"Tutto ciò che finisce su internet una sola volta è un tatuaggio indelebile"
A metterci in guardia è Mauro Ozenda,
consulente informatico che segue percorsi formativi sull'uso sicuro di
internet, in collaborazione con Microsoft ed Unicef, organizzando convegni su
rete e minori con Lions International e Polizia Postale e delle Comunicazioni.
"Oggi quello che manca è l'alfabetizzazione su queste tematiche, in
particolare nelle P.A." ed infatti, Mauro si preoccupa di organizzare
utili incontri formativi presso scuole ed istituti interessati alla sicurezza
informatica.
La sua opera "Sicuri in rete" (Hoepli Editore) è una guida tecno-psicologica
utile soprattutto a genitori e docenti. Un libro che ha scritto insieme alla
psicologa Laura Bissolotti e che insegna come usare consapevolmente internet e
le nuove tecnologie, evitandone rischi, pericoli e dipendenze.
"Mauro, cosa si dovrebbe poter
pubblicare sui social e cosa invece è meglio non rendere pubblico?".
"Il social network consente di interagire quotidianamente con
contatti-amici con i quali chattare, condividere informazioni, immagini e
video. Partendo dalla creazione del proprio profilo, sarebbe meglio inserire al
massimo, nome cognome ed indirizzo di posta elettronica, in quanto inserire la
data di nascita consentirebbe a chiunque sia collegato al nostro profilo di
poter risalire al Codice Fiscale. Per i ragazzi sotto i 16 anni sarebbe meglio
utilizzare un nickname di fantasia. Tutto ciò che viene pubblicato sul social
network viene salvato su server dislocati nel paese in cui è dislocato il
fornitore del servizio, esempio per Facebook è Palo Alto negli Stati Uniti. L'iscrizione
ad un social dal momento in cui iniziamo a pubblicare informazioni personali,
equivale a renderle pubbliche, perciò consiglio agli adulti di non pubblicare
immagini dei loro figli soprattutto in tenera età, che se finissero in mani
sbagliate, potrebbero venir pubblicate in contesti totalmente diversi.
Consiglio poi, di accettare nella propria rete, amici che si conoscono nella
vita reale e di impostare la privacy in modo che solo gli amici possano vedere
le proprie informazioni personali, dati, video ed immagini. Pubblicare ad
esempio, dove andiamo in vacanza indicando il periodo, magari avendo anche nel
profilo il nostro indirizzo, equivarrebbe a regalare un'opportunità a
potenziali ladri. Oppure condividere immagini o video di serate con amici in
cui si beve qualche bicchiere di troppo, potrebbe danneggiarci la reputazione,
anche se quella è stata l'unica sbronza della nostra vita. Tutto ciò che
finisce su internet una sola volta è un tatuaggio indelebile. Nell'inserire
informazioni quindi, la principale norma, resta quella del buon senso!".
"C'è un social più pericoloso per
la privacy?".
"Facebook essendo il social network in cui è presente il maggior numero
di persone su scala mondiale (oltre un miliardo di utenti), possiamo
considerarlo l'ambiente dove è più facile diffondere rapidamente le
informazioni che vengono pubblicate. Dunque affianchiamo i ragazzi fin da
piccoli, cosicché possano usarlo in maniera consapevole e sicura. Credo che sia
arrivato il momento di insegnare loro sin dalla scuola primaria ad utilizzare
al meglio come tutelare la propria reputazione, dati e privacy on line, magari
con un'ora alla settimana dedicata specificatamente a queste tematiche".
"Se nulla è gratis perché tutti i
dati vengono raccolti e rivenduti, a cosa bisognerebbe prestare maggiormente
attenzione?".
"Nel mio libro Sicuri in rete, vengono indicate utility che consentono
di verificare a quali dati accedono le APP scaricate sul nostro tablet o
smartphone. I rischi di diffusione e furto legalizzato dei nostri dati, grazie
a download gratuiti, aumentano man mano che installiamo più applicazioni. Il
consiglio è quello di scaricare prima applicazioni tramite ambienti che
certificano la bontà delle stesse, come Google Play per Android o Apple Store
Mondo Mac. Dunque installare un buon antivirus sia sul proprio computer che
tablet o smartphone, cosicché alcune applicazioni non possano installare a
nostra insaputa, codice malevolo (spyware, adware), carpendo i nostri dati
personali. Installando l'APP infatti, l'autorizziamo ad accedere a tutti i
nostri dati, come immagini, video e rubrica. Infine bisognerebbe aggiornare
sempre le APP installate, in quanto non farlo, equivarrebbe a renderle
vulnerabili a malware".
"Oggi che sui social si stanno
diffondendo messaggi poco chiari, spediti sotto il nome di mittenti ignari,
credi che siano opera di persone specifiche e consapevoli di colpire la
reputazione di qualcuno, o si tratta di virus generati all'interno della rete
che colpiscono a caso?".
"Il codice malevolo creato dai criminali informatici oggi ha l'obiettivo
principale di aprire un varco sui nostri sistemi e di sfruttarne la
vulnerabilità, insieme a quella dei programmi installati. Credo che, nel caso
qualcuno ci prenda di mira, egli possa accedere in qualche modo ai nostri dati.
Ma penso che comunque oggi ci pensiamo già noi a regalare informazioni preziose
sulla nostra persona al web e ai motori di ricerca, grazie ai quali incrociando
i dati presenti sulle diverse piattaforme, partendo dal nostro nome e cognome,
è possibile risalire alla nostra identità digitale. Dunque evitiamo di
sovraesporci su internet con immagini e video che riguardano la nostra sfera
affettiva. Attenti anche a pubblicare foto di terzi senza una preventiva
autorizzazione scritta ed altrettanto a taggare, se non autorizzati.
Configuriamo il nostro sistema con un buon antivirus ed impostiamo password
efficaci, differenziandole per ognuno dei servizi utilizzati, proteggendole con
un sistema di doppia autenticazione dati, salvati in cloud (dropbox, google
drive...), piuttosto che con accesso alla nostra posta elettronica.
Verifichiamo sempre le recensioni delle APP che scarichiamo. Per il software
gratuito (freeware o opensource), consiglio di scaricarlo dall'ottimo portale
www.html.it".
Per maggiori informazioni
www.sicurinrete.com.
Ellybetta
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