come ha vissuto...delle cose che ha realizzato. Inizia così per lei un viaggio interiore per scoprirsi e trovare la sua vera identità. Forse è giunto il momento di cambiare...di ricreare la sua vita...magari con nuove e diverse opportunità lavorative...
(Mariella Riboldi).
Ramona si era rivolta anche al suo più caro amico e confidente, Pietro, per poter comprendere quella parte di sé ancora oscura e inesplorata. Sperava che la aiutasse per affrontare serenamente le sfide della vita, dopo la terribile avventura capitatale. Lui, segretamente innamorato di lei, la aiutò davvero tanto, forse troppo, rendendola dipendente da lui. E questo lui non voleva. Così un giorno sparì senza
lasciare alcun messaggio, vocale o scritto che sia, lasciando Ramona nel buio più totale, nello smarrimento più completo. (Raffaele Magliulo).
Il giorno dopo però, con grande sorpresa squillò il suo cellulare..si trattava di Alessio..."Hai ottenuto una parte, anche se non é quella da protagonista,
ma ne hai ottenuto anche un'altra di parte…
" E lei con voce tremolante "Di cosa si tratta?". Lui: "Hai ottenuto una parte nella mia mente..é da ieri sera che non faccio altro che pensarti...vorrei conoscerti meglio, permettimelo..." Ramona non poteva crederci... Alessio, bruno, occhi verdi e corpo atletico, un uomo giovane e ricco di fascino, iniziava a corteggiarla! L'appuntamento era per la serata ed una cena romantica in uno dei più bei locali... (Ellybetta).
Della città, Caesar era il ristorante più frequentato da altolocati e affini. Ramona era uno splendore nel suo abito lungo da sera color blu chiaro che mettevano in risalto la lunga chioma bionda. Borsetta a bustina nera abbinata ad un magnifico paio di scarpe a spillo, rigorosamente nere. Lui abito da sera con cravatta. Nel locale si ascoltava una musica di sottofondo live con un pianoforte e vocal. Alla fine della bella serata trascorsa, Alessio accompagnato Ramona a casa e, senza tentare come spesso le era accaduto nel passato, di farsi invitare su, la salutò ricordandole di presentarsi sul set il mattino dopo. Il grande giorno era scoccato e, seppur accompagnata da agitazione e ansia, Ramona si trovò proiettata nel casting a girare la mattina da un padiglione all'altro dei vari set cinematografici, senza per tutta la giornata essere riuscita a mettere a fuoco cosa le stesse accadendo. Era tutto nuovo. Una seconda esistenza? Attori, comparse, regista e tutte le figure della parte organizzativa, truccatori, costumisti, cameraman, fonici, elettricisti, direttori audio, direttori fonici,giraffe volanti, macchine strane, praticamente un mondo dentro il mondo dove Ramona iniziava a prendere corpo. Il primo giorno Ramona fece una comparizione muta in una scena del film. E pensare che tutta la giornata si riassumeva per lei, in una semplice apparizione. Trascorsa la giornata senza aver avuto un vero dialogo con Alessio, la sera Ramona invitò a cena Ester desiderosa di raccontarle della sua giornata. Dal Caesar alla paninoteca da Gianni la differenza era notevole, anche se francamente era il loro vero habitat naturale. Fra un bicchiere di vino, un panino e quattro risate Ester avanzava ipotesi sul comportamento di Alessio. Trascorsero alcuni giorni impegnata fra set cinematografico e serate mondane invitata da persone conosciute all'interno del casting. Le sue apparizioni all'interno della trama cinematografica non lasciavano ben sperare ad un punto di svolta della sua esistenza. Ramona, che aveva anche intrapreso a frequentare degli stages teatrali durante il periodo universitario di scienze della comunicazione, era consapevole che aveva necessità di chiudere i tempi verso una vita decorosa. Era sopraggiunto sabato ed il casting era fermo. Una mattinata di relax da passare insieme ad Ester in giro per negozi. Soffermatesi a guardare vetrine, Ramona venne attratta dalla presenza di una macchina parcheggiata, una BMW di grossa cilindrata con un tizio al volante e con il motore acceso. Dapprima la curiosità venne piano piano scemando quando Ramona iniziò a mettere su castelli e ipotesi di cosa stesse facendo quel tizio, quando all'improvviso sbucarono da dietro l'angolo due individui che frettolosamente saliti a bordo della macchina, presero il largo a tutta birra. A breve la notizia di una rapina ad una gioielleria dietro l'angolo. Ramona facendo una semplice associazione di idee e di ricostruzione degli avvenimenti accaduti, capì chi erano stati gli esecutori. Grazie alle sue capacità mnemoniche era in grado di riconoscere i responsabili della rapina. In lontananza sirene spiegate e macchine a tutta velocità avevano circondato il perimetro della rapina. I vocii delle persone si confondevano nell'aria mentre il territorio circostante si riempiva di uomini in divisa che iniziavano a fare domande ai passanti. Lì vicino un giovane uomo con un book notes che prendeva appunti. Istintivamente Ramona gli si avvicinò e, ad un semplice e primo approccio, fece intuire al suo interlocutore che aveva visto l'accaduto e che poteva fare un identikit dei ricercati. Grande, esclamò Antonio il giornalista, e subito invitò Ramona a raccontargli dell'accaduto ricevendo in risposta il numero del cellulare di Ramona e che si sarebbero potuti incontrare il giorno dopo. Erano le 8,00 di mattina, i raggi del sole avevano completamente Illuminato la stanza. Ramona era desta contro le sue abitudini e rimuginando fra se stessa d'impeto, iniziò a buttare giù un trafiletto di cronaca, reminiscenze scolastiche, quando squillò il telefonino. Antonio,dall'altro capo, invitò Ramona per un caffè e concordarono di incontrarsi all'Emoticon bar. Il mattino dopo i due si incontrarono. Antonio, che non era un fusto ed aveva un aspetto un po' trasandato, con la barba di qualche giorno prima, disse che la testata giornalistica Il Magazine avrebbe sicuramente pubblicato il servizio. Rimasero che si sarebbero risentiti. Il lunedì mattina Ramona andando al set cinematografico, passando davanti ad un edicola venne attirata dal trafiletto frontespizio del giornale
locale Magazine, dalla notizia di cronaca firmata Antomona. La notizia parlava della rapina del giorno prima, pari alla bozza che Ramona aveva consegnato ad Antonio a firma Antomona. Nella lettura Ramona riconosceva il suo scritto, anche se non era integrale. Sul set Antonio la contattò e fissarono di vedersi la sera. Antonio e Ramona
si risvegliarono la mattina dopo abbracciati nello stesso letto. Antonio si prestò ad accompagnare Ramona sul set. Trascorsero alcune settimane e i due si frequentarono quotidianamente risvegliandosi qualche mattina a casa di Antonio e qualcuna a casa di Ramona. Nel frattempo il film volgeva alla fine ed Antonio propose a Ramona di collaborare nella ricerca e stesura di articoli giornalistici. A tal proposito aveva fatto incontrare Ramona con il redattore capo del Magazine. Inizialmente gli articoli venivano firmati Antomona, finché Ramona ottenne la sua colonna dedicata dove poteva firmarsi col proprio nome. (Luigi de Vivo).
Ramona si rivelò talmente brava a scrivere articoli che Antonio si sentiva in qualche modo geloso dei complimenti fatti dal redattore. Sapeva di essere ingiusto, ma non poteva farci niente, era geloso e non voleva ammetterlo neanche a se stesso. Ormai Ramona gli era diventata indispensabile, come far conciliare la vita privata con il lavoro? (Mara Paviola).
L'epilogo di quel rapporto, non più sincero e spensierato si ebbe il giorno in cui Alberto, il redattore capo propose a Ramona di trasferirsi a Roma e collaborare con un giornale a caratura nazionale. (Luigi de Vivo).
Ramona si trovò costretta a scegliere tra l'amore e il lavoro, pensò che di lavori se ne trovano sempre, ma l'amore se è quello giusto non lo trovi più. Era vero che il rapporto si era un po' deteriorato ma avrebbe fatto in modo di farlo brillare di nuova luce. Un anno dopo, passeggiando in riva al mare Antonio, prendendole il mento tra le mani e alzandole il viso per guardarla negli occhi, le disse "Ti Amo".

(Mara Paviola).

Ramona Parte Prima

Ramona Parte Prima

Era una serata magnifica. I grilli cantavano. Si affacciò al balcone e rapita nei pensieri volse il suo sguardo lassù nel cielo...L' indomani era prevista l'audizione. Si trattava di un film e c'erano molte parti ancora da assegnare. Ramona adorava recitare. Corpo statuario, 30 anni, occhi verdi, capelli lunghissimi e dorati ed un viso angelico. Peccato che ancora non avesse incontrato l'amore vero. (Ellybetta).
Già, il cielo, quante volte aveva volto lo sguardo verso il cielo, ma quella sera, così calda e carica di energie, era tutto diverso. C'era una stella in più, aveva da poco perso suo padre, unico riferimento della sua vita. Lo salutò prima di andare a letto e si raccomandò di esserle vicino l'indomani. Il futuro si sarebbe giocato su quel palco, in pochi minuti, troppo pochi per far conoscere il suo lavoro. Lo baciò idealmente e
rientrò chiudendo dietro di sé le persiane, sapeva che c'era una storia tutta da scrivere. (Michele Sisbarra).
Era davvero bellissima! Tutti la desideravano, ma nessuno l'amava; o che l'amasse come voleva lei. Alla sua angelica bellezza, si aggiungeva un'intelligenza straordinaria, molto al di sopra della media. E lei lo sapeva. Aveva la sensazione che, in questo mondo, le donne belle ed intelligenti siano perseguitate da una misteriosa e antica maledizione. (Raffaele Magliulo).
Quella notte racchiudeva tutta l'esistenza di Ramona e l'agitazione prendeva a tratti il posto di Morfeo fino al levar del sole. Il dormiveglia della trascorsa notte, era nullo rispetto all'agitazione che pervadeva l'animo di Ramona. Il giorno fatidico era arrivato... (Luigi de Vivo).
 C'erano delle concorrenti molto belle. L'atmosfera sembrava irrespirabile, ma ecco che entrò il regista del film e una commissione composta da due donne ed un uomo. Il regista soffermò per un istante il suo sguardo su di lei...il suo animo trasalì! Quell'attimo le sembrò durare un'eternità... (Ellybetta).
Era il 13 ottobre 1962.
(Valter Scopece Arredo Pietra).
Così, come spesso accade, il tempo si bloccò nell'animo di Ramona e la consapevolezza che il proprio destino fosse legato a quest'evento. Dopo qualche trentennio e, dopo che altre donne avevano effettuato la loro audizione arrivò il
momento agognato da anni di studi, sacrifici e tentennamento... (Luigi de Vivo).
To Ramona, Bob Dylan ...colonna sonora. (Giovanni Rodolfo Pacchini).
Ed ecco che all'improvviso apparve davanti ai suoi occhi, colui che definirà la creatura più bella che Ramona avesse mai visto. E se fosse soltanto. miraggio? Uno dei suoi tanti sogni divenuti realtà? (Stefania Chiappalupi).
Era bellissimo, aggraziato, quasi etereo nei movimenti e negli sguardi. Incrociò per
un istante il suo sguardo curioso ed ammaliato. Fece un lieve sorriso, così piccolo ma al contempo così carico di tenerezza e di passione. Chi era quell'angelo caduto dal cielo? (Diego Romeo).
Ramona salì sul palco. L'emozione era tanta, ma il desiderio di poter manifestare tutto lo scibile appreso nel corso degli anni prese il sopravvento. Ramona, assorta nella sua rappresentazione. aveva escluso il mondo circostante ed era calata nel personaggio. Null'altro pensiero pervase la sua mente,mentre le parole riempivano l'assordante silenzio presente nel teatro. Il monologo da Lei intrapreso prendeva forma e consistenza. Ramona non stava recitando, ma costruendo tasselli necessari per la sua
esistenza. La finzione si era trasformata in realtà e quei momenti che per altre pretendenti sembravano infiniti, al contrario per Ramona si dissolvevano come neve al sole. Il tutto a rimarcare la naturalezza delle parole proferite e la capacità di compenetrazione nel Personaggio. (Luigi de Vivo).
Ramona sul palco esprime tutto il suo talento appreso dai tanti anni di studio. Il pubblico la applaude stupefatto. Lei tra la folla nota il volto di un ragazzo semplice, ma dagli occhi lucenti come diamanti, che non osserva altro che la sua
immagine...è rapito dalla sua bellezza. Continuando la sua recitazione Ramona scende gli scalini del palco continuando con frasi non da copione ed avvicinandosi, gli sguardi si perdono... (Piero Milo).
Mentre le altre pretendenti erano state bloccate nella loro rappresentazione, Ramona continuava imperterrita e senza sosta nel duo monologo e nessuno nella sala e dietro le quinte osava disturbare quella melodia armonica che echeggiava nell'aria. Ramona, in quel momento non riusciva a pensare a null'altro che quella era la sua esistenza. Alla conclusione Ramona si fermò in silenzio davanti al regista e ai suoi collaboratori in attesa di un responso. Bernaldo, per primo, il regista accennò qualcosa ai suoi collaboratori e, per essi parlò Alessandra, la collaboratrice personale di
Bernaldo. "Signorina la sua interpretazione è piaciuta. All'interno del nostro staff abbiamo necessità di personaggi che abbiano capacità interpretative tali quali Lei ha mostrato, comunque lasci i suoi dati alla segreteria e le faremo sapere”.
(Luigi de Vivo).
Ramona era tesa come una corda di violino ... non era incertezza sua, forse troppa consapevolezza dell'importanza dell'impegno! Quando entrò negli studi le si fece incontro un bel ragazzo alto e simpatico e scoprì che era l'aiuto regista. Il ragazzo capì il travaglio interno di Ramona e, presala dolcemente per mano la introdusse in quel labirinto variopinto. La mano di lui, il suo sorriso rassicurante, le fecero sparire gran parte della sue ansie ed incertezze. Era entrata nel "tempio", con un buon accompagnatore, adesso stava a lei camminare... (Renato Verini).
Avvertì qualcosa nell'aria. Le luci del palcoscenico iniziarono a diventare sfocate, il pubblico era una massa informe di luci ed ombre, i suoni sembravano terribilmente ovattati. Avvertì una forte sensazione di vertigine: tutto le sembrava girare vorticosamente, fino a provare una terribile nausea. Poi nulla più, buio pesto. Si risvegliò nel suo letto, a casa sua. Aprì gli occhi e si chiese cosa le fosse successo. Era stata davvero al provino oppure tutto era solo una illusione, una proiezione onirica dei suoi desideri di carriera nel mondo del cinema?
(Raffaele Magliulo).
Adesso si trova lì, dietro i vetri della sua finestra ad aspettare che arrivi lui, quel ragazzo che tanto le piace, ma che un po' di paura le fa provare...
(Carmelo Argento).
Intrepida aspetta il responso e che si faccia vivo quel ragazzo… (Ellybetta).
Squilla il telefonino e Ramona si precipita a rispondere. Una voce amica, dall'altra parte che inizia a bomdardarla di domande. Era Ester, l'amica del cuore in ansia di notizie. Si vedettero alle 10,00 al solito bar Sensation, per prendere un caffè. Dopo i convenevoli iniziali, Ramona iniziò a raccontare a fiume tutta la giornata precedente Nell'intercalare del suo racconto, alla notizia di Alessio, il vice regista, gli occhi di Ramona iniziarono a divenir lucidi come quelli di chi ha un dolce ricordo. Alla fine Ester chiese a Ramona cosa intendesse rispondere alla chiamata della segretaria del regista. Trascorsa tutta la giornata e quella successiva, Ramona teneva tra le mani quel biglietto di Alessio ed era in confusione del perché, convinta com'era andata l'audizione e, vista la richiesta di attori, non riusciva a capacitarsi del perché non ancora fosse stata contattata. (Luigi de Vivo).
Ma ecco che il suo cellulare iniziò a squillare... (Ellybetta).

Per un attimo Ramona restò bloccata, col telefonino in mano, anche perché risultava numero privato. Alla risposta Le venne comunicato che il suo personaggio si doveva inscenare a proposito. Purtroppo il film la Bella e la Bestia, era stato ricoperto da un'altra, ma in itinere della scenografia, il regista aveva intenzione di creare un nuovo personaggio dove poterla collocare. Ormai erano trascorsi 6 giorni dall'audizione, Ramona, malgrado la gente è solita additare le belle donne perché riescono ad avere una vita avvantaggiata, come era solita, il fine settimana andava a lavorare al Kennedy, il pub più frequentato della Città . Era passata già da un po' la mezzanotte, quando Ramona soffermò' il suo sguardo verso un tavolino messo in penombra e un po' in disparte, due figure di uomini che le ricordavano qualcuno. Avvicinandosi si imbatté in Bernardo e Alessio in atteggiamenti confidenziali. (Luigi de Vivo).