Scrivere e dipingere con filosofia
Enzo Pellegrino, laureato in Filosofia alla Statale di
Milano e docente nei Licei, si è impegnato in varie ricerche improntate alla
mafia, al razzismo e alla droga.
“Oltre questi temi così importanti, a quali Enzo hai rivolto
le tue attenzioni?”.
“Ho alternato
anche temi meno impegnati, quali più leggere storie d’amore, organizzando un
laboratorio di scrittura creativa dove i ragazzi, nello smarrimento dell’età
incerta, hanno potuto raccontare le loro emozioni”.
Enzo Pellegrino
ha pubblicato volumi di ricerca e testi narrativi: Il fantasma del diverso (Grafis ’90), Malophori (EM Telemaco ’91, II edizione ’92), Figli di luna bastarda (Tracce ’93), Lettere d’amore sottobanco (a cura Pendragon ’98), L’amore che ti spetta (Pendragon ’00).
Le sue ricerche
e i suoi libri non solo sono stati recensiti dai maggiori quotidiani come La
Repubblica, Il Resto del Carlino e L’Unità e presentati in trasmissioni
televisive su Canale5 e Raitre, alcuni tradotti anche in pièce.
Al Concorso
Internazionale Artistico Letterario “Ambiart” ha ottenuto il Primo Premio Assoluto “Ettore
Majorana” per la sua opera “Mater
dolorosa”.
“Oltre alla
scrittura, hai altri interessi?”.
“Parallelamente ho coltivato la passione per
l’arte figurativa, infatti ho frequentato l’Accademia delle Belle Arti di
Bologna”.
“Quindi hai
anche la passione per la pittura, infatti hai esposto molte tue opere in
numerose gallerie, fiere e teatri italiani. Ma se tu dovessi scegliere tra
l’arte dello scrivere e quella del dipingere, attraverso quale delle due senti
di esprimerti al meglio?”.
“In
questo momento la pittura è la mia attività prevalente, anche perché sono alla
ricerca di nuove forme e rinnovato colorismo. Comunque la scelta tra pittura e
scrittura mi è difficile, quasi impossibile, perché non c'è rottura o
discontinuità tra le due arti almeno per me. Dicono i critici che i miei
dipinti sono delle narrazioni e del resto mi capita di descriverli, come
qualche volta hai potuto notare, Elly, vedendo i miei post”.
“Uno stato
d’animo inquieto lo tradurresti con dei colori? Ed uno tranquillo?”.
“L'inquietudine è notoriamente rappresentata dai colori
scuri e freddi; Goya e Munch ne sono stati maestri. La tranquillità è più nei
colori caldi, rosa, giallo, pastelli insomma. Comunque in un dipinto,
come nella scrittura, non è il "timbro" che rappresenta appieno lo
stato d'animo, piuttosto è l'azione, il movimento, la prospettiva, il
contesto”.
“Quali sono le tonalità
che prediligi nei tuoi dipinti?”.
“Le tonalità cambiano con il tempo, gli stati d'animo,
il soggetto, la tipologia del dipinto. In passato ho usato molto i fondi scuri
in cui far risaltare le figure alla maniera si parva licet... caravaggesca.
In questo momento lavoro su toni più caldi e tenui e molto azzurro, più consoni
ai paesaggi che sto dipingendo. Mi piace molto disegnare a carboncino che
dà possibilità di infinite di sfumature”.
“Pensi che i
sentimenti risultino espressi in modo più efficace con un astratto o immagini
reali?”
“I sentimenti credo che si esprimano con più efficacia
in una forma, quindi con il figurativo. Del resto sono sedimentazioni,
stratificazione di un pathos che richiede un racconto, la cattura in una forma.
L'astratto invece è più uno stato d'animo, il guizzo di un attimo,
un'improvvisazione. Anche se è vero che ci sono degli
"Improvvisi", specialmente in musica con Chopin e Scriabin, che sono
diventati forme, cioè eterni”.
“Cosa o chi
ancora non hai dipinto e vorresti in futuro realizzare in una tua opera?”
"L'albero
della memoria, sì, questo vorrei realizzare a partire dalla primissima
infanzia. Non l'elenco dei fatti o dei ricordi, ma la compenetrazione in quelle
sensazioni, negli stati d'animo di quel tempo. Ahi, sempre il grande padre
Tempo in agguato! Insomma vorrei recuperare il bambino che sono stato…”
Ellybetta