Una donna eroica ed ironica,
Anna Conte
Anna Conte
Anna Conte,
scrittrice potentina, è una di quelle donne che lasciano il segno. Ironica,
intelligente ed affascinante, sposata e madre di due splendidi ragazzi, Linda
di 20 anni, figlia naturale e Biniam, un ragazzo etiope quattordicenne,
adottato da quattro anni.
“Li adoro e insieme al mio amore sono la cosa
più bella della mia vita”, ci tiene a precisare. Ma Anna ama immensamente
la vita in tutta la sua bellezza, apprezzandone ogni sfumatura.
Oltre ad essere
un architetto che svolge la sua professione con passione perché è un lavoro che
le permette di spaziare con la mente ed essere creativa, Anna insegna Arte ed
Immagine nelle Scuole Secondarie di primo grado.
“Mi piace stare a contatto con i ragazzi,
trasferire loro la mia gioia di vivere, l’amore per la bellezza. Desidero che
ognuno di essi riesca a cogliere l’essenza di ogni cosa e non soltanto nelle
opere degli artisti che si sono succeduti nel corso dei secoli”.
Non solo. Anna ama la musica ed ama
ballare.
“La musica fa vibrare le corde dell’anima,
determinandomi sensazioni ed emozioni incredibili; il ballo mi dà un grande
senso di libertà, di gioia, mi consente di estraniarmi dalla realtà e
catapultarmi in un mondo dove esisto io, la musica e il mio corpo che libero di
esprimersi, danza e celebra la vita…”.
La sua passione
si estende anche alla scrittura. Anna ha partecipato a vari concorsi di poesie,
conseguendo importanti menzioni di merito.
“Da qualche anno mi diletto a scrivere poesie
(oso chiamarle così, prostrandomi ai piedi dei sommi poeti), perché sento forte
il desiderio di esternare ciò che ho dentro.
Ho scritto un libro autobiografico, soprattutto a
scopo terapeutico. Tacco 12. In bilico sulla vita”.
“Come mai un
libro autobiografico?”.
“Perché essendo una persona molto sensibile,
ho sempre avvertito la necessità di esprimere i miei pensieri e i miei
sentimenti, ma fino a poco tempo fa non avevo
il coraggio di farlo, perché non ero pronta, ero ancora troppo debole e
insicura. Molte volte poi, provavo ad abbozzare qualche pensiero su fogli, ma finivano
irrimediabilmente accartocciati e cestinati”.
“Cosa ti ha
spinto allora ad esternare le tue emozioni?”.
“Avevo
bisogno di un input, una spinta
forte, che mi sbloccasse, ed è successo circa due anni fa durante un
periodo buio della mia vita. Mi sono resa conto che l’angoscia e i sentimenti
che provavo mi avrebbero soffocata se non li avessi tirati fuori. Ho iniziato
prima a scrivere qualche poesia e successivamente questo romanzo autobiografico.
Avevo bisogno di far chiarezza dentro di me, di fare i conti con me stessa.
L’ho scritto e nel rileggerlo è stato come quando vai al cinema e guardi il
film che parla dell’esistenza di un altro… ero la spettatrice di me stessa e
della mia vita. Tutto mi è apparso chiaro, ogni tessera è stata collocata al
posto giusto, ho riflettuto a lungo sugli avvenimenti che l’hanno caratterizzata
ed ora sono più serena. È anche una
sorta di testamento morale per i miei figli. Il mio desiderio è che le
esperienze da me vissute possano essere per loro un bagaglio da cui attingere
per affrontare la vita con forza, ottimismo e vivere serenamente. Solo in
questo modo la mia vita avrà veramente un senso profondo”.
Anna infatti nel
suo libro racconta la sua vita alla figlia. Una vita contrassegnata da alcuni
disturbi alimentari e dalla sclerodermia o sclerosi sistemica
progressiva (SSP), una malattia cronica autoimmune, in cui il sistema
immunitario attacca i suoi stessi tessuti. Ad Anna attacca i polmoni, ma oggi grazie
ad un trapianto, riesce a superare la fase più critica. Il suo libro Tacco 12. In bilico sulla vita, è una sorta di
diario per esorcizzare le paure. Il Presidente Napolitano le ha assegnato il
premio quale “donna eroica dell’anno”.
Ed Anna eroica lo è per davvero. Oltre
ad avere affrontato con naturalezza ed eleganza situazioni critiche dovute alla
malattia, attraverso il suo esempio riesce a dare conforto e speranza a chi si
trova in situazioni difficili.
“La vita è bella proprio per questo senso di inafferrabilità, caducità ed inconsapevolezza di ciò che avverrà… è
vivere facendo dei programmi senza sapere se poi si avvereranno. La
vita è bella perché è una continua sfida, non è mai noiosa, è sempre
tutto e il contrario di tutto, le cose si verificano quando meno te
l’aspetti ed invece non si realizzano quando sei quasi sicuro che si concretizzeranno.
La vita è inseguire un sogno, con la consapevolezza che forse mai si
avvererà, ma continuare a crederci e sperare, e se non si realizzerà
avremmo vissuto la gioia della speranza e la felicità dei pensieri ad
esso legati. Questa è la bellezza… che si compie, anche… anzi oserei
dire soprattutto, attraverso la malattia, perché è in questa situazione
che capisci che nulla è scontato, riesci ad apprezzare ogni singolo
momento, riesci a cogliere le sfumature insite nella straordinaria
bellezza del creato ed essere sensibile e compenetrarti nei panni di chi
sta male e chi sta affrontando ogni genere di difficoltà. Riesci
a comprendere che la vita va vissuta ogni attimo e che ogni secondo non
va sprecato. Questo mi ha insegnato la malattia e se da essa è scaturito
tutto ciò, ringrazio Dio per avermi dato l’opportunità di comprenderla e
viverla… Ed io la vivrò, pienamente, intensamente con ironia e il
sorriso sulle labbra… con o senza tacco 12…”.
Ellybetta
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