Marco Ghirardelli, dall’incontro con Mina a Bennato
ed alle varie esibizioni artistiche
Nato a Boario Terme, in Val Camonica, Marco Ghirardelli,
inizia fin da giovanissimo a suonare la batteria.
“Marco, cosa ricordi di più di quegli anni?”.
“Ricordo i
miei amici di infanzia con i quali mi dilettavo a suonare una batteria
realizzata con cartoni, pentole e coperchi…”.
Autore di testi e di musiche, si è esibito negli anni
60-70 con il gruppo dei Forrest, ben noti nel bresciano e nel bergamasco, incidendo con essi dischi di buon successo. Inoltre da cantante jazz negli anni ’80, si è esibito in numerosi teatri in Italia e all’estero ed ha lavorato a lungo come capo animatore
in noti villaggi
turistici. E’ stato anche direttore di alcune aziende ed ha scritto per alcuni giornali, nel campo della
pubblicità cinematografica e redazionale.
“Insomma Marco, ti sei dato da fare in molti campi, come
musicista, cantautore ed arrangiatore. Forse qualcos’altro?”.
“Ebbene sì. Sono
stato pure ritrattista, illustratore e scrittore”.
“Ma per esercitare tutto questo cosa occorre?”.
“Occorrono sensibilità, fantasia o la
capacità di lasciarsi andare, seguendo le proprie suggestioni. Anche curiosità
e cultura sono essenziali. Penso però che il talento che si nasconde nel
cuore di ciascuno di noi, sia pronto ad emergere in tutta la sua forza a vent’anni, come
a settanta”.
“Marco, quale la tua prima opera?”.
“Un vivacissimo
romanzo storico sui conti Martinengo Colleoni di Cavernago e di Brescia; primo libro di una trilogia. Il romanzo
narra delle avventure di una mia antenata, Camilla Cecilia Riccardi, nipote dei Conti Provaglio
e figlia dell’ultima discendente dei Colleoni.
Un libro denso di episodi che si snodano nell’intreccio di un thriller, come
prima parte del romanzo. Nella seconda parte invece, è possibile ritrovare
intime ed appassionanti considerazioni riguardo il mondo medioevale”.
“La tua passione per il disegno quando è nata?”.
“Fin da bambino. Già
in seconda media vinsi un concorso nazionale di disegno per le scuole, con una tavola
dedicata allo sbarco di Garibaldi a Calatafimi. In prima ragioneria fondai un
giornale studentesco, insieme ad altri studenti ed iniziarono anche le mie
prime caricature”.
“I racconti invece?”
“Collaborai con un
mensile in cui vennero pubblicate diverse puntate di miei racconti gialli, con
atmosfere alla Hitchcock e che arricchivo anche con i miei disegni”.
“E la musica?”.
“A dir il vero
avevo intrapreso la carriera musicale con una mia band e mi allontanai per fare
nuove esperienze in Svezia, Olanda e Danimarca ed incisi anche un disco, ma al
ritorno ripresi a disegnare, infatti fui accolto nel team di disegnatori del
Maestro Sandro Angiolini”.
“Quindi nella tua vita hai alternato periodi dedicati al
disegno, alla scrittura ed alla musica. Come si chiamava il tuo gruppo e cosa
suonavi?”.
“Ho sia cantato che
suonato chitarra e batteria nella band i
Forrest, il cui singolo di esordio fu Ascolta
il Mare/Non serve piangere, con atmosfere di fine anni ’60 inizi ’70”.
“Incontrasti anche Mina,
come e quando avvenne?”.
“Il Maestro Vittorio
Buffoli, Presidente della giuria in un concorso per cantanti, scoprì la nostra
band. Venne premiata al Teatro di Pontoglio (Bs), sia l’interpretazione del cantante e chitarrista Renato Foresti, che
io per il mio assolo di batteria, ispirato al celebre I see you in my drums, degli Shadows.
Fu allora che mi si prospettò la possibilità di suonare con Mina ed a
malincuore mi allontanai dai Forrest. Iniziai così le prime prove con la grande
stella della canzone italiana a Chiari. Mina ormai era un mito. Era splendida e
con una spiccata personalità. Conobbi anche il celebre impresario Elio Gigante.
Peccato però che per un equivoco, alla fine venne convocato un altro batterista
e sfumò il mio sogno di suonare per lei…”.
“Cosa più ricordi di Mina?”.
“Ricordo la sua
gentilezza nei miei confronti; forse le ricordavo il fratello da poco scomparso
alla mia stessa età di allora. Mi è rimasto impresso l’episodio del ferro da
stiro, descritto anche nel mio blog; il ritratto che le ho fatto al ristorante
su di un tovagliolo con il pennarello, prima della sua esibizione e del quale
ha molto riso… Ricordo le prove fatte insieme a casa del suo pianista ed
arrangiatore, il Maestro Buffoli di Chiari, in concomitanza del Festival di San
Remo, alla cui edizione lei già allora non aveva voluto partecipare ed il suo
sano appetito e gradimento della buona cucina bresciana che la moglie di Buffoli
sapeva preparare. Ricordo ancora la sua stima nei confronti di Claudio Villa in
quelle serate a San Remo e del pezzo che aveva portato là. Mina era semplice,
genuina, spontanea e dolcissima, oltre che molto brava e con un’estensione
vocale da impressionare. Poi però i Forrest mi
riaccolsero, ma non suonai più le percussioni e passai alla chitarra”.
“Suonasti
anche con Bennato?”.
“Sì, tenni con lui qualche concerto, ma con
il successo andò via, lasciandomi in regalo la sua armonica a bocca, con un piccolo
aggeggio per posizionarla davanti al viso e che lui stesso costruì”.
“Di
Edoardo, quale aspetto ti ha più colpito?”.
“Di Bennato mi ha colpito l’irriducibile
tenacia nel perseguire il proprio obiettivo. Mi ha deluso non averlo più
sentito, nonostante l’amicizia e che non mi abbia più cercato, appena diventato
famoso. E che non mi abbia dato una mano…(cosa che io avrei certo fatto con
lui), quando ci siamo incrociati ad un provino alla casa discografica Numero 1
di Lucio Battisti, nella quale ormai lui era ben inserito e già incideva i suoi
45 giri. Naturalmente anche la sua ecletticità e bravura. Ho imparato diverse
cose da lui, a proposito del modo di suonare le 12 corde e l’armonica a bocca.
Lui invece mi diceva “Avessi io la tua voce…” Inoltre insieme abbiamo registrato un pezzo, che però è poi andato in
onda in modo diverso, tempo dopo. È venuto anche con me a Milano, supportandomi
con la sua chitarra in un pezzo che si chiamava Jasmine, realizzato poi con altro titolo nel mio ultimo Cd”.
“Insomma
Marco hai conosciuto grandi artisti e tu stesso hai ottenuto l’ammirazione di grandi
nomi come Fausto Papetti e Giorgio Gaber, una vita molto movimentata la tua,
con varie incisioni di Cd, anche con il nome di Marco Forti. Numerose dunque le tue attività, dal pubblicitario alla
collaborazione con testate giornalistiche, all’imprenditoria, ma nel prossimo futuro hai qualche altro progetto
in cantiere?”.
“Appena ne avrò
il tempo, porterò a un editore la raccolta delle mie oltre cento poesie, scritte
quasi per caso all’inizio e che poi, sempre più mi è piaciuto, giorno dopo
giorno, pubblicare su Facebook, per la schiera di amicizie che hanno dimostrato
davvero molto interesse a questo riguardo, spingendomi a scriverne altre sempre
nuove e su temi diversi; gioiose o delicate o anche un po’ tristi a volte, ma
sempre scritte di getto”.
Ellybetta
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