Quando
l’Arte si fa Donna.
Giusy
Del grosso si racconta
“Giusy,
cosa
significa per te la pittura?”.
“La
pittura per me è imprimere sulla tela un mondo in cui perdermi, dove
poter rappresentare, attraverso colori e forme, le mille emozioni che
provo o che ho provato in un determinato periodo della mia vita”.
“Quando e come hai iniziato a dipingere?”.
“Ho
cominciato a disegnare sin da bambina. La maestra esigeva un disegno
in ogni elaborato di italiano ed io mi impegnavo più nel disegno che
nel compito stesso. I primi quadri li ho realizzati verso i 12 anni,
quando un amico di famiglia, anche questi pittore, mi regalò una
tela, un paio di colori e quattro pennelli spelacchiati e fino al
matrimonio non lasciai mai i pennelli. Poi, la casa piccola che non
mi dava spazio e l'arrivo di mio figlio che impegnava le giornate, mi
fecero lasciare definitivamente i pennelli. Negli
anni però, insegnavo mio figlio a colorare, ad amare l'arte e gli
raccontavo sempre di questa mia passione che avevo abbandonato, fino
a quando non fu lui stesso, circa sei anni fa, a regalarmi una
scatola di colori invogliandomi a ricominciare e a dimostrare per
davvero quello che dicevo di saper fare. Così ho riaperto quel
‘cassetto dei desideri’ e mi sono rimessa all'opera. Nel
frattempo, per acquisire
tecniche e generi, mi sono iscritta al Liceo
Artistico
che offriva un corso serale per la durata di tre anni e con l'aiuto
della mia famiglia, che mi ha sostenuta, supportata e ‘sopportata’,
sono riuscita a conciliare lavoro e scuola e a
conseguire
la Maturità
Artistica
che, oltre ad una buona cultura generale
che
non guasta mai, mi ha aperto un mondo nuovo e
l’ho
voluto subito sperimentare”.
“Quali
tecniche o tipo di colori utilizzi maggiormente?”.
“Mi
sono divertita a utilizzare diverse tecniche pittoriche, dagli
affreschi agli acrilici, dalla sabbia all'aerografo a bocca,
rappresentando paesaggi e figure, ma nel mio percorso ho sempre
prediletto i colori ad olio.
Hanno, a mio parere, una corposità e una lucentezza che altri materiali non danno e poi, a differenza degli altri, riesco a stenderli in modo tale da riuscire a creare delle sfumature che adoro e che soddisfano le mie aspettative pittoriche”.
Hanno, a mio parere, una corposità e una lucentezza che altri materiali non danno e poi, a differenza degli altri, riesco a stenderli in modo tale da riuscire a creare delle sfumature che adoro e che soddisfano le mie aspettative pittoriche”.
“Credi
che un’opera, per attirare l’attenzione in chi la osservi, debba
far leva più sui colori o sull’oggetto raffigurato?”.
“Io
credo che un'opera nasca, non perché è stata commissionata o perché
è il pittore che l'abbia decisa sin dall'inizio, ma perché c'è
qualcuno (già destinato dal fato) che si perderà in un particolare
ed è quel particolare che farà di quel dipinto un'Opera d'arte. Che
possa essere il colore, il dettaglio di una mano, di un viso o di un
drappeggio… Si può rappresentare alla perfezione una figura, un
paesaggio o accostare dei colori per contrastarli o amalgamarli, ma
se non c'è quel ‘punctum’, resta un'opera, pure
se
ben eseguita, priva di emozioni. Forse è anche questa la differenza
che c'è tra un pittore e un artista; riuscire a creare quel punto di
evasione”.
“Cosa ti piace in particolar modo rappresentare?”.
“Adoro
rappresentare la figura, principalmente femminile, non tanto per
mostrare un corpo sinuoso, quanto per rappresentare
un'emozione.
L'espressione del viso, l'intensità di uno sguardo, usare una posizione anziché un'altra per evidenziare uno stato d'animo come la tristezza, la passione, la dolcezza…”
L'espressione del viso, l'intensità di uno sguardo, usare una posizione anziché un'altra per evidenziare uno stato d'animo come la tristezza, la passione, la dolcezza…”
“Sei
bravissima nello scrivere versi. Cosa secondo te, differenzia la
pittura dalla poesia?”.
“Per
me, la pittura e la scrittura sono la stessa cosa, vista da punti
diversi ed espressa in tempi opposti. Ovvero, quando dipingo mi
alieno dal mondo, non esiste nulla intorno a me e il tempo si ferma.
Non ci sono pensieri, problemi, impegni da svolgere. È un ‘liberare
totalmente la mente’ e questo processo dura tutto il tempo della
realizzazione dell'opera. Quando scrivo invece, è perché sono
immersa nel mondo.
Il tempo scorre alla velocità della luce portandomi al passato, ad un futuro che vorrei o in un'altra dimensione dove riesco a guardare il tutto con occhi diversi. La mente si inonda di pensieri che spingono per venir fuori ed è in quel momento che esprimo ogni sensazione che mi sfiora dentro e in quel preciso istante scrivere è un ‘liberare totalmente l'anima’”.
Il tempo scorre alla velocità della luce portandomi al passato, ad un futuro che vorrei o in un'altra dimensione dove riesco a guardare il tutto con occhi diversi. La mente si inonda di pensieri che spingono per venir fuori ed è in quel momento che esprimo ogni sensazione che mi sfiora dentro e in quel preciso istante scrivere è un ‘liberare totalmente l'anima’”.
“Quali
i tuoi prossimi impegni e progetti?”.
“Nei
prossimi giorni verrà pubblicato il mio primo libro, ‘A
metà per una
vita,
tra sogno e realtà’,
una
raccolta di brevi prose e poesie. Un libro in
cui
esprimo in versi e in rime tutta una vita vissuta in un mondo
immaginario e una cruda realtà. Mi impegnerò a presentarlo in varie
regioni e spero piaccia, nel frattempo continuo a lavorare su un mio
personale progetto pittorico che prevede la realizzazione di otto
opere che rappresenteranno i sette vizi capitali attraverso figure e
simboli.
Non appena saranno pronte comincerò a mostrarle al pubblico”.
Non appena saranno pronte comincerò a mostrarle al pubblico”.
“Giusy,
ma per te il
colore della vita qual è?”.
“Non
ho un solo colore che possa rappresentare la mia vita.
Ci son stati periodi rosa così come non son mancati quelli neri.
Al momento potrei dire che il colore della terra, in particolar modo l'ocra, morbida, naturale e semplice, è quello che più sento appartenermi.
Quel colore della terra in cui ho seminato fino adesso e che spero, da ora in avanti, possa darmi qualche frutto”.
Ci son stati periodi rosa così come non son mancati quelli neri.
Al momento potrei dire che il colore della terra, in particolar modo l'ocra, morbida, naturale e semplice, è quello che più sento appartenermi.
Quel colore della terra in cui ho seminato fino adesso e che spero, da ora in avanti, possa darmi qualche frutto”.
Te
lo auguro con tutto il cuore.
Elisabetta
Ciavarella