(Foto di Giuseppe Massa)
Luciano
Pompilio, musicista dei nostri tempi
Un artista con una passione innata, Luciano Pompilio, quella per la musica.
“Vero Luciano?”.
“Sì,
in effetti sin da piccolo, essendo rimasto orfano di mio padre che è venuto a
mancare per un incidente quando avevo solo 6 mesi, ho avvertito il bisogno di
rifugiarmi nella musica, per trovare conforto e sollievo”.
“Come sei passato alla chitarra?”.
“Mi
venne regalata da Matteo, mio fratello. Iniziai a suonare a 12 anni da autodidatta,
brani di musica leggera e poi passai a quelli di musica brasiliana. Ma fu
proprio ascoltando alla tele il concerto di un chitarrista classico, anche se
non ricordo chi fosse, che scoppiò in me la voglia di imparare a suonare la
chitarra classica. Iniziai quindi a prendere prima lezioni privatamente da un
maestro e dato che avevo 16 anni, età limite per sostenere l’esame di
ammissione al Conservatorio, tentai…”.
“E come andò?”.
“Arrivai
primo ed iniziò il mio percorso”.
“E dopo il Conservatorio?”.
“Ho
frequentato l’Arts Academy a Roma
con il Maestro Stefano Palamidessi che mi ha trasmesso importanti insegnamenti
sui vari linguaggi della musica. Inoltre ho avuto l’accesso a molti corsi di
perfezionamento all’interno dell’Accademia con Alberto Ponce, David Russell,
Manuel Barrueco, Hopkinson Smith ed altri a cui sono grato per ciò che mi hanno
trasmesso”.
“Ora invece stai camminando da solo. Sei
anche un insegnante. Cosa trasmetteresti in particolare ai tuoi alunni?”
“Che
è importantissimo dedicarsi allo studio con costanza e dedizione, ma non basta
saper suonare bene uno strumento e conoscere le tecniche alla perfezione”.
“Allora cosa pensi sia fondamentale?”.
“Credo
che sia rilevante suscitare un’emozione in chi ascolta. Prima è fondamentale
possedere una tecnica solida. Bisognerebbe studiare tanto la tecnica, scale,
arpeggi legati… così da raggiungere un livello che possa permettere poi di
affrontare qualsivoglia brano musicale e con la maturità, dedicarsi quindi all’aspetto
musicale ed emozionale”.
“Cosa pensi del Conservatorio come
scuola?”.
“Credo
che il Conservatorio con il nuovo ordinamento, disorienti un po’ i ragazzi.
Troppe materie e meno tempo da dedicare allo studio dello strumento”.
“Hai un sodalizio artistico?”.
“Sì,
ho suonato per molto tempo insieme al Maestro Giuseppe Caputo. Subito dopo il
Conservatorio ci siamo incontrati per caso. Abbiamo vinto più di 30 concorsi,
tra cui Montelimar, il più
importante al mondo per duo. Grazie a quest’ultimo importante concorso siamo
stati invitati nei maggiori festival internazionali. Abbiamo realizzato 6 cd ed
organizzato 12 edizioni del Festival
Internazionale di chitarra Città di Manfredonia. Abbiamo suonato per ben venti
anni insieme! Dal 1994 al 2014, ma da
due anni abbiamo sospeso il nostro duo per via di alcune cure a cui Giuseppe si
sta sottoponendo per la sua salute. Spero si rimetta al più presto”.
“E da solista ora come ti trovi?”.
"Credo che la figura del solista abbia il suo fascino e devo dire che mi
piace anche e soprattutto perché ho la possibilità di essere libero di
interpretare durante il concerto”.
“Attualmente hai inciso un cd da solo?”.
“Sì,
un cd dove ho inserito brani di Iannarelli, Bach e Barrios, brani amati da
tutti. Il brano di Simone Iannarelli, Tribute,
lo amo particolarmente ed infatti, così ho intitolato il mio cd. Iannarelli è
non solo un compositore italiano che vive da tanti anni in Messico, è anche un
mio amico ed ho voluto rendergli omaggio”.
”Impegni futuri?”.
“Diversi
concerti in Spagna, Germania, Cina ed anche in Italia sia come solista che in
duo con un violinista. Sto inoltre preparando un programma con un soprano e con
il Rimsky Korsakov String Quartett di Sanpietroburgo abbiamo realizzato un cd
live che verrà pubblicato a breve. Invece il mio cd lo presenterò in diverse località italiane. Il 2 aprile a Trieste, il 3
a Roma, il 16 a Lucera, il 17 a San Giovanni Rotondo. Poi l’8 maggio a
Como nella villa del poeta Fogazzaro e chiuderò il 20 maggio a Francoforte in
Germania”.
Elisabetta
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